Con l’introduzione del Decreto Legislativo n. 87 del 2024, parte della riforma fiscale approvata dal legislatore, il sistema sanzionatorio tributario ha subito una profonda revisione.

A partire dal 1° settembre 2024, le nuove sanzioni applicabili si propongono di rendere il regime più proporzionato e meno gravoso, pur mantenendo una rigida applicazione della normativa in caso di infrazioni.

La base giuridica delle nuove sanzioni tributarie è contenuta principalmente nel D.Lgs. n. 471/1997 e nel D.Lgs. n. 472/1997, entrambi modificati dal Decreto Legislativo n. 87/2024. Questi decreti, in origine concepiti per disciplinare il sistema sanzionatorio in ambito tributario, sono stati aggiornati per allinearsi ai principi della riforma fiscale. Tra le novità principali vi è la riduzione delle sanzioni applicabili per numerose violazioni, tra cui l’omessa, tardiva o infedele dichiarazione, l’omesso versamento di imposte e l’errata detrazione IVA.

La Logica della Riforma e i Principi Applicati

Le nuove disposizioni seguono i principi di proporzionalità e offensività. L’intento del legislatore è stato quello di adottare un approccio più bilanciato, limitando l’imposizione di sanzioni a violazioni che abbiano un impatto concreto sulle azioni di controllo. Di conseguenza, le violazioni meramente formali, che non creano pregiudizio per il fisco, non saranno più punibili. Un altro principio cardine è l’esclusione del cosiddetto “favor rei”, il che significa che le nuove sanzioni si applicheranno esclusivamente alle violazioni commesse a partire dal 1° settembre 2024, creando così un sistema a doppio binario: una normativa per le violazioni antecedenti a tale data e una per quelle successive.

Sanzioni per Dichiarazioni Omessa, Tardiva o Infedele

Uno degli ambiti di maggiore impatto della riforma riguarda le sanzioni per la dichiarazione omessa, tardiva o infedele. La dichiarazione omessa, in particolare, comporta ora una sanzione minima pari al 120% delle imposte dovute, con una soglia minima di 250 euro, un importo che resta invariato rispetto al precedente regime.

Dichiarazione Omessa

Nel caso di dichiarazione omessa, presentata entro il termine della dichiarazione per l’anno successivo, la sanzione, che precedentemente variava dal 60% al 120% delle imposte dovute, è stata completamente eliminata per le violazioni successive al 1° settembre 2024. Per le dichiarazioni omesse presentate oltre i 90 giorni, ma comunque entro il termine dell’accertamento, la sanzione si attesta ora al 75% delle imposte dovute.

Dichiarazione Infedele

La dichiarazione infedele, ovvero la presentazione di una dichiarazione con errori significativi o omissioni, è stata anch’essa oggetto di revisione. Le sanzioni sono state ridotte dal precedente intervallo compreso tra il 90% e il 180% della maggiore imposta dovuta, al 70%. Tuttavia, per i casi più gravi, come l’utilizzo di documentazione falsa o artifici fraudolenti, le sanzioni possono raggiungere fino al 140% dell’imposta dovuta.

Sanzioni Relative ai Versamenti di Imposte Omessi o Ritardati

Un altro cambiamento significativo riguarda i versamenti omessi o ritardati. In precedenza, la sanzione per omessi versamenti era pari al 30% dell’importo non versato. Dal 1° settembre 2024, tale sanzione scenderà al 25%. Inoltre, per i versamenti effettuati con un ritardo non superiore ai 90 giorni, la sanzione sarà ridotta al 12,5%, una misura che mira a incentivare i contribuenti a regolarizzare la loro posizione in tempi brevi.

Crediti d’Imposta Inesistenti o Non Spettanti

L’utilizzo di crediti d’imposta inesistenti o non spettanti rappresenta una delle violazioni più gravi secondo il nuovo regime sanzionatorio. La sanzione ordinaria per tali violazioni, che in precedenza era pari al 30%, è stata ora ridotta al 25%. Tuttavia, in caso di utilizzo fraudolento di crediti inesistenti, ad esempio mediante l’uso di documentazione falsa, la sanzione può variare dal 105% al 140% dell’importo del credito stesso.

Sanzioni per Violazioni Relative all’IVA

Le sanzioni per violazioni IVA, come l’omessa o infedele dichiarazione, sono state oggetto di un’importante revisione. In caso di dichiarazione omessa, la sanzione minima resta pari al 120% dell’imposta dovuta. Tuttavia, la dichiarazione infedele, qualora l’errore sia inferiore al 3% dell’IVA dichiarata e comunque non superi i 30.000 euro, vedrà una sanzione ridotta al 46,67%, con l’intento di proporzionare meglio le sanzioni alle violazioni minori.

Violazioni nella Documentazione e Registrazione delle Operazioni Imponibili

Un aspetto cruciale del nuovo regime riguarda le sanzioni per la mancata documentazione o registrazione delle operazioni imponibili. La sanzione minima è stata ridotta dal 90% al 70% dell’IVA non documentata o registrata, con una soglia minima di 300 euro. Anche qui si cerca di ridurre l’impatto sanzionatorio per le violazioni meno gravi, pur mantenendo un sistema di controllo rigoroso.

Violazioni Relative alla Trasmissione dei Corrispettivi e Altre Violazioni Minori

La mancata trasmissione o la trasmissione incompleta dei corrispettivi giornalieri è ora soggetta a una sanzione pari a 100 euro per ciascuna trasmissione, fino a un massimo di 1.000 euro per trimestre. Questa riduzione rispetto al passato è stata introdotta per rendere il sistema meno penalizzante, soprattutto per le piccole imprese che potrebbero incorrere in errori tecnici o ritardi di lieve entità.

Le Novità Sanzionatorie per le Operazioni Internazionali

Anche le operazioni internazionali, come le esportazioni e le cessioni intra-UE, sono oggetto delle nuove disposizioni. Le sanzioni per la mancata corretta applicazione dell’IVA in tali casi sono state ridotte al 50% dell’imposta dovuta, mentre in precedenza potevano raggiungere il 100% o più. Questo si inserisce in un contesto di semplificazione del regime sanzionatorio per agevolare le operazioni internazionali.

Il Cumulo Giuridico delle Sanzioni

Un’importante novità introdotta dal Decreto Legislativo n. 87/2024 è l’applicazione del cumulo giuridico per tutte le violazioni della stessa indole commesse con più azioni, indipendentemente dal fatto che si tratti di violazioni formali o sostanziali. Questo principio consente di applicare una sanzione unica per tutte le violazioni rilevate, riducendo così l’entità complessiva delle pene.

 L’Applicazione del Ravvedimento Operoso

Le nuove disposizioni favoriscono un utilizzo più ampio del ravvedimento operoso, permettendo ai contribuenti di regolarizzare la loro posizione prima che siano avviati procedimenti amministrativi o ispezioni. Grazie alle nuove regole, il ravvedimento consente di ridurre le sanzioni fino a un terzo del minimo edittale, rendendo così più conveniente la regolarizzazione volontaria.

Responsabilità delle Società ed Enti

Per quanto riguarda le società e gli enti, con o senza personalità giuridica, il nuovo regime prevede che le sanzioni siano imputate direttamente alla società o all’ente, limitando la responsabilità personale degli amministratori. Tuttavia, resta ferma la responsabilità solidale prevista dal Codice civile per i soggetti privi di personalità giuridica.

Modalità di Pagamento e Rateizzazione delle Sanzioni

Una delle novità più rilevanti è la possibilità di rateizzare le sanzioni in caso di definizione della controversia. I contribuenti possono scegliere di pagare le sanzioni in un massimo di 8 rate trimestrali, o fino a 16 rate trimestrali per importi superiori a 50.000 euro, con l’aggiunta di interessi sulle rate successive alla prima.

 

Per affrontare in modo efficace queste nuove disposizioni normative e garantire la piena conformità, è consigliabile rivolgersi a esperti del settore.
Lo Studio Pallino Commercialisti è a vostra disposizione per fornire consulenza e assistenza personalizzata.

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del MEF del 29 aprile 2024, avvenuta il 10 settembre 2024, segna l’entrata in vigore ufficiale delle modifiche agli ISA applicabili al periodo d’imposta 2023. Questo decreto rappresenta l’ultimo tassello di un processo di revisione degli indici sintetici di affidabilità fiscale, finalizzato ad adeguarli alla congiuntura economica registrata lo scorso anno e a introdurre nuove regole per gli indici di concentrazione della domanda e dell’offerta per area territoriale.

Tra le novità più rilevanti vi sono l’introduzione di misure di ciclo settoriale, la modifica delle note tecniche e metodologiche e l’aggiornamento delle regole relative alla territorialità. Questi cambiamenti sono stati progettati per rendere gli ISA uno strumento ancora più preciso e aderente alla realtà economica dei contribuenti, tenendo conto delle specificità dei diversi settori e territori.

L’aggiornamento degli ISA comporta anche un adeguamento del software “Il tuo ISA 2024 CPB” messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Questo strumento è fondamentale per i contribuenti, in quanto consente di calcolare correttamente il proprio punteggio ISA, elemento fondamentale  per la dichiarazione dei redditi e per determinare eventuali benefici fiscali.

Implicazioni per i Contribuenti: Nuovi Calcoli e Scadenze

La revisione degli ISA ha un impatto diretto sui contribuenti che sono soggetti a questi indici. In particolare, coloro che hanno già presentato la dichiarazione dei redditi senza tener conto delle nuove regole potrebbero trovarsi nella necessità di effettuare un nuovo calcolo del punteggio ISA. Questo ricalcolo potrebbe influenzare le imposte già versate a titolo di acconto e saldo, rendendo necessario un adeguamento degli importi.

Il punteggio ISA non è solo un indicatore dell’affidabilità fiscale del contribuente, ma è anche determinante per l’accesso a misure come il concordato preventivo biennale. Un punteggio errato o non aggiornato potrebbe precludere l’accesso a tali benefici, con conseguenze finanziarie significative per il contribuente.

La scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi è fissata al 31 ottobre 2024. Tuttavia, vista la pubblicazione tardiva del decreto, ci si interroga sulla possibilità di una proroga. L’Associazione Nazionale Commercialisti, attraverso il suo presidente Marco Cuchel, ha sollevato la questione, evidenziando il mancato rispetto delle tempistiche previste dallo Statuto del Contribuente.

 

Il Rispetto dello Statuto del Contribuente e le Tempistiche Normative

Lo Statuto del Contribuente, sancito dalla Legge n. 212/2000, rappresenta un pilastro fondamentale nel rapporto tra fisco e contribuenti. L’articolo 6, comma 3, stabilisce che i modelli di dichiarazione, le istruzioni per la compilazione e i servizi telematici devono essere messi a disposizione almeno 60 giorni prima della scadenza prevista per l’adempimento.

La pubblicazione tardiva del Decreto del MEF e l’aggiornamento degli strumenti necessari per il calcolo degli ISA non rispettano questa tempistica, creando una situazione di incertezza e difficoltà per i contribuenti e i professionisti che li assistono. La mancanza di un adeguato preavviso rende complessa la corretta applicazione delle nuove regole entro le scadenze previste, sollevando dubbi sulla legittimità dell’obbligo di adeguamento retroattivo.

Marco Cuchel ha sottolineato come l’introduzione di norme con effetti retroattivi rappresenti una violazione delle disposizioni dello Statuto del Contribuente, mettendo in evidenza la necessità di una proroga delle scadenze per consentire ai contribuenti di adeguarsi correttamente alle nuove disposizioni.

ISA: Uno Strumento Chiave per l’Affidabilità Fiscale

Gli Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale sono strumenti che valutano l’affidabilità fiscale dei contribuenti attraverso un punteggio che varia da 1 a 10. Questo punteggio viene calcolato sulla base dei dati economici, contabili e strutturali comunicati dal contribuente all’Agenzia delle Entrate, utilizzando modelli appositi.

Un punteggio elevato non solo attesta una maggiore affidabilità fiscale, ma consente anche l’accesso a benefici premiali, come l’esclusione da alcune tipologie di accertamento o la riduzione dei termini di prescrizione. Gli ISA sono quindi fondamentali per i contribuenti che desiderano mantenere un rapporto trasparente e collaborativo con l’amministrazione fiscale.

La corretta applicazione degli ISA richiede una comprensione approfondita dei modelli di business (MoB) utilizzati per classificare le imprese e degli indicatori elementari di affidabilità e anomalia che compongono il punteggio finale. Questi indicatori valutano la coerenza dei dati contabili e l’eventuale presenza di anomalie o incongruenze rispetto ai dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate.

La comprensione approfondita delle nuove regole, l’adeguamento tempestivo delle procedure e la consulenza con professionisti esperti diventano elementi essenziali per garantire la conformità fiscale e sfruttare al meglio le opportunità offerte dal sistema degli ISA.

Per consulenze ed approfondimenti circa le modifiche agli Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale per il Periodo d’Imposta 2023 il nostro staff è a vostra completa disposizione.

Dal 1° settembre 2024, il sistema sanzionatorio tributario italiano ha subito significative modifiche, che riguardano in particolare le violazioni relative ai bonus edilizi. Questi cambiamenti sono stati introdotti dal Decreto Legislativo n. 87/2024, che dà attuazione all’articolo 20 della Legge n. 111/2023, nell’ambito della riforma fiscale. Il ravvedimento operoso rimane uno strumento fondamentale per i contribuenti che intendono regolarizzare le proprie posizioni fiscali, ma il nuovo quadro normativo stabilisce nuove modalità di applicazione e riduzioni delle sanzioni, differenziate a seconda del momento in cui la violazione è stata commessa e regolarizzata.

Il Ruolo del Ravvedimento nel Sistema Sanzionatorio

Il ravvedimento operoso consente al contribuente di correggere spontaneamente errori o omissioni nella dichiarazione dei redditi o nel versamento delle imposte. Questo istituto permette di evitare sanzioni elevate, favorendo il corretto adempimento degli obblighi fiscali con l’applicazione di sanzioni ridotte. La riforma del 2024 ha mantenuto l’importanza del ravvedimento operoso, ma ha introdotto nuove regole che si applicano alle violazioni commesse a partire dal 1° settembre 2024, con una riduzione delle sanzioni differenziata in base al momento della regolarizzazione. Inoltre, è possibile accedere al ravvedimento anche in caso di controlli già in corso, purché non sia stata notificata un accertamento ufficiale.

Le violazioni relative ai bonus edilizi sono molteplici e possono verificarsi sia in fase di dichiarazione che in fase di liquidazione o controlli formali da parte dell’Agenzia delle Entrate. Tra le violazioni più comuni troviamo l’omesso o insufficiente versamento delle imposte e le dichiarazioni infedeli, in cui l’importo dichiarato risulta significativamente diverso rispetto a quello effettivamente dovuto. La nuova normativa introduce un sistema sanzionatorio più favorevole per le violazioni commesse dopo il 1° settembre 2024, con sanzioni ridotte al 25% rispetto al precedente 30%.

Per le violazioni commesse fino al 31 agosto 2024, la sanzione standard applicabile era pari al 30% degli importi non versati. Tuttavia, per le violazioni commesse a partire dal 1° settembre 2024, la sanzione è stata ridotta al 25%. Tale riduzione è una delle principali novità introdotte dal Decreto Legislativo n. 87/2024 e riflette l’intento del legislatore di favorire la regolarizzazione spontanea da parte dei contribuenti. È importante sottolineare che queste sanzioni possono essere ulteriormente ridotte attraverso il ravvedimento, che prevede riduzioni progressive a seconda del momento in cui avviene la regolarizzazione.

Come si Applica il Ravvedimento per le Violazioni sui Bonus Edilizi

Il ravvedimento operoso consente ai contribuenti di regolarizzare le violazioni commesse con riduzioni delle sanzioni. La sanzione base del 25% per violazioni commesse dal 1° settembre 2024 può essere ridotta fino a 1/9, 1/8 o 1/7 del suo valore originale, a seconda del momento della regolarizzazione. Ad esempio, se la regolarizzazione avviene entro 90 giorni dalla violazione, la sanzione viene ridotta ad 1/9 del minimo; se avviene entro la scadenza per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno in cui è stata commessa la violazione, la sanzione viene ridotta a 1/8.

 

Le riduzioni delle sanzioni dipendono dal momento in cui viene effettuata la regolarizzazione. Per le violazioni commesse entro il 31 agosto 2024, la riduzione della sanzione è calcolata in base alla vecchia normativa, mentre per le violazioni successive si applicano le nuove riduzioni:

1/9 del minimo se la regolarizzazione avviene entro 90 giorni.

1/8 del minimo se avviene entro la scadenza della dichiarazione dell’anno di riferimento.

1/7 del minimo per regolarizzazioni oltre il termine di presentazione della dichiarazione.


Dichiarazioni Infedeli e Ravvedimento

Un caso specifico riguarda le dichiarazioni infedeli. In caso di violazioni commesse fino al 31 agosto 2024, la sanzione variava dal 90% al 180% dell’imposta dovuta o del credito utilizzato in compensazione. Tuttavia, per le violazioni commesse dal 1° settembre 2024, la sanzione è stata ridotta al 70%, con un minimo di 150 euro. Anche in questo caso, il ravvedimento può ridurre sensibilmente l’importo della sanzione, con l’applicazione di aliquote ridotte che variano a seconda del momento della regolarizzazione.

Il ravvedimento può essere utilizzato anche in presenza di violazioni gravi, come nel caso di utilizzo di documentazione falsa, operazioni inesistenti o altri comportamenti fraudolenti. In questi casi, la regolarizzazione spontanea consente comunque di ridurre le sanzioni, sebbene in misura minore rispetto alle violazioni meno gravi. Il legislatore ha voluto mantenere una certa flessibilità, anche per incentivare la regolarizzazione di condotte potenzialmente dannose per l’erario.


Esclusioni dal Ravvedimento

Non sempre è possibile accedere al ravvedimento. Le esclusioni si applicano nei casi in cui la violazione sia già stata contestata formalmente o in cui siano già in corso accertamenti ufficiali. Inoltre, non è possibile usufruire del ravvedimento per violazioni che abbiano portato alla notifica di atti di liquidazione o accertamento, né per situazioni in cui sono già stati avviati accessi, ispezioni o verifiche formali.

 

I Termini di Regolarizzazione Post-Riforma

Le nuove regole impongono termini stringenti per la regolarizzazione delle violazioni. Ad esempio, per le violazioni commesse dopo il 1° settembre 2024, il ravvedimento deve avvenire entro 90 giorni per ottenere la riduzione massima delle sanzioni. È fondamentale che i contribuenti siano consapevoli delle scadenze previste dalla nuova normativa, per evitare sanzioni più elevate.

Per regolarizzare una violazione sui bonus edilizi, è necessario presentare una dichiarazione integrativa e versare l’importo dovuto, inclusa la sanzione ridotta e gli interessi. La procedura è stata semplificata rispetto al passato, ma richiede comunque attenzione per evitare errori che potrebbero invalidare il ravvedimento. La normativa post-riforma stabilisce chiaramente quali documenti devono essere presentati e quali modelli fiscali devono essere utilizzati.

L’Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti attraverso circolari, come la n. 42/2016, che ha chiarito l’applicazione delle sanzioni ridotte in caso di ravvedimento. Queste circolari rimangono valide anche dopo la riforma, e si prevede che l’Agenzia emetta ulteriori istruzioni per guidare i contribuenti nell’applicazione delle nuove norme. È consigliabile consultare regolarmente gli aggiornamenti dell’Agenzia per rimanere conformi.

La riforma del sistema sanzionatorio tributario rappresenta un passo importante verso una maggiore trasparenza e efficienza fiscale. Le modifiche al ravvedimento operoso offrono opportunità concrete ai contribuenti di sanare le proprie posizioni, ma richiedono una conoscenza approfondita delle nuove norme. Il futuro dei bonus edilizi e del loro trattamento sanzionatorio dipenderà anche dall’evoluzione normativa e dagli ulteriori chiarimenti che verranno forniti dall’Agenzia delle Entrate.

Per consulenze personalizzate e chiarimenti su questo e altri aspetti fiscali, come il ravvedimento operoso e le novità sui bonus edilizi, lo  Studio Pallino Commercialisti è a vostra disposizione.

Con l’evoluzione delle normative europee e nazionali, le imprese sono chiamate a un maggiore impegno nella trasparenza e nella comunicazione delle proprie pratiche sostenibili.

Il recente Decreto Legislativo n. 125/2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 ottobre 2024, rappresenta un significativo passo avanti nel recepimento della Direttiva UE 2022/2464 sulla rendicontazione societaria di sostenibilità, nota anche come Corporate Sustainability Reporting. Questo decreto stabilisce nuovi obblighi per le aziende italiane, definendo criteri specifici per la rendicontazione delle informazioni legate ai fattori ESG (Environmental, Social, and Governance).

Il decreto, in vigore dal 25 settembre 2024, si applica principalmente alle società di grandi dimensioni, alle piccole e medie imprese (PMI) quotate, e ad alcune categorie di enti finanziari. L’obiettivo principale è fornire informazioni trasparenti e complete sulle attività aziendali e sui loro impatti ambientali, sociali e di governance, sia a livello individuale che consolidato. La rendicontazione consolidata richiede un’analisi a livello di gruppo, mentre quella individuale si concentra sulle singole imprese.

Ambito di Applicazione

Il Decreto Legislativo n. 125/2024 si rivolge a specifiche categorie di imprese:

Società di Capitali: Include società per azioni, società in accomandita per azioni e società a responsabilità limitata.

Società di Persone: Si applica a società in nome collettivo e società in accomandita semplice se controllate da società di capitali.

Enti Finanziari: Comprende imprese di assicurazione e enti creditizi, come banche e istituzioni finanziarie, purché rientrino nei criteri dimensionali previsti dal decreto.

Sono escluse dall’applicazione del decreto le micro-imprese, ovvero quelle che non superano determinati limiti di ricavi, totale di bilancio e numero di dipendenti. Inoltre, la Banca d’Italia è esplicitamente esclusa dall’ambito di applicazione.

Rendicontazione Individuale di Sostenibilità

L’articolo 3 del decreto prevede che le imprese di grandi dimensioni e le PMI quotate debbano includere, in una sezione dedicata della relazione sulla gestione, le informazioni necessarie per comprendere l’impatto dell’azienda sulle questioni di sostenibilità. Questo comprende anche come tali questioni influenzano l’andamento dell’impresa, i suoi risultati e la sua situazione complessiva.

La rendicontazione deve coprire vari aspetti chiave:

  1. Modello e Strategia Aziendale: Una descrizione dettagliata del modello di business e della strategia aziendale, indicando la resilienza rispetto ai rischi connessi alle questioni di sostenibilità e le opportunità che queste rappresentano per l’impresa.
  2. Obiettivi Temporalmente Definiti: Gli obiettivi che l’azienda si prefigge in materia di sostenibilità, inclusi quelli quantitativi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 e il 2050. È necessario specificare se tali obiettivi sono basati su prove scientifiche conclusive.
  3. Ruolo degli Organi di Amministrazione e Controllo: Una descrizione del coinvolgimento degli organi di governance nelle questioni di sostenibilità, comprese le loro competenze e capacità in merito.
  4. Politiche Aziendali: Le politiche adottate dall’impresa in relazione alle questioni di sostenibilità, evidenziando gli approcci e le metodologie utilizzate.
  5. Sistemi di Incentivi: Informazioni sull’esistenza di sistemi di incentivi legati alla sostenibilità destinati ai membri degli organi di amministrazione e controllo.
  6. Procedure di Dovuta Diligenza: Una descrizione delle procedure applicate per gestire le questioni di sostenibilità, inclusa l’identificazione e il monitoraggio degli impatti negativi, effettivi o potenziali, legati alle attività dell’impresa e alla sua catena del valore.
  7. Azioni Intraprese: Dettagli sulle azioni adottate per prevenire o attenuare impatti negativi, o per porvi rimedio, e i risultati ottenuti.
  8. Principali Rischi e Dipendenze: Una panoramica dei principali rischi legati alle questioni di sostenibilità e delle modalità di gestione adottate, compresa la descrizione delle dipendenze dell’impresa da tali questioni.

 

Tempi di Applicazione della Rendicontazione di Sostenibilità

L’obbligo di rendicontazione di sostenibilità è scaglionato nel tempo e varia in base alla dimensione e al tipo di impresa:

– Dal 1° gennaio 2024: L’obbligo si applica alle imprese di grandi dimensioni che sono enti di interesse pubblico, come le società quotate, e che superano il numero medio di 500 dipendenti durante l’esercizio. Si applica anche alle società madri di gruppi di grandi dimensioni che, su base consolidata, superano lo stesso numero di dipendenti.

– Dal 1° gennaio 2025: L’obbligo si estende a tutte le altre imprese di grandi dimensioni, anche se non superano i 500 dipendenti.

– Dal 1° gennaio 2026: Viene applicato alle PMI quotate, ad eccezione delle microimprese, e ad altri enti come quelli piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive.

– Dal 1° gennaio 2028: Gli obblighi si estendono alle succursali di società madri extra-europee che superano determinati limiti di ricavi nell’Unione Europea.

 

Implicazioni per le Aziende

L’introduzione di questi nuovi obblighi comporta significative implicazioni per le imprese:

Adeguamento dei Sistemi Informativi: Le aziende devono implementare sistemi avanzati per la raccolta, l’analisi e la gestione dei dati relativi alle questioni di sostenibilità.

Formazione del Personale: È fondamentale formare il personale per garantire una corretta comprensione e applicazione dei nuovi requisiti normativi.

Coinvolgimento degli Organi di Governance: Gli organi di amministrazione e controllo devono essere attivamente coinvolti nelle questioni di sostenibilità, sviluppando competenze specifiche in materia.

Comunicazione Trasparente: Le imprese devono adottare un approccio trasparente nella comunicazione delle proprie pratiche sostenibili, migliorando la fiducia degli stakeholder.

 

Sfide e Opportunità

L’adozione del Decreto Legislativo n. 125/2024 presenta sia sfide che opportunità per le aziende:

Compliance Normativa: Assicurare la conformità ai nuovi requisiti richiede tempo e risorse.

Gestione dei Dati: La raccolta e l’elaborazione dei dati ESG possono essere complesse, specialmente per le aziende con strutture organizzative articolate.

Rischi Reputazionali: Il mancato rispetto degli obblighi può comportare sanzioni e danni all’immagine aziendale.

 

Opportunità:

Vantaggio Competitivo: Le aziende che adottano pratiche sostenibili possono differenziarsi sul mercato.

Accesso ai Capitali: Gli investitori sono sempre più interessati a imprese con solide performance ESG.

Innovazione e Efficienza: L’attenzione alla sostenibilità può stimolare innovazioni di prodotto e di processo, migliorando l’efficienza operativa.

 

Il Decreto Legislativo n. 125/2024 rappresenta un importante passo avanti per l’Italia nel promuovere la sostenibilità e la trasparenza nelle attività aziendali. Le nuove disposizioni richiedono un impegno significativo da parte delle imprese, ma offrono anche l’opportunità di creare valore aggiunto e migliorare la competitività.

Per una comprensione completa e dettagliata  delle disposizioni contenute nel Decreto Legislativo n. 125/2024 il nostro Studio è a vostra disposizione.

In un contesto economico caratterizzato da incertezze e da una crescita rallentata, la Banca Centrale Europea ha deciso di intervenire nuovamente sulla politica monetaria dell’Eurozona.

Durante la riunione di settembre, l’istituto guidato da Christine Lagarde ha annunciato un taglio dei tassi di interesse e l’introduzione di un nuovo “quadro operativo”. Queste misure rappresentano un tentativo di stimolare l’economia, mantenendo al contempo l’inflazione sotto controllo e garantendo la stabilità finanziaria.

La decisione della BCE arriva in un momento cruciale per l’economia europea, che sta affrontando sfide significative sia a livello interno che globale. L’inflazione, pur essendo sotto controllo, mostra segnali di volatilità, mentre la crescita economica continua a rallentare. In questo scenario, le azioni della BCE assumono un’importanza ancora maggiore, influenzando non solo i mercati finanziari ma anche le decisioni di imprese e consumatori.

La BCE ha deciso, all’unanimità, di ridurre il tasso sui depositi di 25 punti base, portandolo dal 3,75% al 3,50%.

Questa mossa è stata accompagnata da una modifica dello spread fisso del tasso sui rifinanziamenti, ora fissato a 15 punti base al di sopra di quello dei depositi, rispetto ai precedenti 25 punti base. Di conseguenza, il tasso repo è sceso dal 4,25% al 3,65%, mentre il tasso di emergenza è calato dal 4,50% al 3,90%. Entrambi hanno subito un taglio di 60 punti base.

Queste modifiche rappresentano un cambiamento significativo nella strategia monetaria della BCE. Riducendo il costo del denaro, l’istituto spera di incentivare prestiti e investimenti, stimolando così l’attività economica. La decisione di modificare lo spread fisso indica inoltre un tentativo di rendere più efficaci gli strumenti di politica monetaria, adattandoli alle attuali condizioni di mercato.

Il taglio dei tassi è stato reso possibile grazie al comportamento dell’inflazione, che continua a seguire il percorso previsto dalla BCE nelle sue proiezioni di giugno. Le stime di settembre confermano che l’inflazione media si attesterà al 2,5% per l’anno in corso, scendendo al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. La cosiddetta “core inflation” è prevista passare dal 2,9% nel 2024 al 2,3% l’anno successivo, raggiungendo il 2% nel 2026.

Secondo la BCE, l’inflazione potrebbe aumentare nei prossimi mesi a causa di effetti aritmetici, per poi tornare a calare e raggiungere l’obiettivo nella seconda metà del prossimo anno. Christine Lagarde, in conferenza stampa, ha sottolineato che un eventuale dato molto basso dell’inflazione a settembre non influenzerà le future decisioni di politica monetaria, essendo anch’esso legato a effetti di base.

La BCE ha inoltre evidenziato come l’inflazione domestica rimanga elevata, principalmente a causa della crescita sostenuta dei salari. Tuttavia, le pressioni derivanti dal costo del lavoro stanno rallentando, mentre i profitti aziendali stanno in parte assorbendo l’impatto dei salari più alti sull’inflazione. Questo indica che, nonostante le pressioni inflazionistiche, ci sono segnali di stabilizzazione che permettono alla BCE di adottare una politica monetaria più espansiva.

Nonostante le nuove misure, le condizioni di finanziamento nell’Eurozona rimangono restrittive. Questo significa che, pur con tassi di interesse più bassi, l’accesso al credito per imprese e famiglie potrebbe non migliorare immediatamente.

La restrizione nelle condizioni di finanziamento è dovuta a vari fattori, tra cui una maggiore prudenza da parte degli istituti bancari e un aumento della percezione del rischio. Le banche, infatti, potrebbero essere riluttanti a concedere prestiti in un contesto economico incerto, nonostante i costi di finanziamento più bassi. Ciò potrebbe limitare l’efficacia delle misure della BCE nel breve termine.

Le nuove previsioni della BCE indicano un ulteriore rallentamento della crescita economica nell’Eurozona. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è previsto crescere dello 0,8% nel 2023, leggermente inferiore allo 0,9% previsto a giugno. Per il 2025, la crescita stimata rimane all’1,3%, mentre per il 2026 è stata leggermente rivista al ribasso, dall’1,6% all’1,5%.

Questo rallentamento è attribuito a una domanda domestica più debole nei prossimi trimestri. Le famiglie potrebbero ridurre i consumi a causa dell’incertezza economica e dell’erosione del potere d’acquisto, mentre le imprese potrebbero posticipare investimenti in attesa di condizioni più favorevoli.

Christine Lagarde ha sottolineato l’importanza di implementare riforme strutturali a livello europeo per rafforzare la competitività e sostenere la crescita a lungo termine. Ha citato il rapporto Letta sul mercato unico e il rapporto Draghi sulla competitività, definendo quest’ultimo “formidabile”. Queste riforme potrebbero includere misure per migliorare l’efficienza dei mercati, promuovere l’innovazione e incentivare gli investimenti in settori strategici.

L’enfasi sulle riforme strutturali indica che la BCE riconosce i limiti della politica monetaria nel promuovere la crescita economica. Politiche fiscali e strutturali coordinate potrebbero essere necessarie per affrontare le sfide attuali e future dell’Eurozona.

Tuttavia, l’efficacia di queste misure dipenderà da vari fattori, tra cui la reazione dei mercati finanziari, il comportamento di banche, imprese e consumatori, e l’implementazione di politiche complementari da parte dei governi nazionali.

Con l’approvazione del Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 31 luglio 2024 n. 126, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 10 settembre 2024 n. 212, si introduce una significativa novità nell’ambito fiscale italiano: la disciplina della procedura di ravvedimento guidato all’interno del regime di adempimento collaborativo.

Questo regolamento rappresenta un importante passo avanti nella gestione delle omissioni e delle irregolarità commesse dai contribuenti nell’applicazione delle disposizioni tributarie, offrendo una via strutturata per la regolarizzazione spontanea delle violazioni.

 

Introduzione al Ravvedimento Guidato nell’Adempimento Collaborativo

Il ravvedimento operoso è uno strumento fondamentale nel sistema tributario italiano, permettendo ai contribuenti di sanare spontaneamente violazioni commesse in materia fiscale. Con l’introduzione della procedura di ravvedimento guidato, si arricchisce il panorama normativo, offrendo ai contribuenti ammessi al regime di adempimento collaborativo un percorso più definito e strutturato per la regolarizzazione delle proprie posizioni.

Il Decreto n. 126 del 31 luglio 2024 stabilisce le modalità attraverso le quali i contribuenti possono avvalersi di questa procedura, delineando un quadro chiaro delle azioni da intraprendere e delle tempistiche da rispettare. Questa innovazione normativa si inserisce nell’ambito delle politiche volte a promuovere la trasparenza e la collaborazione tra l’amministrazione finanziaria e i contribuenti, favorendo un approccio preventivo e proattivo nella gestione degli obblighi fiscali.

 

Il Regime di Adempimento Collaborativo

Il regime di adempimento collaborativo rappresenta un modello di relazione avanzata tra l’Agenzia delle Entrate e i contribuenti, basato sulla fiducia reciproca e sulla trasparenza. I contribuenti ammessi a questo regime sono tenuti a comunicare preventivamente situazioni suscettibili di generare rischi fiscali, instaurando un dialogo costante con l’amministrazione finanziaria.

In questo contesto, la procedura di ravvedimento guidato si configura come uno strumento complementare, offrendo la possibilità di regolarizzare omissioni o irregolarità in modo strutturato e condiviso con l’Agenzia delle Entrate. Tale procedura è consentita esclusivamente per i periodi di applicazione del regime di adempimento collaborativo, sottolineando l’importanza della tempestività e della cooperazione nel rapporto tra contribuente e amministrazione.

 

La Procedura di Ravvedimento Guidato: Modalità e Tempistiche

Per avvalersi della procedura di ravvedimento guidato, i contribuenti devono presentare una comunicazione qualificata al competente Ufficio dell’Agenzia delle Entrate. Questa comunicazione deve essere inviata entro nove mesi antecedenti la decadenza dei termini di accertamento, rispettando così una tempistica precisa che garantisce l’efficacia della regolarizzazione.

La comunicazione qualificata deve contenere tutti gli elementi informativi necessari a consentire all’Ufficio una disamina esauriente della fattispecie. In particolare, è fondamentale fornire dettagli completi sulle imposte dovute, le sanzioni applicabili e gli interessi correlati alla violazione rilevata. Questo livello di dettaglio è essenziale per instaurare un contraddittorio efficace con l’amministrazione finanziaria e per pervenire a una definizione condivisa della posizione fiscale.

 

Il Contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate

L’articolo 3 del regolamento disciplina il contraddittorio tra il contribuente e l’Agenzia delle Entrate. Il contraddittorio è un momento cruciale della procedura di ravvedimento guidato, in cui le parti possono confrontarsi sugli elementi emersi e sulle modalità di regolarizzazione.

 

Durante questa fase, il contribuente ha l’opportunità di fornire ulteriori chiarimenti e documentazione a supporto della propria posizione, mentre l’Agenzia delle Entrate può richiedere integrazioni o proporre eventuali adeguamenti. Questo dialogo è finalizzato a garantire una valutazione accurata e condivisa delle violazioni commesse e delle relative conseguenze fiscali.

 

Conclusione della Procedura e Regolarizzazione

L’articolo 4 del regolamento stabilisce le modalità di conclusione della procedura di ravvedimento guidato. La regolarizzazione avviene attraverso il versamento degli importi dovuti, determinati in base all’atto di ricalcolo o allo schema di ricalcolo predisposto dall’Agenzia delle Entrate. In presenza dei presupposti previsti, il contribuente è tenuto anche alla presentazione della dichiarazione integrativa.

Il versamento delle somme dovute e l’eventuale presentazione della dichiarazione integrativa sanciscono la conclusione positiva della procedura, permettendo al contribuente di sanare la violazione commessa e di evitare le sanzioni più gravose previste in caso di accertamento da parte dell’amministrazione finanziaria.

 

Importanza della Procedura di Ravvedimento Guidato

L’introduzione della procedura di ravvedimento guidato nell’ambito dell’adempimento collaborativo rappresenta un’importante evoluzione nel rapporto tra contribuenti e amministrazione fiscale. Questo strumento consente di promuovere la compliance spontanea, incentivando i contribuenti a regolarizzare tempestivamente eventuali omissioni o irregolarità.

Il ravvedimento guidato offre inoltre una maggiore certezza giuridica, grazie alla definizione condivisa della posizione fiscale e alla riduzione delle sanzioni applicabili. Questo approccio collaborativo contribuisce a migliorare l’efficienza dell’amministrazione fiscale, riducendo il contenzioso e favorendo una gestione più efficace delle risorse.

Per i contribuenti ammessi al regime di adempimento collaborativo, la possibilità di avvalersi della procedura di ravvedimento guidato rappresenta un’opportunità significativa per gestire in modo proattivo la propria posizione fiscale. Tuttavia, è fondamentale prestare attenzione alle tempistiche e ai requisiti previsti dal decreto.

 

La presentazione tempestiva della comunicazione qualificata e la predisposizione accurata della documentazione richiesta sono elementi chiave per il buon esito della procedura. Inoltre, il contribuente deve essere pronto a interagire attivamente con l’Agenzia delle Entrate durante la fase di contraddittorio, fornendo tutti i chiarimenti necessari e collaborando alla definizione della regolarizzazione.

 

È fondamentale che i contribuenti siano adeguatamente informati e preparati per sfruttare appieno le opportunità offerte da questa nuova normativa, assicurando così una gestione responsabile e trasparente delle proprie obbligazioni fiscali.

Per consulenze ed approfondimenti il nostro Studio è a vostra completa disposizione.

 

Nel mese di giugno 2024, il fatturato dell’industria italiana ha mostrato una leggera crescita in termini congiunturali, con un aumento dello 0,1% in valore rispetto al mese precedente. Tuttavia, in termini di volume, si è verificata una diminuzione dello 0,7%. Questa discrepanza tra valore e volume può essere spiegata dalle dinamiche dei prezzi e dall’inflazione, che influiscono sul valore nominale delle vendite senza necessariamente riflettere un effettivo aumento delle quantità vendute.

Sul mercato interno, il fatturato ha subito una flessione dell’1,0% in valore e dell’1,6% in volume, evidenziando un rallentamento della domanda domestica. Al contrario, il mercato estero ha registrato una performance positiva, con un aumento del 2,2% in valore e dell’1,0% in volume. Questo divario suggerisce che la domanda internazionale per i prodotti italiani rimane robusta, compensando in parte la debolezza del mercato interno. Le esportazioni continuano a rappresentare un motore fondamentale per l’industria italiana, trainate dalla qualità dei prodotti e dalla competitività sui mercati globali.

Analizzando i diversi settori industriali, emerge un quadro eterogeneo. I beni intermedi, come materie prime e semilavorati, hanno registrato un aumento del fatturato dell’1,7%, riflettendo una maggiore domanda da parte delle industrie manifatturiere. Al contrario, i beni strumentali, che includono macchinari e attrezzature, hanno subito un leggero calo dello 0,4%, mentre il settore dell’energia ha mostrato una diminuzione più marcata del 5,8%. I beni di consumo, infine, non hanno mostrato variazioni significative, mantenendosi stabili rispetto al mese precedente.

Per quanto riguarda il settore dei servizi, a giugno 2024 si è osservata una diminuzione del fatturato sia in termini di valore (-0,7%) che in volume (-1,0%). Questo calo rispecchia una riduzione della domanda in diverse aree dei servizi, con impatti negativi che si sono fatti sentire in settori come il commercio all’ingrosso, il commercio e la riparazione di autoveicoli, e altri servizi collegati al terziario avanzato.

Il commercio all’ingrosso, in particolare, ha subito un rallentamento, complice una minore domanda interna e un calo delle scorte, mentre il comparto delle riparazioni di autoveicoli ha risentito dell’incertezza economica che ha spinto i consumatori a posticipare spese non essenziali. Questi andamenti negativi nei servizi indicano una certa fragilità nella ripresa economica, segnalando la necessità di misure di stimolo per sostenere la domanda interna e incoraggiare il consumo.

Rispetto al settore industriale, il comparto dei servizi appare meno dinamico, con una crescita che risulta limitata a specifiche nicchie di mercato e una domanda che rimane sotto pressione a causa dell’inflazione e dell’aumento dei costi di gestione. Tuttavia, la crescita dei servizi digitali e tecnologici offre un potenziale positivo per i prossimi mesi, con una crescente domanda per servizi innovativi e ad alto valore aggiunto.

Guardando al secondo trimestre del 2024, il fatturato dell’industria italiana ha registrato un calo dell’1,1% sia in valore che in volume rispetto al trimestre precedente. Questo dato evidenzia una contrazione significativa, che riflette un indebolimento della domanda globale e una stagnazione delle attività produttive. La riduzione del fatturato è stata omogenea tra i diversi settori, con flessioni più marcate nei comparti dei beni strumentali e intermedi.

Nello stesso arco temporale, il fatturato dei servizi ha mostrato una crescita dello 0,3% in valore, mentre è rimasto invariato in volume. Questo suggerisce che, sebbene vi sia stata una lieve espansione del mercato dei servizi, essa è stata principalmente influenzata dall’aumento dei prezzi piuttosto che da un effettivo incremento delle quantità di servizi forniti. L’andamento del settore dei servizi, comunque, riflette una maggiore resilienza rispetto all’industria, grazie alla diversificazione dell’offerta e alla crescente digitalizzazione che permette alle imprese di accedere a nuove fasce di mercato.

Nel complesso, questi dati trimestrali segnalano una ripresa ancora fragile e disomogenea, con un settore industriale che continua a fare i conti con le incertezze globali e un comparto dei servizi che cerca nuove strade per sostenere la crescita.

Il ravvedimento operoso è un meccanismo che permette ai contribuenti di regolarizzare spontaneamente la propria posizione fiscale beneficiando di sanzioni ridotte.

Con l’entrata in vigore del D.lgs. 87/2024, prevista per il 1° settembre 2024, sono state introdotte importanti novità che rendono le sanzioni meno onerose per le violazioni commesse a partire da questa data.

Il ravvedimento operoso consente ai contribuenti di sanare le proprie irregolarità fiscali versando una sanzione ridotta rispetto a quella ordinaria. Questo strumento, previsto dall’articolo 13 del Decreto Legislativo 472/1997, mira a incentivare la compliance fiscale, offrendo una via più economica e rapida per regolarizzare le posizioni fiscali irregolari.

Le Modifiche Introdotte dal D.lgs. 87/2024

Il D.lgs. 87/2024 ha riformato significativamente il regime delle sanzioni amministrative per le violazioni fiscali, introducendo percentuali di riduzione più vantaggiose.

Le nuove disposizioni si applicano esclusivamente alle violazioni commesse a partire dal 1° settembre 2024, offrendo ai contribuenti un incentivo a regolarizzare tempestivamente le proprie posizioni.

Una delle principali novità riguarda la riduzione delle sanzioni. Ad esempio, per le violazioni relative a versamenti tardivi, la sanzione è ridotta dal 30% al 25% dell’imposta non versata. Inoltre, le sanzioni vengono ulteriormente ridotte in base al tempo trascorso dalla violazione, con percentuali decrescenti quanto più tempestivo è il ravvedimento.

Il ravvedimento operoso è articolato su diverse finestre temporali, ognuna delle quali comporta una diversa entità della sanzione ridotta:

  • Ravvedimento entro 30 Giorni dalla Violazione Per i ravvedimenti effettuati entro 30 giorni dalla violazione, la sanzione è ridotta a 1/10 del minimo. Questa finestra temporale è particolarmente vantaggiosa per i contribuenti che desiderano regolarizzare rapidamente la propria posizione senza incorrere in sanzioni pesanti.
  • Ravvedimento entro 90 Giorni dalla Violazione Se il ravvedimento avviene entro 90 giorni, la sanzione è ridotta a 1/9 del minimo. Questo periodo offre ancora un’opportunità significativa per ridurre l’onere sanzionatorio, sebbene sia meno vantaggioso rispetto ai primi 30 giorni.
  • Ravvedimento entro 1 Anno dalla Violazione Il ravvedimento entro l’anno dalla violazione prevede una sanzione ridotta a 1/8 del minimo. Questo permette ai contribuenti di beneficiare di una riduzione rilevante, purché si attivino entro un anno dalla data della violazione.
  • Ravvedimento oltre 1 Anno dalla Violazione Per le violazioni regolarizzate oltre l’anno, la sanzione è ridotta a 1/7 del minimo. Sebbene meno vantaggiosa rispetto alle precedenti finestre temporali, questa opzione rappresenta comunque un risparmio significativo rispetto alle sanzioni ordinarie.

Interessi Moratori e Calcolo

Oltre alle sanzioni ridotte, è necessario calcolare e versare anche gli interessi moratori. Questi sono calcolati al tasso legale, che dal 1° gennaio 2024 è pari al 2,5%, con maturazione giorno per giorno. La corretta applicazione degli interessi è fondamentale per completare il processo di ravvedimento.

Per procedere al ravvedimento operoso, il contribuente deve effettuare il pagamento del tributo non versato, degli interessi moratori e della sanzione ridotta. La regolarizzazione si considera completata solo con il pagamento contestuale di tutte queste componenti.

Le nuove regole introdotte dal D.lgs. 87/2024 offrono riduzioni più significative rispetto al regime precedente. Questo rende il ravvedimento operoso una soluzione ancora più conveniente per chi desidera sanare le proprie irregolarità fiscali.

La complessità delle norme fiscali rende spesso necessario l’intervento di un professionista. Rivolgersi a un commercialista può aiutare a evitare errori e a sfruttare al meglio le opportunità di ravvedimento operoso e guidare il contribuente attraverso ogni fase del processo, assicurando una corretta applicazione delle norme.

 

Domande Frequenti (FAQ)

  1. Cos’è il ravvedimento operoso? Il ravvedimento operoso è una procedura che consente ai contribuenti di regolarizzare spontaneamente le proprie violazioni fiscali, beneficiando di sanzioni ridotte.
  2. Quali sono le novità introdotte dal D.lgs. 87/2024? Il decreto ha ridotto le sanzioni per le violazioni fiscali commesse a partire dal 1° settembre 2024, introducendo nuove percentuali di riduzione basate sul tempo trascorso dalla violazione.
  3. Come si calcolano le sanzioni ridotte? Le sanzioni ridotte si calcolano applicando percentuali decrescenti in base alle tempistiche del ravvedimento: 1/10 entro 30 giorni, 1/9 entro 90 giorni, 1/8 entro un anno, ecc.
  4. Cosa succede se non si rispettano le tempistiche del ravvedimento? Se non si rispettano le tempistiche previste, si applicano le sanzioni ordinarie, che sono significativamente più alte rispetto a quelle ridotte.
  5. Perché è consigliabile rivolgersi a un commercialista? Un commercialista può fornire assistenza personalizzata, assicurando una corretta applicazione delle norme e aiutando a evitare errori costosi durante il processo di ravvedimento.

Per ulteriori chiarimenti, consulenze o assistenza personalizzata, rimaniamo  a vostra disposizione.

Dal 7 luglio è in vigore la Legge 95/2024, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 157 del 6 luglio 2024, che include la conversione in legge, con modifiche, del D.L. 60/2024, noto come “Decreto Coesione“.

Aspetti Normativi e Fiscali

Le modifiche normative introdotte dal Decreto Coesione 2024 hanno implicazioni fiscali significative per i datori di lavoro. È essenziale comprendere:

  • I dettagli delle nuove norme e come queste influenzano la gestione delle risorse
  • Gli impatti fiscali delle agevolazioni, inclusi gli esoneri contributivi e gli incentivi finanziari.
  • Le procedure per la documentazione e la verifica delle assunzioni e delle trasformazioni

Con l’introduzione di queste numerose novità e opportunità per i datori di lavoro e i sostituti d’imposta, è indispensabile che le aziende siano informate e preparate a sfruttare al meglio queste agevolazioni per migliorare la propria competitività e sostenibilità.

Tra le novità:

Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa (ISCRO)

Una delle principali novità introdotte riguarda la disciplina dell’indennità straordinaria ISCRO. Questa misura, pensata per garantire continuità reddituale e operativa ai lavoratori autonomi, ha subito modifiche significative:

  • La partecipazione ai percorsi di aggiornamento professionale, inizialmente condizionenecessaria per l’erogazione dell’indennità, è ora semplicemente “accompagnata” da tali percorsi. Questo significa che i beneficiari non saranno obbligati a seguire i corsi, ma saranno riorganizzate.
  • I beneficiari devono autorizzare l’inserimento dei loro dati nel Sistema Informativo di Inclusione Sociale e Lavorativa (SISSL) e al Sistema unitario di politiche del lavoro. Questo è necessario per la sottoscrizione del patto di attivazione digitale, che permette la convocazione da parte dei centri per l’impiego.

Bonus Donne

Il Decreto Coesione introduce un esonero contributivo totale per 24 mesi per le assunzioni di donne svantaggiate. Questa misura, prevista dall’articolo 23 del decreto, non ha subito modifiche durante l’iter di conversione. Le categorie di beneficiarie includono:

  • Donne di qualsiasi età, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi, residenti nelle regioni della Zona Economica Speciale (ZES) unica per il Mezzogiorno.
  • Donne di qualsiasi età, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi, nei settori con un tasso di disparità di genere superiore almeno del 25% rispetto alla media.
  • Donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno ventiquattro mesi, ovunque

L’esonero contributivo spetta nel limite di 650 euro mensili e solo se realizza un incremento occupazionale netto tra il numero di lavoratori occupati in ciascun mese e la media dei 12 mesi precedenti.

Bonus Giovani

Il Decreto Coesione riconferma l’agevolazione prevista dall’art.22 del DL 60/2024, che prevede un esonero contributivo totale per 24 mesi per:

  • Le assunzioni a tempo
  • Le trasformazioni di contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, effettuate tra il 01.09.2024 e il 31.12.2025.

Questa agevolazione è rivolta a giovani che non hanno compiuto i 35 anni e che non sono mai stati occupati a tempo indeterminato. L’esonero spetta nel limite di 500 euro mensili per ciascun lavoratore, che salgono a 650 nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.

Bonus ZES Mezzogiorno

Durante l’iter di conversione del decreto è stato riconfermato l’esonero totale dei contributi previdenziali per 24 mesi per:

  • Le assunzioni a tempo indeterminato di personale non
  • Effettuate tra il 09.2024 e il 31.12.2025.
  • Da datori di lavoro privati che occupano fino a 10
  • Presso una sede o unità produttiva ubicata nella ZES unica per il

Le assunzioni devono riguardare soggetti over 35 disoccupati da almeno 24 mesi. L’esonero spetta nel limite di 650 euro su base mensile per lavoratore. È stato inoltre chiarito che il Bonus Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno non si applica ai rapporti di apprendistato e di lavoro domestico. Le regioni coinvolte sono Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Proroga Attività Agenzie Portuali e Incremento Finanziamenti

Un’altra novità rilevante è la proroga di nove mesi per le attività delle agenzie per la somministrazione e la riqualificazione del lavoro istituite nei porti. Questa misura, introdotta nel 2017 per sostenere l’occupazione e migliorare l’efficienza operativa nel comparto del trasporto marittimo, è stata prorogata in sede di conversione del decreto. Inoltre, le risorse finanziarie per il personale non avviato al lavoro sono state incrementate a 8.800.000 euro per il 2024.

Nuove Imprese digitali ed ecologiche 2025 under 35

Il Decreto Coesione prevede anche agevolazioni per gli under 35 che avviano nuove imprese entro il 2025 nei settori della transizione digitale ed ecologica. Queste agevolazioni mirano a promuovere l’innovazione e la sostenibilità, offrendo esoneri contributivi e altri incentivi finanziari per le nuove iniziative imprenditoriali.

Per sfruttare al meglio le nuove agevolazioni introdotte dal Decreto Coesione 2024, i datori di lavoro devono essere consapevoli delle condizioni e dei requisiti necessari per accedere a questi benefici. È consigliabile:

  • Monitorare attentamente le scadenze e le procedure per l’ottenimento degli esoneri contributivi.
  • Collaborare con i consulenti del lavoro per garantire la conformità alle nuove
  • Investire in formazione e aggiornamento professionale per il personale, sfruttando le opportunità offerte dalle nuove misure.

Per meglio comprendere le nuove misure introdotte con il Decreto Coesione, per consulenze personalizzate ed assistenza su queste ed altre tematiche fiscali e normative, il nostro Studio è a vostra disposizione!

FAQ

  1. Cos’è il Decreto Coesione 2024? Il Decreto Coesione 2024 è una normativa che introduce varie agevolazioni e modifiche fiscali per promuovere l’occupazione e la competitività delle imprese, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno.
  2. Quali sono le principali novità per i datori di lavoro? Tra le principali novità vi sono l’esonero contributivo per le assunzioni di donne e giovani, le agevolazioni per le ZES del Mezzogiorno, e le modifiche alla disciplina ISCRO.
  3. Chi può beneficiare del Bonus Donne? Il Bonus Donne è destinato a donne di qualsiasi età che siano prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi e residenti nelle regioni della ZES del Mezzogiorno, o che appartengono a settori con alta disparità di
  4. Come funziona il Bonus Giovani? Il Bonus Giovani prevede un esonero contributivo totale per 24 mesi per le assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni contrattuali di giovani che non hanno compiuto i 35 anni e che non sono mai stati occupati a tempo indeterminato.
  5. Cosa sono le ZES e quali vantaggi offrono? Le Zone Economiche Speciali (ZES) sono aree geografiche nelle regioni del Mezzogiorno che beneficiano di agevolazioni fiscali e contributive per favorire lo sviluppo economico e l’occupazione.

Le operazioni interne al Gruppo IVA rappresentano un tema di grande rilevanza nel panorama fiscale europeo. Recentemente, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (UE) si è espressa sulla questione dell’imponibilità dei servizi resi a titolo oneroso tra soggetti appartenenti allo stesso Gruppo IVA, escludendoli dall’applicazione dell’imposta.

Cos’è un Gruppo IVA?

Un Gruppo IVA è un insieme di soggetti giuridici che, pur mantenendo la propria autonomia legale, sono considerati un’unica entità ai fini dell’IVA. Questa struttura permette ai membri del gruppo di beneficiare di semplificazioni amministrative e di evitare la doppia imposizione sulle transazioni interne. Tuttavia, la formazione di un Gruppo IVA comporta anche sfide e svantaggi, come la complessità nella gestione della detraibilità dell’IVA e l’adeguamento alle normative nazionali e comunitarie.

L’11 luglio 2024, la Corte di Giustizia UE si è pronunciata sulla causa C-184/23, stabilendo che i servizi resi a titolo oneroso tra soggetti appartenenti allo stesso Gruppo IVA non sono soggetti a imposta, anche se l’IVA assolta dal destinatario non può essere detratta.

Questa sentenza è fondamentale poiché fornisce chiarezza sulla rilevanza ai fini dell’IVA delle operazioni interne al Gruppo, un tema che ha visto opinioni divergenti tra gli Avvocati generali della Corte.

Posizioni Divergenti degli Avvocati Generali

Gli Avvocati generali della Corte UE hanno espresso opinioni diverse riguardo all’imponibilità delle operazioni infragruppo. Da un lato, un primo orientamento sostiene che tali operazioni sono escluse dal campo di applicazione dell’IVA, considerandole operazioni infragruppo. Questa posizione è stata sostenuta nelle cause C-85/11 (Commissione/Irlanda), C-480/10 (Commissione/Svezia) e C-108/14 e C-109/14 (Larentia + Minerva e Marenave Schiffahrt).

Dall’altro lato, un orientamento opposto ritiene che le operazioni interne tra i membri del Gruppo IVA debbano essere imponibili.

La Corte ha dovuto quindi bilanciare queste posizioni divergenti per giungere a una decisione definitiva.

La sentenza della Corte di Giustizia UE ha effetti immediati per i Gruppi IVA, escludendo dall’imposta le operazioni interne. Questo significa che i servizi resi all’interno di un Gruppo IVA non saranno più soggetti all’IVA, indipendentemente dalla detraibilità dell’imposta per il destinatario. Le imprese dovranno quindi rivedere le loro pratiche fiscali e adattarsi a questa nuova normativa, che porta con sé sia vantaggi che sfide.

Per beneficiare dell’esclusione dall’IVA, le operazioni devono soddisfare determinati requisiti. In particolare, devono essere effettuate tra soggetti appartenenti allo stesso Gruppo IVA e devono essere a titolo oneroso. Ad esempio, se una società del gruppo fornisce servizi di consulenza a un’altra società dello stesso gruppo, questi servizi non saranno soggetti a IVA. Tuttavia, è importantissimo che tutte le condizioni previste dalla normativa siano rispettate per evitare sanzioni e contestazioni da parte delle autorità fiscali.

Differenze tra Stati Membri

Gli Stati membri dell’UE adottano approcci diversi nella regolamentazione delle operazioni infragruppo. Ad esempio, in Italia, l’Agenzia delle Entrate ha fornito specifiche indicazioni sull’applicazione delle esclusioni per i Gruppi IVA. Altri paesi, come la Germania e la Francia, hanno normative leggermente diverse che riflettono le loro specificità fiscali. È essenziale che le imprese multinazionali siano consapevoli di queste differenze e si adeguino di conseguenza per garantire la conformità in ogni giurisdizione.

Detraibilità dell’IVA

La detraibilità dell’IVA è un concetto fondamentale nella gestione fiscale delle imprese. La sentenza della Corte di Giustizia UE specifica che, anche se le operazioni interne al Gruppo IVA sono escluse dall’imposta, l’IVA assolta dal destinatario non può essere detratta. Questo implica che le imprese devono prestare particolare attenzione alla gestione della detraibilità per evitare impatti negativi sul cash flow e sulla pianificazione fiscale.

La sentenza della Corte di Giustizia UE rappresenta un cambiamento significativo nella gestione delle operazioni interne ai Gruppi IVA. Escludendo queste operazioni dall’imposta, la Corte ha fornito chiarezza su un tema controverso e ha introdotto nuove sfide per le imprese.

Per adattarsi alla nuova normativa, le imprese dovranno rivedere le loro procedure interne e assicurarsi di rispettare tutte le condizioni previste e tenere conto delle diverse normative nazionali per assicurarsi di essere conformi in ogni giurisdizione in cui operano.

È consigliabile consultare esperti fiscali per valutare l’impatto della sentenza e implementare strategie che ottimizzino la gestione dell’IVA.
Il nostri esperti sono a disposizione per chiarire ogni eventuale dubbio, per consulenze e per assistenza personalizzata.

 

FAQ

  1. Cos’è un Gruppo IVA? Un Gruppo IVA è un insieme di soggetti giuridici che vengono considerati come un’unica entità ai fini dell’IVA, beneficiando di semplificazioni amministrative e riduzione della doppia imposizione.
  2. Quali sono le implicazioni della sentenza della Corte di Giustizia UE? La sentenza esclude dall’imposta le operazioni interne ai Gruppi IVA, influenzando la gestione fiscale delle imprese e la detraibilità dell’IVA.
  3. Come si applicano le esclusioni dall’IVA? Le esclusioni si applicano alle operazioni a titolo oneroso tra soggetti appartenenti allo stesso Gruppo IVA, a condizione che tutte le normative siano rispettate.
  4. Quali sono le differenze tra gli Stati membri nella regolamentazione delle operazioni infragruppo? Gli Stati membri adottano approcci diversi; le imprese devono adeguarsi alle specifiche normative nazionali per garantire la conformità.
  5. Qual è l’impatto della sentenza sulla detraibilità dell’IVA? Anche se le operazioni interne sono escluse dall’imposta, l’IVA assolta dal destinatario non può essere detratta, influenzando il cash flow e la pianificazione fiscale delle imprese.

 

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