La Certificazione Unica rappresenta uno degli strumenti più importanti per la trasparenza fiscale e per la corretta dichiarazione dei redditi da parte dei lavoratori autonomi. Dal 2026, grazie alle novità introdotte dal Decreto Legislativo n. 81/2025, cambiano profondamente le tempistiche di trasmissione all’Agenzia delle Entrate, offrendo ai sostituti d’imposta e ai professionisti nuove opportunità di gestione più razionale e meno frenetica delle scadenze annuali.

Le modifiche alle scadenze della Certificazione Unica trovano origine nel nuovo Decreto correttivo fiscale approvato nel giugno 2025. La norma va a incidere direttamente sull’articolo 4, comma 6-quinquies, del D.P.R. 322/1998, recependo le esigenze di molti operatori del settore che, negli anni, avevano manifestato la necessità di un calendario più flessibile e razionale.

Prima dell’introduzione di questa novità, le tempistiche per la trasmissione della Certificazione Unica variavano in base alla natura del reddito corrisposto, imponendo scadenze differenziate e spesso molto ravvicinate tra loro. Il legislatore, ascoltando la voce dei professionisti, ha deciso di intervenire per garantire maggiore ordine e prevedibilità. In questo modo, chi si occupa della trasmissione telematica dei dati potrà gestire le scadenze con tempi più distesi e senza il rischio di sovrapposizioni.

Il cuore della riforma riguarda tutte le Certificazioni Uniche relative ai redditi da prestazioni di lavoro autonomo rientranti nell’esercizio di arte o professione abituale, oltre alle provvigioni per le prestazioni non occasionali inerenti ai rapporti di commissione, agenzia, mediazione, rappresentanza di commercio e procacciamento di affari.

A partire dal 2026, la trasmissione di queste Certificazioni Uniche dovrà avvenire entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello in cui le somme sono state corrisposte. Si tratta di un significativo spostamento in avanti rispetto alle scadenze precedenti e rappresenta una svolta epocale per chi lavora nel mondo della consulenza fiscale e amministrativa.

Tuttavia, è importante ricordare che questa nuova scadenza interessa soltanto le CU relative a redditi da lavoro autonomo abituale e alle provvigioni non occasionali. Per le altre tipologie di reddito – come il lavoro autonomo occasionale, i compensi per diritti d’autore, le locazioni brevi e le ritenute operate dai condomini (quando il percettore è un imprenditore individuale) – il termine per la trasmissione resterà fissato al 16 marzo.

Il cambiamento delle tempistiche incide in modo particolare su chi esercita un’attività di lavoro autonomo in forma abituale o riceve provvigioni per rapporti di collaborazione continuativi. Per queste categorie, la Certificazione Unica rappresenta uno degli strumenti fondamentali per attestare i redditi percepiti, e una trasmissione tempestiva consente di mantenere allineati i dati tra contribuenti e amministrazione finanziaria.

La nuova data del 30 aprile offre ai professionisti e ai sostituti d’imposta il vantaggio di un intervallo più ampio tra la chiusura dell’anno fiscale e l’adempimento dichiarativo, riducendo i rischi di errori e consentendo una raccolta documentale più accurata. Gli agenti di commercio, i mediatori e i rappresentanti potranno così affrontare l’invio telematico con una gestione più serena, senza la pressione delle scadenze immediate che caratterizzavano gli anni precedenti.

 

Le scadenze a confronto: 2025 vs 2026

Nel 2025, per le Certificazioni Uniche relative ai redditi 2024, il termine di trasmissione resta fissato al 31 marzo per i redditi da lavoro autonomo abituale, mentre per le provvigioni per prestazioni non occasionali la scadenza rimane il 16 marzo. A partire dal 2026, invece, tutte le CU relative a queste due tipologie di redditi dovranno essere trasmesse entro il 30 aprile, unificando così il termine e rendendo il processo più semplice da gestire.

Il nuovo calendario delle scadenze, dunque, prevede:

  • 16 marzo per le Certificazioni Uniche riguardanti il lavoro dipendente, assimilato, lavoro autonomo occasionale, diritti d’autore e locazioni brevi.
  • 30 aprile per la Certificazione Unica riferita al lavoro autonomo abituale e alle provvigioni non occasionali.
  • 31 ottobre per tutte le CU che includono esclusivamente redditi esenti o non dichiarabili tramite precompilata (ad esempio TFR, dati previdenziali o provvigioni erogate a società).

Va sottolineato che resta invariato l’obbligo di consegna della Certificazione Unica al contribuente, che continua ad essere fissato al 16 marzo.

Per ulteriori chiarimenti e per consulenze personalizzate lo Studio Pallino è a vostra completa disposizione.

FAQ

Qual è la principale novità sulla trasmissione della Certificazione Unica per lavoratori autonomi dal 2026?
Dal 2026, la trasmissione della Certificazione Unica relativa a redditi da lavoro autonomo abituale e alle provvigioni non occasionali dovrà essere effettuata entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello in cui sono state corrisposte le somme. Si tratta di una proroga rispetto alle scadenze precedenti, voluta dal Decreto Legislativo n. 81/2025.

Le scadenze cambiano anche per il lavoro autonomo occasionale?
No, la scadenza per la trasmissione della Certificazione Unica relativa al lavoro autonomo occasionale rimane fissata al 16 marzo, così come per i compensi da diritti d’autore, redditi da locazioni brevi e altre categorie specifiche.

Cosa succede per le Certificazioni Uniche con soli redditi esenti o non dichiarabili in precompilata?
Per le Certificazioni Uniche che includono esclusivamente redditi esenti o non dichiarabili con il modello precompilato, la trasmissione dovrà avvenire entro il 31 ottobre dell’anno successivo.

Resta invariato l’obbligo di consegna della CU al contribuente?
Sì, l’obbligo di consegnare la Certificazione Unica al contribuente resta fissato al 16 marzo, indipendentemente dalla nuova scadenza per la trasmissione telematica.

Chi è tenuto a rispettare la nuova scadenza del 30 aprile?
La nuova scadenza del 30 aprile riguarda i sostituti d’imposta che devono trasmettere la Certificazione Unica per redditi da lavoro autonomo abituale o per provvigioni da rapporti di commissione, agenzia, mediazione, rappresentanza di commercio e procacciamento d’affari.

Cosa rischia chi non rispetta la nuova scadenza?
Il mancato rispetto della scadenza può comportare sanzioni amministrative per il sostituto d’imposta, oltre a complicazioni nella regolarità della posizione fiscale del lavoratore autonomo.

La nuova scadenza riguarda anche le società?
No, le nuove regole si applicano esclusivamente alle persone fisiche. Le Certificazioni Uniche per provvigioni erogate a società continueranno a seguire la scadenza del 31 ottobre.

Il mese di luglio 2025 si presenta particolarmente intenso sotto il profilo fiscale e contributivo. Le aziende, i professionisti e i contribuenti devono prestare attenzione a numerose scadenze, tra versamenti IVA, contributi INPS, adempimenti dichiarativi e rateizzazioni. In questo articolo riepiloghiamo tutte le principali scadenze del mese, fornendo indicazioni chiare per una corretta gestione degli obblighi fiscali.

10 Luglio

Contributi lavoratori domestici
Scade il termine per il pagamento dei contributi INPS relativi al secondo trimestre 2025 per i lavoratori domestici.

16 Luglio

IVA mensile
Versamento dell’IVA a debito relativa al mese di giugno tramite modello F24, codice tributo 6006.

Ritenute alla fonte
Versamento delle ritenute operate nel mese di giugno su compensi a professionisti, provvigioni e retribuzioni di lavoro dipendente.

Contributi INPS dipendenti
Pagamento dei contributi sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti riferite al mese di giugno.

Contributi Gestione Separata INPS
Pagamento dei contributi da parte dei committenti sui compensi erogati nel mese di giugno.

Redditi 2025
Scadenza della seconda rata per chi ha optato per la rateizzazione del saldo imposte derivanti dal modello Redditi 2025.

21 Luglio

Redditi e IRAP 2025 – ISA
Scadenza del versamento della prima rata del saldo Redditi e IRAP 2025 per i contribuenti non titolari di partita IVA per i quali sono stati elaborati gli ISA.

Diritto Annuale Camere di Commercio
Versamento del diritto camerale 2025 tramite modello F24 (codice tributo 3850). La scadenza segue quella del modello Redditi.

25 Luglio

INTRASTAT
Presentazione degli elenchi riepilogativi mensili e trimestrali relativi alle cessioni e acquisti intracomunitari di giugno o del secondo trimestre.

Contributi ENPAIA
Le aziende agricole devono confermare le retribuzioni di maggio e versare i contributi previdenziali per gli impiegati agricoli tramite il portale Enpaia.

Entro il 30 Luglio

Deposito bilancio 2024
Termine ultimo per il deposito presso la CCIAA dei bilanci approvati entro i 180 giorni dalla chiusura dell’esercizio al 31/12/2024.

Saldo 2024 e acconto 2025
Versamento del saldo 2024 e primo acconto 2025 delle imposte derivanti dai modelli Redditi/IRAP, con maggiorazione dello 0,40%.

31 Luglio

Rimborso IVA trimestrale
Scadenza per la richiesta del rimborso dell’IVA a credito del secondo trimestre 2025.

UNI-EMENS
Invio telematico della dichiarazione Uni-Emens riferita al mese di giugno.

Imposta registro contratti di locazione
Scadenza del versamento dell’imposta di registro (2% del canone annuo) per i contratti di locazione iniziati il 1° luglio e non soggetti a cedolare secca.

Rottamazione-quater
Scadenza della nona rata (di massimo 18) oppure della prima rata per i riammessi alla definizione agevolata (Art. 3-bis, DL 202/2023), tramite modello F24.


Tabella riepilogativa scadenze luglio 2025

Data Adempimento
10 Luglio Contributi INPS lavoratori domestici – 2° trimestre
16 Luglio IVA mensile (giugno), ritenute, INPS dipendenti, Gestione Separata, Redditi
21 Luglio Redditi/IRAP soggetti ISA, diritto camerale
25 Luglio INTRASTAT, contributi ENPAIA
30 Luglio Deposito bilancio 2024, saldo 2024 + acconto 2025
31 Luglio Rimborso IVA Q2, UNI-EMENS, imposta registro, Rottamazione-quater

Per maggiori dettagli e per assistenza personalizzata il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

Di fronte a un clima sempre più instabile, con temperature che superano frequentemente i 40 gradi, le istituzioni regionali hanno adottato una serie di ordinanze a tutela della sicurezza sul lavoro, specialmente nei settori più esposti al rischio di stress termico e colpi di calore.

Il contesto climatico, influenzato dai cambiamenti climatici, ha accelerato l’adozione di misure preventive rigorose per limitare le attività durante le ore più calde della giornata. Diverse Regioni, tra cui Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia, Abruzzo e Basilicata, hanno formalmente introdotto il divieto di lavoro all’aperto dalle ore 12:30 alle 16:00, nei giorni in cui il sistema Worklimate dell’INAIL segnala un livello di rischio “alto”.

Nel Lazio, ad esempio, l’ordinanza firmata dal presidente della Regione prevede il blocco delle attività esterne tra le 12:30 e le 16:00 fino al 31 agosto 2025, qualora venga confermato il rischio termico elevato. Misura simile è stata adottata anche in Toscana, dove il presidente Eugenio Giani ha sottolineato la gravità del fenomeno e la necessità di tutelare i lavoratori nei settori agricolo, florovivaistico e dell’edilizia.

La sicurezza sul lavoro è diventata così una priorità assoluta, e l’attivazione delle ordinanze si estende anche ad altri comparti come la logistica e le cave, laddove le attività si svolgano sotto il sole cocente. L’Emilia-Romagna ha incluso nel provvedimento anche i piazzali della logistica, riconoscendo l’intensità fisica e l’esposizione al caldo come elementi di rischio significativi.

Oltre alle sospensioni obbligatorie, le regioni come il Veneto hanno scelto una linea più soft, raccomandando piuttosto che imponendo, soluzioni come la rotazione del personale, la riduzione dei tempi di esposizione e l’adozione di misure organizzative flessibili. Questo approccio mira comunque a garantire il diritto alla salute anche nei casi in cui l’interruzione totale dell’attività non sia possibile.

Le misure straordinarie sono state attivate anche nel Sud Italia: la Calabria, la Campania, la Puglia e la Sicilia hanno approvato ordinanze simili che impongono lo stop ai lavori all’aperto durante le ore centrali della giornata. Un elemento comune a tutte le normative è il riferimento alla mappa termica pubblicata dal portale Worklimate, sviluppato dall’INAIL in collaborazione con il CNR. Questo strumento consente di monitorare in tempo reale il rischio di esposizione occupazionale al caldo, diventando un punto di riferimento per datori di lavoro e istituzioni.

Le ordinanze, seppur differenti nei dettagli operativi, convergono su un principio comune: la prevenzione. Il caldo viene considerato un fattore di rischio professionale con effetti anche gravi sulla salute, come evidenziato dai casi di malore registrati negli ultimi anni tra operai agricoli e manovali.

A livello normativo, le imprese interessate possono fare ricorso a strumenti come la cassa integrazione con causale EONE (eventi meteo non evitabili) o la CISOA per il settore agricolo, nei giorni in cui è attiva la sospensione. Questo consente di tutelare sia i lavoratori che il tessuto produttivo, limitando l’impatto economico delle interruzioni.

Le ordinanze anti-caldo adottate nel 2025 si inseriscono in un quadro normativo sempre più attento alla gestione dei rischi climatici nel mondo del lavoro. Le misure variano da regione a regione ma seguono linee guida condivise e coordinate, con l’obiettivo di ridurre l’esposizione al calore e garantire condizioni di lavoro sicure anche durante i picchi di calore estivo.

Ordinanze Regionali Anti-Caldo 2025

Regione Periodo Validità Orario di Sospensione Settori Coinvolti Condizioni di Attivazione Eccezioni / Note
Lombardia 2 luglio – 15 settembre 2025 12:30 – 16:00 Edilizia, cave, agricoltura, florovivaismo Solo nei giorni con livello di rischio “alto” secondo Worklimate Escluse attività urgenti, pubblica utilità, protezione civile
Lazio Fino al 31 agosto 2025 12:30 – 16:00 Tutte le attività all’aperto Rischio “Alto” su Worklimate Valida su tutto il territorio regionale
Emilia-Romagna Fino al 15 settembre 2025 12:30 – 16:00 Cantieri edili, agricoltura, florovivaismo, logistica In caso di caldo estremo o anomalo Ordinanza regionale specifica
Abruzzo Fino al 31 agosto 2025 12:30 – 16:00 Agricoltura, florovivaismo, edilizia e affini Lavori con esposizione prolungata al sole Escluse attività di pubblica utilità
Veneto Raccomandazione in vigore Sconsigliato nelle ore calde Tutti i lavori all’aperto Suggerimento generale per i datori di lavoro Raccomandazioni su turni, pause, rotazioni
Basilicata Fino al 31 agosto 2025 12:30 – 16:00 Lavoro agricolo Rischio “Alto” su Worklimate Ordinanza valida nei giorni con rischio elevato
Toscana Fino al 31 agosto 2025 12:30 – 16:00 Attività fisica intensa con esposizione prolungata al sole Livello di rischio alto su Worklimate Ordinanza firmata da Eugenio Giani
Calabria Dal 10 giugno 2025 Non specificato Tutte le attività all’aperto Ordinanza già attiva su tutto il territorio Tra le prime ad attivarsi
Umbria Da metà giugno 2025 Non specificato Tutti i lavori esposti Ordinanza anticipata rispetto agli anni precedenti Prima volta con attivazione così tempestiva

 

 

Con il messaggio n. 1961 del 20 giugno 2025, l’INPS ha ulteriormente definito i dettagli tecnici da rispettare: è ora obbligatoria la valorizzazione di specifici elementi all’interno dell’elemento e sono state posticipate a ottobre 2025 alcune valorizzazioni originariamente previste per luglio. Questo aggiornamento si applica a tutte le aziende del settore privato, compresi i datori di lavoro agricoli e le pubbliche amministrazioni.

Possono accedere al rimborso delle retribuzioni tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, inclusi colf, badanti, operai agricoli e lavoratori domestici. Per avere diritto alla giornata retribuita, la donazione deve essere gratuita, effettuata presso un centro autorizzato, e deve consistere in almeno 250 grammi di sangue. Nei casi di inidoneità alla donazione, il motivo deve essere riconducibile a quelli previsti dal decreto del 2015 e indicato in un certificato medico con giorno, ora e motivazione.

L’assenza giustificata dà inoltre diritto all’accredito della contribuzione figurativa, che è importante ai fini previdenziali e per il calcolo della pensione. Qualora il datore non presenti richiesta di rimborso, la retribuzione versata rientrerà nella normale contribuzione ordinaria.

Il calcolo della retribuzione per l’assenza da donazione deve essere effettuato considerando la retribuzione ordinaria che il dipendente avrebbe percepito se avesse lavorato. Devono essere escluse le componenti non ricorrenti, e vanno considerate solo le voci fisse e continuative. Per i lavoratori mensilizzati, la retribuzione teorica mensile va divisa per 26; per chi ha una retribuzione oraria, si applica anche un divisore orario.

In particolare, per gli operai agricoli, il flusso Uniemens-PosAgri richiede l’applicazione di un divisore di 6,5 ore giornaliere.

Esistono due modalità per il rimborso: tramite conguaglio nel flusso Uniemens, o con domanda diretta telematica. Il conguaglio è possibile per i datori che operano secondo il D.L. 663/1979, i quali possono recuperare quanto anticipato direttamente nel flusso Uniemens usando i codici evento “DON” per la donazione e “IDS” per l’inidoneità. È obbligatorio anche indicare il codice fiscale del centro trasfusionale. I codici conguaglio sono S127 per indennità da donazione, S129 per inidoneità, e S211 per eventuali differenze.

La domanda diretta telematica è necessaria per quei datori che non possono effettuare il conguaglio, come ad esempio i datori di lavoro domestico o gli agricoli a tempo determinato. La domanda va presentata tramite i servizi INPS, usando SPID, CIE, CNS o PIN dispositivo, e deve essere inviata entro la fine del mese successivo alla data della donazione o dell’inidoneità.

Per ottenere il rimborso, è necessario allegare un certificato medico contenente il codice fiscale della struttura, la quantità donata, il giorno e l’ora, e l’attestazione della gratuità della donazione. Il lavoratore deve inoltre rilasciare una dichiarazione sulla fruizione della giornata. Nei casi di inidoneità, il certificato deve riportare anche l’orario di entrata e uscita.

Dal 1° luglio 2025, sono previste nuove istruzioni tecniche per la compilazione del flusso Uniemens. Sarà obbligatoria la valorizzazione di campi specifici come l’elemento , il codice fiscale della struttura sanitaria, il tipo di evento, il numero di ore (in caso di inidoneità) e il tipo di copertura. Tutto ciò al fine di migliorare l’accuratezza dei dati e garantire un corretto accredito contributivo.

È importante evidenziare che l’obbligo di valorizzazione degli elementi è stato posticipato al periodo di competenza ottobre 2025, dando così più tempo ai datori per adeguarsi. Questo slittamento riduce il rischio di errori nelle prime applicazioni della nuova disciplina.

Per i datori di lavoro agricoli, la circolare INPS n. 96/2025 fornisce specifiche istruzioni: devono utilizzare il flusso Uniemens/PosAgri e indicare la retribuzione anticipata con il codice “S”. È necessario valorizzare correttamente il campo <Retribuzione Persa (RP)>, utile per il calcolo della contribuzione figurativa. La somma oggetto di anticipazione va riportata nel campo .

Sono stati anche illustrati esempi pratici per facilitare la compilazione: ad esempio, nel caso di donazione con giornata interamente retribuita, va utilizzato il codice evento DON con copertura totale; per le situazioni di inidoneità con assenza parziale, si utilizza IDS con il numero effettivo di ore indicate.

La documentazione da presentare è fondamentale. Il certificato medico deve contenere tutti i dati richiesti dalla normativa. Anche la dichiarazione del lavoratore è indispensabile per confermare la gratuità dell’atto e la fruizione dell’assenza.

Per la trasmissione delle domande INPS, sono accettati diversi strumenti di identificazione digitale: SPID, Carta d’Identità Elettronica (CIE), Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o il vecchio PIN dispositivo. L’uso di questi strumenti garantisce la sicurezza della comunicazione e l’accesso ai servizi digitali.

Dal punto di vista previdenziale, le giornate di assenza giustificate per donazione danno diritto all’accredito figurativo e sono pienamente riconosciute ai fini del diritto alla pensione. Tuttavia, è fondamentale una corretta compilazione dei flussi per non perdere tali benefici.

Una compilazione errata può portare a sanzioni, soprattutto in caso di incongruenze nei dati trasmessi. L’INPS effettua verifiche sulle comunicazioni inviate e può bloccare i rimborsi in presenza di errori.

Per maggiori chiarimenti e per assistenza personalizzata il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

FAQ

Chi ha diritto al rimborso per donazione di sangue?
Tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, inclusi domestici e agricoli, a condizione che la donazione sia gratuita e avvenga in un centro autorizzato.

Cosa succede se il lavoratore è giudicato inidoneo?
Ha comunque diritto alla retribuzione per il tempo necessario alla visita e al ritorno, se l’inidoneità è certificata.

Entro quanto tempo va fatta la richiesta di rimborso all’INPS?
Entro la fine del mese successivo alla data dell’assenza per donazione o inidoneità.

Quali sono i canali per inviare la domanda all’INPS?
SPID, CIE, CNS e PIN dispositivo.

Il giorno di assenza incide sulla pensione?
No, viene riconosciuto contributivamente grazie all’accredito figurativo previsto per legge.

Domicilio digitale degli amministratori: Unioncamere chiarisce, nessuna scadenza fissata dalla legge

Secondo quanto affermato da diverse Camere di commercio italiane, tra cui quelle di Milano, Torino, Bergamo, Lecce e Padova, non è previsto alcun termine sanzionabile entro il 30 giugno 2025 per il deposito del domicilio digitale (PEC) da parte degli amministratori delle società iscritte al 1° gennaio 2025. Le Camere di commercio hanno reso nota questa posizione per chiarire le interpretazioni diffuse da organi di stampa e alcune campagne pubblicitarie che indicavano tale data come una scadenza ufficiale.

L’obbligo di comunicazione della PEC degli amministratori è stato introdotto con la Legge di Bilancio 2025 (legge n. 207/2024), articolo 1, comma 860. Tuttavia, nella formulazione della norma non viene indicato alcun termine specifico entro cui adempiere all’obbligo. Inoltre, nessuna sanzione viene espressamente prevista dalla legge nel caso di mancata comunicazione della PEC entro una certa data.

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha fornito una prima lettura della disposizione, che lasciava intendere la presenza di un termine, ma tale indicazione non ha fondamento normativo. A questa prima lettura ha fatto seguito una nota ufficiale di Unioncamere del 2 aprile 2025, in cui si richiede un chiarimento da parte del Ministero stesso. La risposta del Ministero è ancora attesa.

Secondo quanto riferito, le Camere di commercio hanno assunto una posizione comune secondo cui non sussistono né il termine del 30 giugno né l’applicabilità di sanzioni, basandosi sulla formulazione letterale della norma e sulla normativa vigente in materia di sanzioni amministrative.

L’articolo 2630 del Codice civile prevede infatti che le sanzioni amministrative siano applicabili solo quando un soggetto, obbligato per legge, omette un adempimento nei termini prescritti. In assenza di un termine definito per legge, la sanzione non può essere applicata. Inoltre, l’articolo 1 della legge 689/1981 stabilisce che «nessuno può essere assoggettato a sanzioni amministrative se non in forza di una legge» che definisca in modo esplicito tempi e modalità della violazione.

Le Camere di commercio sottolineano anche che, ai fini delle notifiche da parte della Pubblica amministrazione o di soggetti privati, l’unico indirizzo PEC valido resta quello della società pubblicato nel Registro delle imprese, come previsto dal 2008. Le PEC degli amministratori, che potranno essere inserite dal 1° gennaio 2025, non sono rilevanti per tali notifiche ufficiali.

La disposizione della Legge di Bilancio introduce dunque un obbligo formale, ma senza l’indicazione di una scadenza né la previsione di una sanzione, come previsto dai criteri normativi per la validità delle sanzioni amministrative. In questo contesto, Unioncamere ha richiesto un chiarimento definitivo da parte degli uffici del Ministero competente, in merito alla corretta applicazione della norma.

Aggiornamento del 25 giugno 2025 – Differimento del termine per il domicilio digitale

Con avviso del 25 giugno 2025, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha disposto il differimento al 31 dicembre 2025 del termine per la comunicazione del domicilio digitale da parte degli amministratori di imprese costituite in forma societaria e già iscritte alla data del 1° gennaio 2025. Il provvedimento integra le indicazioni fornite con la precedente comunicazione del 12 marzo, garantendo un’applicazione uniforme delle disposizioni previste dall’art. 1, comma 860, della legge n. 207/2024.

Per ulteriori chiarimenti il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

Le nuove Regole Tecniche Antiriciclaggio emanate dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) nel gennaio 2025 rappresentano un importante aggiornamento per l’intera categoria dei professionisti.

Queste nuove disposizioni sono il frutto di un lavoro di armonizzazione normativa e semplificazione procedurale, volto a rendere più efficace e agevole l’adempimento degli obblighi previsti dal D.Lgs. 231/2007. Rispetto alla versione del 2019, il documento pubblicato con l’Informativa n. 41 del 5 giugno 2025 introduce rilevanti chiarimenti e aggiornamenti su tre aspetti fondamentali: l’autovalutazione del rischio, l’adeguata verifica della clientela e la conservazione dei documenti.

L’Autovalutazione del Rischio
Regola Tecnica n. 1

Il primo pilastro delle nuove regole riguarda l’autovalutazione del rischio, che resta un obbligo personale e non delegabile per ogni professionista. Tuttavia, viene ammessa la possibilità per gli studi associati e le società tra professionisti (STP) di adottare un modello accentrato, purché siano definite procedure formali coerenti con la struttura organizzativa adottata.

Le novità più rilevanti includono l’introduzione di una funzione antiriciclaggio obbligatoria per gli studi associati e le STP, a meno che ogni professionista non operi in piena autonomia. Inoltre, per strutture con oltre 30 professionisti e 30 collaboratori, è prevista una funzione di revisione indipendente, un meccanismo che rafforza i controlli interni e garantisce maggiore trasparenza.

Il riferimento normativo principale è contenuto negli articoli 15 e 16 del D.Lgs. 231/2007, che delineano il quadro per valutare il rischio inerente legato alle attività professionali svolte. Le nuove regole confermano l’impianto del 2019, ma ne aggiornano i parametri e rendono più concreto il processo di valutazione. L’obiettivo è una maggiore responsabilizzazione del professionista nel riconoscere e mitigare i rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

L’Adeguata Verifica della Clientela
Regola Tecnica n. 2

La seconda regola tecnica riguarda la cosiddetta adeguata verifica della clientela, considerata una delle attività più critiche e sensibili in ambito antiriciclaggio. Il nuovo impianto normativo riformula i criteri di valutazione, distinguendo tre tipologie di verifica: semplificata, ordinaria e rafforzata, in funzione del rischio specifico connesso al cliente e all’operazione.

Vengono introdotti indicatori di rischio aggiornati e schemi di valutazione più strutturati, che permettono al professionista di stabilire con maggiore precisione il livello di approfondimento richiesto. La classificazione delle prestazioni professionali in base al grado di intensità del rischio inerente rappresenta uno degli elementi innovativi più rilevanti.

Si individuano quattro gradi di rischio:

  • Grado 1: non significativo
  • Grado 2: poco significativo
  • Grado 3: abbastanza significativo
  • Grado 4: molto significativo

Le prestazioni che rientrano nel grado 1, come il visto di conformità o la mediazione giudiziale, presentano un rischio residuale. Quelle classificate nel grado 4, come la consulenza in finanza straordinaria, richiedono invece verifiche approfondite e misure rafforzate.

Un ulteriore chiarimento importante riguarda il titolare effettivo: la fotocopia del documento di identità non è più obbligatoria, salvo la presenza di dubbi o incongruenze. Questo snellisce il processo ma impone al professionista maggiore attenzione nella valutazione della veridicità dei dati.

Conservazione della Documentazione
Regola Tecnica n. 3

Il terzo ambito di intervento è quello relativo alla conservazione dei documenti, finalizzato a garantire integrità, leggibilità e reperibilità delle informazioni trattate. Le nuove regole confermano le tre modalità previste: cartacea, informatica e mista, offrendo una maggiore flessibilità operativa.

Devono essere conservati sia i documenti acquisiti durante l’adeguata verifica della clientela, sia le scritture probatorie relative alle operazioni effettuate. In caso di controllo, è fondamentale poter ricostruire dettagli come la data di conferimento dell’incarico, i dati identificativi del cliente, lo scopo e la natura del rapporto, fino ad arrivare ai dettagli delle operazioni (data, importo, causale, mezzi di pagamento).

Per gli studi associati e le STP, è ora consentito un sistema accentrato di conservazione, subordinato all’adozione di procedure interne chiare e ben documentate. Questo sistema centralizzato consente di gestire in modo unitario i dati del cliente, dell’esecutore e del titolare effettivo, garantendo al contempo trasparenza e responsabilità individuale.

Per chiarimenti ed assistenza professionale il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

Regola Tecnica Aspetti Chiave Novità 2025
Regola Tecnica n. 1
Autovalutazione del rischio
Valutazione del rischio inerente all’attività svolta dal professionista. – Obbligo personale e non delegabile
– Modello accentrato ammesso per studi associati/STP con procedure formalizzate
– Obbligo di funzione antiriciclaggio per strutture complesse
– Revisione indipendente per strutture con oltre 30 professionisti e 30 collaboratori
Regola Tecnica n. 2
Adeguata verifica della clientela
Verifica dell’identità e del rischio associato al cliente e alla prestazione offerta. – Introduzione di indicatori di rischio aggiornati
– Classificazione delle prestazioni in 4 gradi di rischio (non significativo → molto significativo)
– Estensione casi con misure semplificate
– Non più obbligatoria copia documento titolare effettivo salvo dubbi/incongruenze
Regola Tecnica n. 3
Conservazione dei documenti
Obbligo di conservare in modo sicuro e accessibile la documentazione relativa alle verifiche e alle operazioni effettuate. – Ammessi tutti i formati: cartaceo, digitale, misto
– Obbligo di garantire integrità, leggibilità e reperibilità
– Sistema accentrato per studi associati/STP con procedure interne definite
– Dettagli conservati: incarico, dati cliente, operazioni (data, importo, causale, mezzi di pagamento)

 

 

Con la recente circolare n. 4/E del 16 maggio 2025, l’Agenzia delle Entrate ha fornito un’interpretazione dettagliata delle novità introdotte dalla legge di bilancio 2025 e dal decreto legislativo 13 dicembre 2024, n. 192, offrendo un quadro normativo aggiornato e coerente che funge da autentica bussola per imprese, consulenti del lavoro e operatori del diritto.

L’obiettivo dichiarato dell’intervento dell’Amministrazione finanziaria è quello di assicurare uniformità operativa e chiarezza interpretativa su due strumenti fondamentali nel rapporto tra datore di lavoro e dipendente: da una parte, le erogazioni legate alla performance lavorativa; dall’altra, l’ampio spettro delle iniziative di welfare aziendale.

La circolare si presenta dunque non solo come un documento tecnico, ma come una vera e propria guida pratica per affrontare correttamente l’applicazione delle agevolazioni fiscali lavoratori e prevenire comportamenti incoerenti.

Partendo dal tema dei premi di produttività, la circolare richiama l’impianto normativo delineato dall’articolo 1, comma 182 della legge n. 208 del 2015, che viene integrato e potenziato dalle disposizioni previste per il triennio 2025-2027. Il riconoscimento del trattamento fiscale agevolato per tali premi è subordinato a specifiche condizioni soggettive e oggettive, che includono l’appartenenza al settore privato, il possesso di un reddito non superiore a 80.000 euro nell’anno precedente e la previsione dell’incentivo all’interno di accordi o contratti collettivi aziendali o territoriali stipulati da organizzazioni sindacali rappresentative.

L’importo massimo oggetto di tassazione agevolata è fissato a 3.000 euro lordi annui, ma può arrivare a 4.000 euro nel caso in cui vi sia un coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro. Un aspetto centrale è rappresentato dalla necessità di dimostrare concretamente il raggiungimento di obiettivi misurabili in termini di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione, i cui indicatori devono risultare chiari, verificabili e tracciabili all’interno della contrattazione collettiva di secondo livello.

Nel passaggio al welfare aziendale, la circolare pone l’accento sull’importanza della coerenza tra le misure introdotte e la normativa fiscale di riferimento. Si richiama, a tal proposito, un corpus interpretativo già esistente, rappresentato dalle circolari n. 28/E del 2016, n. 5/E del 2018 e n. 35/E del 2024, alle quali si aggiungono ora gli aggiornamenti del 2025. Viene chiarito, ad esempio, che non è considerata legittima la conversione automatica di compensi monetari in beni o servizi di welfare in assenza di una previsione contrattuale esplicita, anche se resta ammissibile la trasformazione dei premi di produttività in benefit non imponibili, a condizione che sia disciplinata da contratti collettivi conformi alle indicazioni dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Una novità sostanziale introdotta dalla legge di bilancio 2025 riguarda l’ampliamento della soglia di esenzione fiscale per beni e servizi di welfare destinati a specifiche categorie di lavoratori.

In particolare, l’esenzione è rivolta a chi è stato assunto a tempo indeterminato tra il 1° gennaio e il 31 marzo 2025 e ha trasferito la propria residenza nel Comune del luogo di lavoro. Secondo stime dell’INPS, tale misura interesserà oltre 500.000 lavoratori, contribuendo in modo significativo alla mobilità occupazionale e alla riduzione del mismatch territoriale.

Nel dettaglio delle norme relative ai fringe benefit, la circolare si sofferma sull’articolo 51 del TUIR, approfondendo le lettere f), f-bis) e f-ter), che disciplinano le voci escluse dal reddito imponibile. Per gli anni 2025 e 2026, i dipendenti con figli a carico, secondo l’articolo 12 del TUIR, possono godere di un’esenzione fino a 5.000 euro annui per somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro in relazione a canoni di locazione o interessi su mutui per l’abitazione.

Tale misura, dalla durata biennale, si applica esclusivamente nel biennio successivo all’assunzione e permette di sostenere concretamente le spese abitative delle famiglie, rafforzando l’attrattività occupazionale delle aziende.

Un elemento interessante dal punto di vista fiscale riguarda la non imponibilità di tali somme ai fini IRPEF, pur restando soggette alla contribuzione previdenziale. Questo significa che i rimborsi o le erogazioni per affitti e mutui non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente, e non vanno calcolati ai fini dell’accesso a prestazioni assistenziali o agevolazioni fiscali per il nucleo familiare.

Ai fini documentali, si precisa che le spese devono essere giustificate e coerenti con la finalità abitativa, anche nel caso in cui le ricevute siano intestate a un familiare convivente.

Un ulteriore ambito di applicazione dei benefit è rappresentato dai rimborsi per spese sanitarie o scolastiche, anch’essi sottoposti a regole stringenti in termini di esenzione. Il lavoratore può beneficiare di tali vantaggi solo entro i limiti previsti dalla normativa, e solo se le spese sono tracciabili e coerenti con quanto stabilito nei contratti collettivi o aziendali.

Viene inoltre ribadita l’importanza della distinzione tra benefit generici e benefit mirati, con quest’ultimi che possono essere utilizzati per strutturare soluzioni di welfare più personalizzate e aderenti alle esigenze dei dipendenti.

La legge di bilancio 2025 conferma e proroga le misure introdotte nel 2024 tramite la legge n. 213, che aveva innalzato i limiti di esenzione per i fringe benefit a 1.000 euro per tutti i lavoratori e a 2.000 euro per coloro che hanno figli a carico.

È stata inoltre estesa la definizione di fringe benefit includendo, tra i beni e servizi agevolabili, anche le somme erogate per il pagamento dell’affitto e dei mutui sulla prima casa. L’inquadramento fiscale resta invariato anche per il triennio 2025-2027, mantenendo quindi la detassazione di tali somme all’interno del sistema retributivo.

Per maggiori chiarimenti e per assistenza personalizzata il nostro team di professionisti è a vostra disposizione.

 

Tabella riepilogativa 

Ambito Norma di riferimento Beneficiari Importo/Esenzione Validità temporale Note principali
Premi di produttività Legge 208/2015 art. 1, c. 182 + Legge di bilancio 2025 Lavoratori privati con reddito ≤ 80.000 € Fino a 3.000 € (4.000 € con coinvolgimento paritetico) 2025-2027 Richiede indicatori numerici di incremento e contratti collettivi di 2° livello
Conversione premi in welfare Circolari 28/E 2016, 5/E 2018, 35/E 2024, 4/E 2025 Tutti i dipendenti se previsto da contratto Esenzione completa Permanente Ammissibile se regolata da accordo collettivo, non imponibile
Nuova esenzione welfare Legge di bilancio 2025 Assunti a tempo indeterminato (01/01 – 31/03/2025) con trasferimento residenza Esenzione ampliata su beni e servizi Permanente Stimati oltre 500.000 beneficiari (dati INPS)
Rimborsi canoni e mutui Art. 51 TUIR lett. f), f-bis), f-ter) + Circolare 4/E 2025 Lavoratori con figli fiscalmente a carico Fino a 5.000 € esenti Biennio post-assunzione Esenti IRPEF, soggetti a contributi. Vale anche se spesa intestata a familiare
Fringe Benefit generici Legge 213/2023 + proroga 2025 Tutti i lavoratori / con figli a carico 1.000 € / 2.000 € esenti 2025-2027 Inclusi affitti e mutui prima casa nel beneficio

 

FAQ

  1. Chi può beneficiare della tassazione agevolata sui premi di produttività nel 2025?
    Possono beneficiarne i lavoratori del settore privato con reddito da lavoro dipendente non superiore a 80.000 euro nel 2024, se il premio è previsto da contratti collettivi aziendali o territoriali.
  2. I fringe benefit sono ancora esenti da tassazione nel 2025?
    Sì, la legge di bilancio 2025 proroga le soglie di esenzione fiscale: fino a 1.000 euro per tutti i lavoratori e 2.000 euro per chi ha figli a carico.
  3. È possibile convertire un premio in beni o servizi di welfare?
    Sì, ma solo se ciò è previsto dal contratto collettivo e nel rispetto delle indicazioni dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro. In tal caso, la somma è esclusa da tassazione.
  4. Quali spese rientrano nei rimborsi esenti per lavoratori con figli a carico?
    Sono incluse le spese per canoni di locazione o interessi sul mutuo, fino a 5.000 euro annui, nei due anni successivi all’assunzione.
  5. La nuova esenzione per welfare riguarda tutti i dipendenti?
    No, è riservata ai lavoratori assunti a tempo indeterminato tra il 1° gennaio e il 31 marzo 2025 che abbiano trasferito la propria residenza nel Comune del luogo di lavoro.

Il Decreto Legislativo n. 13/2024, in vigore dal 2024, ha introdotto il CPB per i soggetti ISA e i contribuenti in regime forfetario con reddito d’impresa o di lavoro autonomo. L’obiettivo è quello di rafforzare il rapporto di fiducia con l’Amministrazione finanziaria, garantendo certezza sugli importi da versare e incentivando la compliance.

In parallelo, il secondo decreto correttivo della riforma fiscale – attualmente in via di approvazione – prevede sia il differimento al 30 settembre 2025 del termine di adesione al CPB 2025-2026, sia la soppressione del concordato per i contribuenti forfetari a partire da tale biennio.

Con due distinti provvedimenti del 9 e 24 aprile 2025, l’Agenzia delle Entrate ha approvato:

  • il nuovo modello di comunicazione dei dati per i soggetti ISA, necessario all’elaborazione della proposta per il biennio 2025-2026;
  • le specifiche tecniche per l’invio dell’adesione e dell’eventuale revoca del CPB.

Queste misure si collocano nell’ambito della strategia delineata dal MEF, che, attraverso il decreto del 28 aprile 2025, ha varato la Nota Metodologica con i criteri per la formulazione delle proposte di concordato.

Uno dei punti di maggiore interesse riguarda il calcolo dell’acconto 2025 per chi ha aderito al CPB 2024-2025. Ai sensi dell’art. 20 del D.Lgs. n. 13/2024, gli acconti devono essere calcolati secondo le regole ordinarie, ma tenendo conto dei redditi e del valore della produzione netta (VAP) concordati.

Nel caso in cui si utilizzi il metodo storico, è prevista una maggiorazione del 10% o del 3% qualora vi sia una differenza positiva rispetto al periodo precedente, come stabilito dai commi 1 e 2 dell’art. 20. Tuttavia, questo criterio si applica solo al primo anno di ciascun biennio di concordato.

Pertanto, per il 2025, secondo quanto chiarito nella FAQ del 28 maggio 2025, l’acconto va determinato con riferimento all’imposta dovuta per il 2024, senza considerare il reddito concordato per il 2025. In concreto, il valore di riferimento è il rigo RN34 del modello REDDITI 2025 PF. Ne consegue che non si applica alcuna maggiorazione e, di conseguenza, l’acconto risulterà inferiore, ma il saldo sarà più elevato.

Ulteriore precisazione riguarda la Flat Tax incrementale: ai fini del calcolo dell’acconto, non va inclusa la parte di reddito 2024 che ne è stata oggetto. Questo chiarimento evita distorsioni nel calcolo delle imposte, mantenendo coerenza con i principi della normativa vigente.

Per i nuovi aderenti al CPB 2025-2026, il calcolo dell’acconto IRPEF/IRES/IRAP dovrà invece includere la maggiorazione prevista dall’art. 20, che si applicherà in fase di versamento della seconda rata di novembre 2025.

Un altro nodo interpretativo importante riguarda la cessazione del CPB in seguito al cambio del codice attività. In base all’art. 21 del D.Lgs. n. 13/2024, la modifica dell’attività esercitata nel biennio rispetto al periodo precedente può comportare la perdita del regime, salvo che si applichi lo stesso ISA.

Con l’introduzione della nuova classificazione ATECO 2025, approvata dall’ISTAT, molti contribuenti si sono visti assegnare un nuovo codice attività. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che:

  • il solo cambio di codice non determina la cessazione automatica del CPB;
  • anche l’applicazione di un diverso ISA derivante da modifiche ATECO non causa l’esclusione, se non corrisponde a un mutamento sostanziale dell’attività svolta.

Il principio guida è quindi quello della continuità economica, che prevale sulla mera variazione formale del codice ATECO.

Per maggiori chiarimenti e per assistenza personalizzata il nostro team di professionisti è a vostra disposizione.

 

Tabella riepilogativa dei principali chiarimenti sul CPB 2024-2025
Soggetti coinvolti Contribuenti ISA e forfetari con reddito d’impresa o lavoro autonomo
Periodo di validità Biennio 2024-2025
Calcolo acconto 2025 Metodo storico, basato sull’imposta 2024, senza maggiorazioni
Maggiorazioni applicabili Solo per il primo anno del biennio; non applicabili nel 2025
Trattamento Flat Tax incrementale Reddito soggetto a Flat Tax escluso dal calcolo acconto
Codice attività ATECO 2025 Non causa cessazione se non modifica sostanziale dell’attività
Cambi ISA per aggiornamento ATECO Non causa cessazione se dovuti alla riclassificazione ATECO 2025
Termine adesione CPB 2025-2026 Prorogato al 30 settembre 2025
Soppressione per forfetari Prevista per CPB 2025-2026

 

FAQ

  1. Come si calcola l’acconto IRPEF per chi ha aderito al CPB 2024-2025?

Si utilizza il metodo storico, facendo riferimento all’imposta dovuta per il 2024, senza considerare il reddito concordato per il 2025 e senza applicare maggiorazioni.

  1. La Flat Tax incrementale influisce sul calcolo dell’acconto?
    No, la parte di reddito 2024 soggetta a Flat Tax incrementale non va considerata nel calcolo dell’acconto.
  2. Se cambia il codice ATECO nel 2025, il CPB decade?
    Non necessariamente: il cambio non determina la cessazione se non corrisponde a una variazione sostanziale dell’attività o se continua ad applicarsi lo stesso ISA.
  3. Qual è il termine per aderire al CPB 2025-2026?
    Il termine di adesione è stato differito al 30 settembre 2025.
  4. Chi aderisce per la prima volta al CPB 2025-2026 è soggetto a maggiorazioni?
    Sì, in caso di utilizzo del metodo storico, devono essere applicate le maggiorazioni previste all’art. 20, comma 2, da versare con la seconda rata di novembre.

L’evoluzione normativa in materia di Enti del Terzo Settore (ETS) ha vissuto un momento di svolta con l’introduzione della Legge n. 104/2024, entrata in vigore il 3 agosto dello stesso anno. Questa nuova disposizione ha modificato radicalmente il quadro dei limiti dimensionali per la redazione del bilancio degli ETS, ridefinendo criteri, soglie e obblighi di trasparenza. Il nuovo impianto normativo è stato pensato per riflettere in modo più coerente la realtà operativa degli enti non profit, introducendo una disciplina più attenta alla proporzionalità e alla gestione efficiente delle risorse.

L’obiettivo principale della riforma è duplice: da un lato si intende rafforzare la trasparenza e la coerenza contabile degli enti di dimensioni più strutturate; dall’altro, si cerca di semplificare gli obblighi amministrativi per le organizzazioni di dimensioni minori. L’aggiornamento delle soglie tiene conto delle mutate condizioni operative degli ETS, superando limiti che erano ormai percepiti come troppo stringenti e poco rappresentativi delle effettive capacità economiche.

Uno degli interventi più significativi riguarda l’aumento del limite massimo dei ricavi, proventi o entrate annuali, che passa da 220.000 euro a 300.000 euro. Questo nuovo limite segna il confine oltre il quale gli enti sono obbligati a redigere il bilancio nella sua forma completa. Il cambiamento ha una portata notevole poiché consente agli ETS più piccoli di utilizzare modelli semplificati, risparmiando risorse amministrative e riducendo la complessità della gestione contabile.

La struttura del bilancio degli ETS, come stabilito dal Codice del Terzo Settore (D.Lgs. n. 117/2017), resta fondata su tre componenti essenziali: stato patrimoniale, rendiconto gestionale e relazione sulla missione. Tali strumenti permettono di fotografare in modo trasparente l’andamento economico e gestionale degli enti, offrendo una rappresentazione chiara e coerente delle attività svolte e delle risorse impiegate.

L’impianto normativo introduce inoltre una distinzione tra ETS con personalità giuridica e ETS senza personalità giuridica, prevedendo differenti obblighi contabili in base alla fascia di entrate annue. Per gli enti senza personalità giuridica, esiste una maggiore flessibilità nella fascia tra 60.001 e 300.000 euro, mentre per quelli con personalità giuridica, l’obbligo del bilancio completo si applica già oltre i 60.000 euro.

Le soglie dimensionali vengono così articolate: per entrate fino a 60.000 euro, è previsto l’uso del rendiconto di cassa super-semplificato; tra 60.001 e 300.000 euro, si può optare tra il modello D e il bilancio completo (salvo personalità giuridica); oltre i 300.000 euro, vige l’obbligo del bilancio completo per tutti gli ETS, a prescindere dalla forma giuridica.

L’applicazione dei nuovi limiti non è immediata e indistinta. Secondo quanto chiarito nella Circolare n. 6/2024 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la nuova disciplina si applica a partire dal primo bilancio successivo all’anno in corso alla data di entrata in vigore della Legge. Per gli enti con esercizio coincidente con l’anno solare, ciò significa che i nuovi limiti si applicheranno a partire dal bilancio 2025, da redigere nel 2026. Per gli enti con esercizio non solare, l’applicazione può avvenire già per il bilancio 2024-2025, se quest’ultimo ha avuto inizio dopo il 3 agosto 2024.

La riforma ha importanti ricadute anche sulla governance interna degli ETS, in particolare riguardo alla nomina dell’organo di controllo e dell’eventuale revisore legale. I nuovi limiti dimensionali, infatti, aggiornano automaticamente le soglie previste dagli articoli 30 e 31 del Codice del Terzo Settore. I nuovi parametri sono: 150.000 euro per il totale attivo dello stato patrimoniale, 300.000 euro per ricavi e proventi e 7 unità per il numero medio di dipendenti. L’obbligo di nomina scatta se, per due esercizi consecutivi, l’ente supera almeno due di questi tre limiti.

Va precisato che anche gli enti che avevano già provveduto alla nomina degli organi di controllo in base ai precedenti criteri sono tenuti a mantenere tali incarichi, a meno che non sussista una giusta causa per la revoca, come previsto dall’art. 2400 del Codice Civile. Questo aspetto assicura l’indipendenza degli organi di controllo e tutela la loro funzione da eventuali pressioni interne derivanti da variazioni di bilancio.

Un’ulteriore novità rilevante introdotta dalla Legge n. 104/2024 riguarda il termine per il deposito del bilancio presso il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS). In precedenza, il termine era fissato al 30 giugno, indipendentemente dalla data di chiusura dell’esercizio. Ora, invece, il termine è diventato mobile: il deposito deve avvenire entro 180 giorni dalla chiusura dell’esercizio. Ad esempio, per un esercizio chiuso il 31 dicembre 2024, il deposito dovrà essere effettuato entro il 30 giugno 2025.

Per maggiori chiarimenti e per assistenza personalizzata il nostro Studio è a vostra disposizione.

Tabella riepilogativa – Limiti dimensionali e modelli di bilancio ETS (Legge 104/2024)

Fascia di Entrate Annue ETS senza Personalità Giuridica ETS con Personalità Giuridica
Fino a 60.000 € – Rendiconto di cassa super-semplificato
– Modello D
– Bilancio completo (facoltativo)
– Rendiconto di cassa super-semplificato
– Modello D
– Bilancio completo (facoltativo)
60.001 – 300.000 € – Modello D
– Bilancio completo (opzionale)
Obbligo di bilancio completo
Oltre 300.000 € Obbligo di bilancio completo Obbligo di bilancio completo

FAQ – Nuovi limiti per il bilancio degli ETS

  1. Quali sono i nuovi limiti di ricavi per la redazione del bilancio completo degli ETS?
    La Legge 104/2024 ha innalzato il limite massimo di ricavi, proventi o entrate da 220.000 a 300.000 euro. Superata questa soglia, gli Enti del Terzo Settore devono redigere obbligatoriamente il bilancio in forma completa, indipendentemente dalla loro forma giuridica.
  2. Gli ETS con entrate inferiori a 60.000 euro devono presentare un bilancio?
    Sì, ma hanno l’opportunità di utilizzare un rendiconto di cassa super-semplificato, più facile da redigere e conforme alla dimensione delle attività svolte. In alternativa, possono comunque scegliere di adottare il modello D o il bilancio completo, se lo ritengono opportuno.
  3. Da quando si applicano i nuovi limiti previsti dalla Legge 104/2024?
    Le nuove soglie si applicano dal primo esercizio finanziario successivo all’anno in corso al 3 agosto 2024, data di entrata in vigore della legge. Per gli enti con esercizio solare, i nuovi limiti si applicano a partire dal bilancio 2025, da redigere nel 2026.
  4. Cosa cambia per la nomina dell’organo di controllo negli ETS?
    Con l’aggiornamento dei limiti, l’obbligo di nominare un organo di controllo o un revisore legale scatta se l’ETS supera almeno due su tre parametri per due anni consecutivi: attivo patrimoniale oltre 150.000 €, ricavi superiori a 300.000 € e più di 7 dipendenti medi annui.
  5. Entro quanto tempo deve essere depositato il bilancio al RUNTS secondo le nuove regole?
    La nuova scadenza è mobile: il bilancio deve essere depositato entro 180 giorni dalla chiusura dell’esercizio. Questa modifica sostituisce il termine fisso del 30 giugno e permette una maggiore coerenza tra l’approvazione e la pubblicazione del bilancio.

Il nuovo termine per la trasmissione del 770 mensile è stato ufficialmente prorogato al 30 settembre 2025, posticipando la scadenza originaria del 30 aprile. Questo slittamento riguarda l’introduzione sperimentale del nuovo adempimento previsto dal decreto legislativo 1/2024 e rappresenta una significativa novità per i sostituti d’imposta di piccole dimensioni. La comunicazione ufficiale è stata resa pubblica il 3 giugno tramite il provvedimento numero 241540/2025 dell’Agenzia delle Entrate.

La decisione di posticipare il termine per la trasmissione del 770 mensile è stata motivata principalmente dalla necessità di consentire un adeguato aggiornamento delle procedure informatiche. L’applicativo fornito dall’Agenzia delle Entrate è stato reso disponibile in un tempo non sufficiente per permettere ai fornitori di software di adattare i propri sistemi, rendendo difficile rispettare la scadenza originaria di aprile. Per garantire una corretta attuazione della misura, la proroga si è resa indispensabile.

La fase sperimentale dell’adempimento riguarda esclusivamente i sostituti d’imposta con non più di cinque dipendenti al 31 dicembre 2024. Tali soggetti devono corrispondere unicamente redditi da lavoro dipendente, assimilato o autonomo, e devono effettuare i relativi versamenti attraverso il modello F24 utilizzando i servizi telematici Fisconline o Entratel.

Il nuovo 770 mensile rappresenta un’alternativa alla tradizionale dichiarazione annuale del sostituto d’imposta, come previsto dall’articolo 16 del decreto legislativo 1/2024. Il provvedimento ha lo scopo di semplificare gli obblighi dichiarativi mediante una trasmissione mensile più regolare e dettagliata, in linea con la digitalizzazione dei processi fiscali.

Le comunicazioni da inviare entro il 30 settembre devono riguardare i mesi da gennaio ad agosto 2025. Esse includono le ritenute e le trattenute operate, comprese le addizionali regionali e comunali, nonché i crediti maturati e utilizzati in compensazione. Tali elementi sono identificati tramite specifici codici tributo indicati nell’allegato 1 del modello di comunicazione.

Il modello di 770 mensile è strutturato in modo analogo ai quadri ST e SV della dichiarazione 770 ordinaria. Deve riportare, oltre al periodo di riferimento, il codice tributo, eventuali note e gli importi delle ritenute operate e da versare, inclusi gli interessi derivanti da ravvedimento operoso. Questa impostazione favorisce una maggiore chiarezza e coerenza nei dati trasmessi.

La proroga offre un’opportunità strategica per i sostituti d’imposta, i quali avranno più tempo per valutare se adottare il nuovo sistema mensile in via definitiva. Le imprese potranno quindi analizzare con maggiore precisione i vantaggi in termini di semplificazione e controllo della propria posizione fiscale. Il termine del 30 settembre rappresenta una tappa fondamentale di una più ampia riforma fiscale. A seconda dei risultati di questa fase sperimentale, il 770 mensile potrebbe essere esteso a un numero più ampio di soggetti, trasformandosi in uno strumento ordinario della rendicontazione fiscale italiana.

Per chiarimenti ed assistenza personalizzata il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

FAQ

1. Che cos’è il 770 mensile?
Il 770 mensile è una nuova modalità sperimentale di trasmissione dei dati fiscali da parte dei sostituti d’imposta, prevista in alternativa alla dichiarazione annuale. Consente l’invio mensile delle ritenute e delle trattenute operate e versate.

  1. A chi si applica questa novità?
    Attualmente riguarda solo i sostituti d’imposta con un massimo di cinque dipendenti al 31 dicembre 2024, che erogano esclusivamente redditi da lavoro dipendente, assimilato o autonomo.
  2. Perché è stata concessa la proroga al 30 settembre 2025?
    La proroga è stata concessa per permettere ai fornitori di software e alle imprese di adeguarsi alle nuove specifiche tecniche, poiché l’applicativo ufficiale è stato rilasciato in ritardo rispetto alla scadenza originaria.
  3. Quali informazioni devono essere trasmesse nel modello?
    Il modello deve contenere i dati relativi a ritenute, trattenute, addizionali, crediti compensati, periodo di riferimento, codice tributo, eventuali interessi e note.
  4. È previsto che il 770 mensile diventi obbligatorio per tutti?
    Non è ancora certo, ma se la fase sperimentale si concluderà positivamente, è possibile che il 770 mensile venga esteso anche ad altri soggetti giuridici a partire dal 2026.

TABELLA RIEPILOGATIVA

Nuova Scadenza 30 settembre 2025
Scadenza Originale 30 aprile 2025
Normativa di Riferimento Art. 16 del D.lgs 1/2024
Provvedimento Proroga N. 241540/2025 – Agenzia Entrate (03/06/2025)
Soggetti Interessati Sostituti d’imposta con ≤ 5 dipendenti al 31/12/2024
Tipologia Redditi Lavoro dipendente, assimilato, autonomo
Metodo di Trasmissione Modello F24 tramite Fisconline o Entratel
Periodo di Comunicazione Da gennaio ad agosto 2025
Contenuti Comunicazione Ritenute, trattenute, addizionali, crediti compensati
Struttura del Modello Simile ai quadri ST/SV del 770 annuale
Finalità della Proroga Adeguamento software e formazione interna
Possibile Evoluzione Estensione a tutte le imprese dal 2026
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