Il termine per il pagamento del saldo IVA 2023 è fissato al 31 luglio 2024 e riguarda tutti i contribuenti che, dalla dichiarazione annuale IVA 2024, risultano avere un saldo IVA a debito. Questo include anche coloro che non hanno rispettato le scadenze precedenti del 19 marzo o del 1° luglio 2024. In particolare, sono interessati i soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati approvati gli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA) e che dichiarano ricavi o compensi entro i limiti stabiliti dal decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Il saldo IVA 2023 può essere pagato in unica soluzione o rateizzato. Se si opta per il pagamento rateale, le rate devono essere di pari importo e la prima rata deve essere versata entro il termine ordinario di pagamento dell’IVA in unica soluzione. Le rate successive devono essere pagate entro il giorno 16 di ogni mese, con l’aggiunta di un interesse fisso dello 0,33% mensile su ciascuna rata dopo la prima.

La scadenza del 31 luglio 2024 si applica anche ai soggetti che hanno aderito al concordato preventivo biennale. In questo caso, il pagamento del saldo IVA 2023 può essere effettuato senza applicare la maggiorazione dello 0,40% prevista per altri contribuenti. Tuttavia, per i contribuenti che non hanno effettuato il pagamento entro il 19 marzo o il 1° luglio, è prevista una maggiorazione dello 0,40% per ogni mese o frazione di mese successivo al 19 marzo fino al 30 giugno, più un’ulteriore maggiorazione dello 0,40%.

Il D.Lgs. n. 13/2024 disciplina l’istituto del concordato preventivo biennale, prevedendo una proroga del termine per il pagamento del saldo IVA 2023 al 31 luglio 2024 senza maggiorazione. Questo beneficio si applica ai soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati approvati gli ISA e che dichiarano ricavi o compensi non superiori ai limiti stabiliti dal relativo decreto ministeriale. In questo contesto, il contribuente può godere di una proroga anche per il saldo 2023 e la prima rata dell’acconto 2024 delle imposte sui redditi e dell’IRAP.

Per chi sceglie la rateizzazione, è importante seguire un preciso calendario dei pagamenti. La prima rata deve essere versata entro il 18 marzo 2024, mentre le rate successive devono essere pagate entro il 16 di ogni mese. Grazie al Decreto Adempimenti (D.Lgs. n. 1/2024), l’ultima rata può essere pagata entro il 16 dicembre 2024, estendendo il termine originario del 16 novembre. Questo decreto consente ai contribuenti di perfezionare la rateizzazione senza effettuare l’opzione in dichiarazione, stabilendo una data unica di scadenza per il pagamento delle rate successive alla prima.

Il contribuente ha la possibilità di differire il pagamento del saldo IVA 2023 al 1° luglio 2024 o al 31 luglio 2024. Nel primo caso, si applica una maggiorazione dello 0,40% per ogni mese o frazione di mese successivi al 16 marzo, fino al 30 giugno. Nel secondo caso, si aggiunge un’ulteriore maggiorazione dello 0,40% per il periodo dal 1° luglio al 31 luglio.

Le scadenze per il pagamento del saldo IVA 2023 variano a seconda del tipo di soggetto che effettua il pagamento. Per le persone fisiche, le società di persone e i soggetti IRES, le date di scadenza dipendono dall’approvazione del bilancio d’esercizio e dalla chiusura dell’esercizio fiscale. È fondamentale considerare questi aspetti per determinare la corretta data di pagamento del saldo IVA.

Per i soggetti che hanno aderito al concordato preventivo biennale, il D.Lgs. n. 13/2024 prevede una proroga del termine per il pagamento del saldo IVA 2023 al 31 luglio senza applicare la maggiorazione dello 0,40%. Questo termine si applica anche per il saldo 2023 e la prima rata dell’acconto 2024 delle imposte sui redditi e dell’IRAP. Questa proroga rappresenta un’importante opportunità per i contribuenti di regolarizzare la loro posizione fiscale senza incorrere in ulteriori costi.

Il termine del 31 luglio 2024 rappresenta una scadenza importante per il pagamento del saldo IVA 2023. I contribuenti devono assicurarsi di rispettare le modalità e le scadenze stabilite per evitare sanzioni. Per chi ha aderito al concordato preventivo biennale, il 31 luglio offre un’opportunità di differimento senza maggiorazioni, consentendo una gestione finanziaria più flessibile.

Per consulenze ed assistenza personalizzata il nostro Studio è a vostra disposizione.

FAQ

  1. Chi deve pagare il saldo IVA 2023? Tutti i contribuenti che, dalla dichiarazione annuale IVA 2024, risultano avere un saldo IVA a debito.
  2. Quali sono le modalità di pagamento del saldo IVA 2023? Il pagamento può essere effettuato in unica soluzione o rateizzato. Le rate devono essere di pari importo con un interesse fisso dello 0,33% mensile sulle rate successive alla prima.
  3. Quali sono le scadenze per il pagamento del saldo IVA 2023? Le principali scadenze sono il 18 marzo 2024, il 1° luglio 2024, e il 31 luglio 2024.
  4. Che cosa prevede il concordato preventivo biennale? Il D.Lgs. n. 13/2024 prevede una proroga del termine per il pagamento del saldo IVA 2023 al 31 luglio 2024 senza maggiorazione per i soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati approvati gli ISA.
  5. Come influisce la rateizzazione sui pagamenti del saldo IVA 2023? La rateizzazione consente di distribuire il pagamento in più rate mensili, con un interesse fisso dello 0,33% mensile sulle rate successive alla prima, estendendo il termine finale al 16 dicembre 2024.
Prorogato dal 15 luglio al 20 settembre il termine per la presentazione al ministero del Lavoro del rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile.

Il differimento del termine si è reso necessario a fronte di una serie di problematiche che – se pure già segnalate in occasione del precedente invio – hanno trovato parziale e non esaustivo accoglimento.

La legge di conversione del Decreto Coesione (D.L. n. 60/2024) è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 157 del 6 luglio 2024 come legge n. 95/2024. Questo decreto introduce una serie di misure mirate a promuovere lo sviluppo economico attraverso incentivi fiscali e contributi diretti. Tra le principali novità, troviamo il credito d’imposta per le Zone Logistiche Semplificate (ZLS), nuovi incentivi per l’assunzione, e misure a sostegno dell’autoimpiego nel Centro-Nord e nel Sud Italia.

Credito di Imposta per le Zone Logistiche Semplificate (Art. 13)

Il Decreto Coesione introduce un credito di imposta per progetti di investimento iniziale compresi tra 200.000 e 100 milioni di euro. Questi progetti devono essere realizzati da imprese esistenti o nuove insediate nelle ZLS. Le agevolazioni riguardano gli investimenti in beni strumentali effettuati tra l’8 maggio e il 15 novembre 2024. Lo stanziamento previsto è di 80 milioni di euro per il 2024.

Le modalità di accesso al beneficio, i criteri e le modalità di applicazione e fruizione del credito d’imposta saranno definiti con decreto del Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Istituzione delle Zone Logistiche Semplificate nelle Regioni in Transizione (Art. 13-bis)

Le ZLS si estenderanno anche alle regioni Marche e Umbria, considerate aree in transizione. La procedura di istituzione delle ZLS per queste regioni sarà disciplinata da un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione.

Autoimpiego Centro-Nord Italia e Resto al Sud 2.0 (Artt. 16, 17, 18, 19, 20 e 21)

Due nuove misure, Autoimpiego Centro-Nord Italia e Resto al Sud 2.0, sono state istituite per sostenere l’avvio di attività di lavoro autonomo, imprenditoriali e libero-professionali. Queste misure sono destinate ai giovani under 35 in condizioni di marginalità, vulnerabilità sociale e discriminazione, oppure inoccupati, inattivi e disoccupati. Le agevolazioni sono concesse in regime “de minimis” e comprendono un voucher per l’acquisto di beni e servizi o un contributo a fondo perduto.

Incentivi per le Assunzioni (Artt. 21, 22, 23 e 24)

Il decreto introduce quattro nuovi incentivi all’assunzione:

  1. Incentivi all’autoimpiego nei settori strategici: Esonero del 100% dei contributi previdenziali per assunzioni a tempo indeterminato di under 35 nei settori delle nuove tecnologie e della transizione digitale ed ecologica.
  2. Bonus giovani: Esonero contributivo totale per 24 mesi per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani under 35, con un limite mensile di 500 euro.
  3. Bonus donne: Esonero totale dei contributi previdenziali per 24 mesi per l’assunzione di donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi.
  4. Bonus ZES: Esonero totale dei contributi previdenziali per 24 mesi per l’assunzione a tempo indeterminato di disoccupati over 35 in una sede o unità produttiva ubicata nella ZES Unica.

Per l’operatività degli incentivi è necessario attendere i decreti attuativi del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, e, ove previsto, l’autorizzazione della Commissione Europea.

La legge di conversione del Decreto Coesione rappresenta un importante passo avanti per il sostegno e lo sviluppo economico in Italia. Con l’introduzione di agevolazioni fiscali, incentivi per l’assunzione e misure di sostegno all’autoimpiego, il governo mira a stimolare la crescita imprenditoriale e l’occupazione, specialmente nelle aree più svantaggiate e in transizione.

Per chiarimenti, approfondimenti e assistenza personalizzata sulle novità introdotte dalla legge di conversione del Decreto Coesione, vi invitiamo a contattarci. I nostri esperti sono a vostra disposizione per offrirvi consulenze su misura, garantendo il massimo supporto nell’interpretazione e nell’applicazione delle nuove normative.

 

FAQs

  1. Che cos’è il Decreto Coesione?
    • È un decreto che introduce misure per promuovere lo sviluppo economico attraverso incentivi fiscali e contributi diretti.
  2. Quali sono le principali agevolazioni previste?
    • Credito d’imposta per le Zone Logistiche Semplificate, incentivi all’assunzione, e misure di sostegno all’autoimpiego nel Centro-Nord e nel Sud Italia.
  3. Chi può beneficiare delle agevolazioni per l’autoimpiego?
    • Giovani under 35 in condizioni di marginalità, vulnerabilità sociale e discriminazione, oppure inoccupati, inattivi e disoccupati.
  4. Quando entreranno in vigore le ZLS nelle regioni Marche e Umbria?
    • Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
  5. Cosa prevede il Bonus donne?
    • Esonero totale dei contributi previdenziali per 24 mesi per l’assunzione di donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi.

 

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha lanciato una nuova iniziativa per facilitare il dialogo tra le piccole e medie imprese (PMI) italiane e le istituzioni finanziarie, in particolare le banche, su temi di sostenibilità. Questa iniziativa, sviluppata nell’ambito del “Tavolo per la Finanza Sostenibile,” mira a dotare le PMI degli strumenti necessari per rendicontare efficacemente le loro performance ambientali, sociali e di governance (ESG).

La crescente rilevanza delle pratiche ESG nel contesto globale ha reso cruciale per le PMI dimostrare il loro impegno verso la sostenibilità per rimanere competitive e attrattive per investitori e finanziatori.

Il “Tavolo per la Finanza Sostenibile” è stato istituito dal MEF con l’obiettivo di coordinare gli sforzi tra istituzioni e il sistema economico italiano. Questo tavolo include rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, della Banca d’Italia, della CONSOB, dell’IVASS e della COVIP. L’obiettivo principale è sviluppare e attuare strategie di finanza sostenibile che mobilitino risorse private attraverso i mercati dei capitali, sostenendo così la transizione verde e digitale dell’economia reale.

La collaborazione tra questi enti mira a creare un quadro normativo e operativo che promuova pratiche sostenibili tra le PMI.

Componenti Chiave dell’Iniziativa

L’iniziativa comprende la creazione di un modello di riferimento per la standardizzazione delle informazioni sulla sostenibilità che le PMI devono fornire alle banche. Questo modello è accompagnato da una guida metodologica dettagliata che offre istruzioni chiare su come le PMI possono riportare accuratamente le loro performance ESG. La standardizzazione delle informazioni rende più facile per le banche valutare il rischio e le opportunità di investimento, migliorando così l’accesso al credito per le PMI. La guida metodologica aiuta le PMI a navigare nei complessi requisiti di reportistica, assicurando che le informazioni siano complete e comparabili.

Importanza della Reportistica ESG per le PMI

La capacità delle PMI di fornire report ESG chiari e completi è fondamentale per accedere al credito e attirare investimenti. Le informazioni ESG consentono alle banche e agli investitori di valutare meglio il profilo di rischio delle PMI e le loro potenzialità di crescita sostenibile. In un contesto in cui gli investitori sono sempre più attenti ai criteri ESG, le PMI che riescono a dimostrare il loro impegno verso la sostenibilità possono ottenere un vantaggio competitivo. Inoltre, la trasparenza nella reportistica ESG rafforza la reputazione delle PMI, favorendo relazioni di fiducia con i finanziatori.

Processo di Consultazione Pubblica

Il documento che descrive l’iniziativa è attualmente aperto alla consultazione pubblica fino al 2 agosto 2024. Questo periodo di consultazione consente a tutti gli stakeholder di fornire feedback e suggerimenti, garantendo che il modello e la guida finali siano il più possibile completi ed efficaci. La partecipazione alla consultazione pubblica è un’opportunità per le PMI e altre parti interessate di influenzare il contenuto finale del documento, assicurando che le loro esigenze e preoccupazioni siano prese in considerazione.

Ruolo delle Istituzioni Finanziarie

Le istituzioni finanziarie, come banche e investitori, giocano un ruolo cruciale in questa iniziativa. Utilizzando le informazioni ESG standardizzate, possono valutare in modo più accurato i profili di rischio e le potenzialità di investimento delle PMI. Questa valutazione più precisa aiuta le banche a offrire condizioni di credito più favorevoli alle PMI che dimostrano solidi impegni ESG, favorendo così una crescita sostenibile. Inoltre, gli investitori possono utilizzare queste informazioni per prendere decisioni di investimento più informate, allineate ai loro obiettivi di sostenibilità.

Supporto Governativo e Istituzionale

L’iniziativa è supportata da diversi ministeri governativi e importanti istituzioni finanziarie. Oltre al MEF, sono coinvolti il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la Banca d’Italia, la CONSOB, l’IVASS e la COVIP. Questa collaborazione garantisce una vasta base di competenze e risorse, necessarie per promuovere efficacemente la sostenibilità tra le PMI. Il coinvolgimento di questi enti dimostra l’impegno del governo italiano nel sostenere la transizione verso un’economia più verde e digitale.

 

Strumenti Pratici per le PMI

Gli strumenti pratici forniti dall’iniziativa includono modelli e linee guida per la reportistica ESG. Questi strumenti aiutano le PMI a riportare le loro performance ESG in modo chiaro e conciso, facilitando la comprensione da parte delle banche e degli investitori. I modelli standardizzati semplificano il processo di raccolta e presentazione dei dati ESG, riducendo il carico amministrativo per le PMI. Le linee guida metodologiche offrono indicazioni dettagliate su come compilare i report, assicurando che le informazioni siano accurate e complete.

Benefici per l’Economia Italiana

Promuovendo una migliore reportistica ESG tra le PMI, l’iniziativa mira a migliorare la sostenibilità del settore imprenditoriale italiano. Questo non solo contribuisce alla stabilità economica a lungo termine, ma anche alla protezione ambientale, allineandosi con gli obiettivi più ampi dell’Unione Europea per lo sviluppo sostenibile e la neutralità climatica entro il 2050. Un settore imprenditoriale sostenibile è più resiliente agli shock economici e ambientali, creando un’economia più stabile e prospera.

Sfide e Opportunità

Le PMI possono affrontare diverse sfide nell’adattarsi ai nuovi standard e processi di reportistica ESG. Queste sfide includono la necessità di investire in nuove competenze e tecnologie, nonché di riorganizzare i processi interni per raccogliere e riportare accuratamente i dati ESG. Tuttavia, queste sfide rappresentano anche opportunità di crescita e miglioramento. Le PMI che riescono ad implementare con successo la reportistica ESG possono ottenere un vantaggio competitivo, attrarre nuovi investitori e accedere a migliori condizioni di credito.

Studi di Caso ed Esempi

Diverse PMI hanno già iniziato a implementare la reportistica ESG, fornendo preziose intuizioni e lezioni per gli altri. Questi successi dimostrano i benefici pratici dell’iniziativa e servono da esempio per altre imprese. I casi di studio possono includere PMI che hanno migliorato la loro performance ESG, ottenendo accesso a nuovi mercati e finanziamenti. Questi esempi illustrano come le PMI possono superare le sfide iniziali e ottenere risultati positivi attraverso l’adozione di pratiche sostenibili.

Prospettive Future

Guardando al futuro, l’iniziativa è destinata a guidare significativi cambiamenti nelle normative e nelle aspettative di mercato riguardo alla sostenibilità. Con l’importanza crescente dei criteri ESG, le PMI dovranno rimanere informate e adattabili per rimanere competitive. Le future regolamentazioni potrebbero richiedere livelli ancora più elevati di trasparenza e impegno verso la sostenibilità, rendendo cruciale per le PMI continuare a migliorare le loro pratiche ESG.

L’iniziativa del MEF rappresenta un importante passo avanti nel migliorare il dialogo tra le PMI e le istituzioni finanziarie su temi di sostenibilità. Fornendo linee guida chiare e strumenti pratici per la reportistica ESG, l’iniziativa supporta la crescita sostenibile delle PMI e contribuisce a un’economia italiana più verde e resiliente. Le PMI che adottano queste pratiche possono migliorare la loro accessibilità al credito e attrarre nuovi investimenti, beneficiando a lungo termine sia a livello economico che ambientale.

Per ulteriori approfondimenti, chiarimenti e assistenza personalizzata sulla sostenibilità delle PMI e la reportistica ESG, vi invitiamo a contattarci. Il nostro team di esperti è a vostra disposizione per offrirvi consulenza e supporto su misura per le vostre esigenze.

 

FAQ

Qual è l’obiettivo principale dell’iniziativa del “Tavolo per la Finanza Sostenibile”?

L’obiettivo principale è migliorare il dialogo tra le PMI e le istituzioni finanziarie sulla sostenibilità, fornendo strumenti per una reportistica ESG efficace.

Come possono le PMI partecipare alla consultazione pubblica?

Le PMI possono partecipare inviando feedback e suggerimenti tramite la piattaforma di consultazione pubblica del MEF fino al 2 agosto 2024.

Quali sono i principali benefici della standardizzazione della reportistica ESG per le PMI?

La standardizzazione della reportistica ESG migliora la trasparenza, aiuta le PMI ad accedere al credito, attira investimenti e supporta la crescita sostenibile.

Quale ruolo giocano le istituzioni finanziarie in questa iniziativa?

Le istituzioni finanziarie utilizzano le informazioni ESG standardizzate per valutare i profili di rischio e il potenziale di investimento delle PMI.

Come beneficia questa iniziativa l’intera economia italiana?

L’iniziativa promuove la sostenibilità nel settore imprenditoriale, contribuendo alla stabilità economica a lungo termine e alla protezione ambientale.

Con l’avvento delle nuove tecnologie e l’espansione dell’economia digitale, l’Unione Europea ha riconosciuto la necessità di modernizzare la gestione dell’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA). Questo bisogno di rinnovamento ha dato origine all’iniziativa ViDA, acronimo di “VAT in the Digital Age” (IVA nell’Era Digitale). ViDA è un progetto ambizioso che mira a migliorare l’efficienza, la trasparenza e l’integrazione delle pratiche fiscali a livello europeo attraverso la digitalizzazione e l’adozione di standard tecnologici avanzati.

ViDA rappresenta una svolta epocale nella gestione dell’IVA a livello europeo, introducendo la digitalizzazione come elemento centrale per migliorare la trasparenza e l’efficienza. L’adozione dell’e-reporting e della fatturazione elettronica non solo ridurrà gli oneri amministrativi per le imprese, ma contribuirà anche a combattere l’evasione fiscale.

Uno degli obiettivi principali di ViDA è la modernizzazione del sistema IVA. La Direttiva 2006/112/CE necessita di modifiche per adattarsi ai nuovi modelli operativi digitali e sfruttare appieno i dati generati dalla digitalizzazione. Inoltre, ViDA mira a ridurre la frode fiscale intracomunitaria, che rappresenta una perdita significativa per il gettito fiscale dell’UE, stimata tra 40 e 60 miliardi di euro nel 2020. Per raggiungere questo obiettivo, ViDA intende armonizzare le politiche fiscali e migliorare la cooperazione tra gli Stati membri.

La fatturazione elettronica diventerà il sistema predefinito per l’emissione di fatture, facilitando l’automazione del processo di comunicazione e riducendo i costi di conformità per le imprese. Le operazioni dovranno essere documentate elettronicamente e trasmesse alle amministrazioni fiscali in tempo reale, migliorando la capacità di controllo e riducendo i costi di conformità.

Dalla data di entrata in vigore della direttiva ViDA, gli Stati membri potranno introdurre l’obbligo generalizzato di fattura elettronica senza necessità di deroghe o autorizzazioni preventive. L’articolo 1 del nuovo regolamento, applicabile dal 1° gennaio 2026, si focalizza sulle piattaforme digitali e sulla detrazione IVA, obbligando le piattaforme che facilitano il trasporto passeggeri e gli alloggi a breve termine a riscuotere l’IVA.

Le fatture elettroniche per le transazioni internazionali continueranno a seguire le modalità esistenti fino all’adozione di standard europei unificati come UBL e CII. Questi standard sono destinati a diventare la norma per tutte le transazioni intracomunitarie, migliorando la trasparenza e riducendo i costi di conformità.

Gli standard europei per la fatturazione elettronica (EN 16931) sono stati sviluppati per garantire l’interoperabilità dei dati tra i diversi sistemi nazionali. L’adozione di questi standard faciliterà lo scambio di informazioni tra imprese e autorità fiscali, riducendo gli oneri amministrativi e migliorando la trasparenza.

Una delle modifiche più significative introdotte da ViDA riguarda il termine per l’emissione delle fatture elettroniche in ambito intracomunitario, che sarà ridotto a 10 giorni dalla data di effettuazione dell’operazione. Inoltre, le condizioni di pagamento diventeranno un requisito standard, migliorando la trasparenza e facilitando il monitoraggio dei flussi finanziari.

L’iniziativa ViDA sostituirà l’obbligo di compilare rapporti Intrastat con la comunicazione digitale delle transazioni, riducendo gli oneri amministrativi e migliorando la tempestività dei dati. Questo cambiamento ridurrà gli oneri amministrativi per le aziende, che non dovranno più compilare rapporti periodici in quanto procederanno a inviare le informazioni “in tempo reale”.

ViDA introdurrà il monitoraggio dei flussi finanziari attraverso le fatture elettroniche, permettendo alle autorità fiscali di tracciare i pagamenti associati alle transazioni commerciali, migliorando la trasparenza e riducendo il rischio di evasione fiscale. Le fatture elettroniche intracomunitarie dovranno includere le coordinate bancarie del fornitore, permettendo alle autorità fiscali di tracciare non solo le merci ma anche i flussi finanziari associati alle transazioni.

L’implementazione completa di ViDA è prevista per il 2030, con una fase di transizione che permetterà agli Stati membri di adeguare i propri sistemi entro il 2035. Questo periodo consentirà alle aziende di adattarsi gradualmente alle nuove normative e ai nuovi standard tecnologici.

Il passaggio al sistema ViDA rappresenta un cambiamento significativo rispetto all’attuale gestione dell’IVA. Le principali differenze includono l’obbligo di fatturazione elettronica per tutte le operazioni intracomunitarie, la riduzione dei tempi per l’emissione delle fatture e l’inclusione delle condizioni di pagamento come requisito standard.

L’adozione di ViDA comporterà una serie di impatti e benefici per le imprese, tra cui la riduzione degli oneri amministrativi, una migliore conformità fiscale, maggiore trasparenza, facilitazione delle operazioni internazionali, riduzione dei costi e opportunità di crescita. Le imprese dovranno aggiornare i loro sistemi di fatturazione e gestione delle transazioni per conformarsi ai nuovi standard e requisiti. Questo potrebbe comportare investimenti iniziali in tecnologia e formazione, ma i benefici a lungo termine saranno significativi.

Sebbene in Italia il sistema di fatturazione elettronica sia ormai diffuso e consolidato, quest’obbligo sarà esteso a tutti i Paesi membri della comunità europea entro il 2030, anche per le fatture intracomunitarie tra società di diversi Stati membri.

La fase di transizione prevista fino al 2030 permetterà alle imprese di adattarsi gradualmente ai nuovi requisiti, assicurando un passaggio senza intoppi verso il nuovo sistema. Le sfide associate all’adozione di ViDA saranno superabili grazie all’apporto consulenziale degli studi professionali e dei provider di fatturazione elettronica.

ViDA rappresenta un passo significativo verso la modernizzazione della gestione dell’IVA a livello europeo, offrendo numerosi vantaggi per le imprese e contribuendo a creare un ambiente fiscale più trasparente ed efficiente.

Per domande su questa tematica, per altri approfondimenti, chiarimenti o consulenza personalizzata il nostro Studio è a vostra disposizione.

Ricordiamo le principali scadenze di Luglio 2024

Lunedi 1 luglio

-Versam. imposta sostitutiva rottamazione magazzino (NB Per soggetti ISA e forfetari il termine è differito al 31.7)

-Versam. saldo 2023 e 1° acconto 2024 – mod. REDDITI/IRAP senza maggiorazione dello 0,40% (art. 37, D.Lgs. 13/2024)

-Dichiarazione IMU, IMI e ILIA variazioni anno 2023 (no per IMIS)

-Versamento imposta sostitutiva estromissione immobile (2a rata 40% – Comma 106, L. 197/2022)

-Versam. Ravv. speciale (6a rata trim. di 8), Liti fiscali pendenti (5a rata trim. di max 20), Rate ist. definitori (6a rata trim. di max 20) -Commi 174, 194 e 220, L. 197/2022 -Ravv. speciale anno 2022 (2a rata trim. di 4) – DL 215/23

-Redazione e asseverazione perizia + versamento imposta sostitutiva (o 1ª rata) rival. terreni e partecip. all’1.1.2024 – Commi 52 e 53, L. 213/2023


Martedì 16 luglio

-Versamento IVA e ritenute – Giugno

 

Giovedi 25 luglio
-Mod. INTRA – Giugno e 2° trimestre

Mercoledì 31 luglio

-Dichiarazione e liquidazione OSS – 2° trimestre

-Versam. imposta sostitutiva rottamazione magazzino + 0,40% (NB Per soggetti ISA e forfetari non è dovuta la maggiorazione)
-Versam.saldo 2023 e 1° acc. 2024 – mod. REDDITI /IRAP + 0,40% ne dello 0,40% (art. 37, D.Lgs. 13/2024)

-Mod. IVA TR – 2° trimestre

-Versamento Rottamazione-quater (5a rata di max 18) – Comma 232, L. 197/2022

Per qualsiasi domanda il nostro team di esperti è a vostra disposizione.
Non esitate a contattarci per ulteriori dettagli e assistenza personalizzata!

 

Il concordato preventivo biennale rappresenta una delle più significative novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2024. Questo strumento offre ai contribuenti la possibilità di concordare anticipatamente il reddito e il valore della produzione con l’Amministrazione Finanziaria, garantendo una maggiore certezza fiscale e semplificando la gestione tributaria.

Uno degli aspetti più importanti del concordato preventivo biennale è il calendario degli adempimenti. Per il primo anno di applicazione, il termine di adesione al concordato coincide con la scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi, fissata al 31 ottobre 2024. Questo slittamento di 16 giorni rispetto alla scadenza inizialmente prevista del 15 ottobre permette ai contribuenti di avere più tempo per valutare la proposta e aderire al concordato.

Per gli anni successivi, il termine di adesione sarà il 31 luglio, in corrispondenza del versamento con la maggiorazione dello 0,40%. Questo significa che i contribuenti dovranno essere pronti a fornire tutti i dati necessari e a valutare la proposta dell’Amministrazione Finanziaria entro questa scadenza.

Per facilitare l’adesione al concordato preventivo biennale, è stato rilasciato un nuovo applicativo, evoluzione del software “Il tuo Isa”. Questo strumento consente ai contribuenti di visualizzare la proposta di imponibile da concordare, che rappresenta l’oggetto del patto biennale tra contribuenti e Fisco (per i contribuenti forfettari, sarà necessario uno slittamento dei termini, in quanto l’applicativo sarà disponibile entro il 15 luglio).

Una delle novità più rilevanti riguarda la determinazione dei componenti straordinari del reddito che possono influire sulla base imponibile oggetto di concordato. In particolare, per i redditi di lavoro autonomo, non dovrebbero confluire nella base imponibile i corrispettivi percepiti in conseguenza di cessione della clientela o di altri elementi immateriali. Per i redditi di impresa, invece, dovrebbero poter essere sottratte dal reddito concordato le perdite su crediti.

Questa disposizione permette di considerare solo gli elementi ordinari del reddito, evitando che eventi straordinari possano influenzare negativamente la base imponibile e, di conseguenza, l’imposta dovuta. È un passo importante per garantire una maggiore equità e prevedibilità del sistema fiscale.

Il decreto prevede anche nuove cause di esclusione dal concordato preventivo biennale. Oltre a quelle preesistenti, si aggiungono ulteriori tre cause:

  • Redditi esenti, esclusi o non concorrenti alla base imponibile superiori al 40%: Questa causa di esclusione si applica ai contribuenti che, nel periodo d’imposta precedente, conseguono redditi esenti, esclusi o che non concorrono alla base imponibile in misura superiore al 40% del reddito derivante dall’esercizio dell’impresa o dallo svolgimento della professione.
  • Operazioni di fusione, scissione o conferimento: Nel primo anno di applicazione del concordato, i contribuenti che effettuano operazioni di fusione, scissione o conferimento saranno esclusi dal concordato.
  • Accesso al regime forfetario: I contribuenti che accedono al regime forfetario nel primo periodo d’imposta del concordato saranno esclusi dall’accordo.

Queste cause di esclusione sono state introdotte per garantire che solo i contribuenti con situazioni fiscali stabili e prevedibili possano aderire al concordato, evitando possibili abusi o incertezze.

Per il primo anno di adesione al concordato preventivo biennale, sono previste delle ipotesi di imposta sostitutiva da applicare in sede di secondo acconto con metodo storico. Nello specifico, per il 2024, il decreto prevede:

  • Imposta principale (IRPEF o IRES): Sarà introdotta un’imposta sostitutiva del 15% sulla differenza tra il reddito concordato e il reddito dichiarato nel periodo d’imposta precedente.
  • IRAP: La differenza tra i due valori sarà tassata nella misura del 3%.
  • Regime forfetario: Per i contribuenti in regime forfetario, l’imposta sarà del 12%, o del 4% in caso di nuove attività.

Queste disposizioni mirano a semplificare il calcolo degli acconti e a garantire che i contribuenti possano prevedere con maggiore certezza l’importo delle imposte dovute.

Le nuove regole offrono ai contribuenti la possibilità di concordare anticipatamente il reddito e il valore della produzione, garantendo una maggiore certezza fiscale e semplificando la gestione tributaria, tuttavia, l’adesione al concordato richiede un’accurata preparazione e una precisa comprensione delle nuove disposizioni.

È essenziale seguire le nuove regole, utilizzare correttamente gli strumenti disponibili e rispettare le scadenze per evitare sanzioni e ritardi. La consulenza fiscale professionale può rappresentare un valido supporto per affrontare correttamente le nuove normative e garantire una gestione fiscale ottimale.

Per chiarimenti e consulenze su questa e su altre tematiche fiscali lo Studio Pallino Commercialisti è a vostra completa disposizione.

Nuove Norme per i Sindaci delle Società: La Camera Vota a Favore del Tetto alle Responsabilità Il 30 maggio 2024, la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità un disegno di legge che pone un tetto alle responsabilità dei sindaci delle società italiane.
Questo provvedimento, che ora passa al Senato per l’approvazione definitiva, rappresenta una svolta significativa per il mondo delle libere professioni e delle imprese, particolarmente quelle di medie e piccole dimensioni. Questo articolo esplorerà in dettaglio il contesto, il contenuto e le implicazioni di questa nuova legislazione.

Il quadro normativo precedente
Prima di questo provvedimento, i sindaci delle società erano esposti a una responsabilità illimitata, sia dal punto di vista temporale che economico. Questa situazione ha creato un clima di insicurezza e ha dissuaso molte professionalità qualificate dal ricoprire il ruolo di sindaco, per il timore di incorrere in azioni risarcitorie di notevole entità.

La proposta di legge
Il disegno di legge, identificato come AC 1276 e firmato da Marta Schifone di Fratelli d’Italia, è il frutto di un’intensa interlocuzione con il mondo delle libere professioni e rappresenta una risposta alla necessità di bilanciare meglio le responsabilità dei sindaci con le loro capacità economiche.

Il provvedimento consiste in un unico articolo che sostituisce integralmente l’art. 2407 del codice civile. La nuova formulazione stabilisce che, al di fuori dei casi di dolo, i sindaci che violano i propri doveri rispondano nei limiti di un multiplo del compenso annuo percepito, suddiviso in scaglioni:
• Compensi fino a 10.000 euro: il risarcimento non può superare quindici volte l’onorario.
• Compensi da 10.000 a 50.000 euro: il risarcimento non può superare dodici volte l’onorario.
• Compensi superiori a 50.000 euro: il risarcimento non può superare dieci volte l’onorario.

Viene inoltre stabilito che l’azione di responsabilità verso i sindaci si prescrive entro cinque anni dal deposito della relazione sul bilancio relativa all’esercizio in cui si è verificato il danno, anziché dal momento in cui se ne è avuta conoscenza.
Questa riforma è considerata un passo fondamentale per la protezione dei professionisti che operano come sindaci nelle società. Limitando la responsabilità economica, si mira a ridurre il rischio di azioni risarcitorie sproporzionate che possono dissuadere i professionisti dall’assumere tali incarichi. Questo, a sua volta, potrebbe migliorare la qualità del controllo societario, poiché più esperti saranno disposti a ricoprire questi ruoli.

La limitazione della responsabilità dei sindaci in Italia segue un trend già osservato in altri paesi europei, dove sono stati introdotti tetti simili per evitare che i professionisti siano eccessivamente esposti a rischi finanziari e legali. Questo approccio mira a bilanciare la necessità di vigilanza rigorosa con la protezione dei sindaci da responsabilità potenzialmente devastanti.

Con l’introduzione di questi limiti, si prevede che le compagnie assicurative saranno più propense a offrire coperture a costi ragionevoli per i sindaci, rendendo più accessibile l’assicurazione contro le azioni di responsabilità. Inoltre, la certezza giuridica offerta dal termine di prescrizione di cinque anni fornisce una maggiore sicurezza ai professionisti nel lungo periodo.

L’approvazione del tetto alle responsabilità dei sindaci rappresenta un passo avanti significativo per la regolamentazione delle libere professioni in Italia.  La legge attende ora l’approvazione del Senato, con l’auspicio che il processo si concluda prima della pausa estiva, garantendo così maggiore certezza e stabilità per il futuro del sistema economico italiano.

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Il recente decreto di riforma delle sanzioni tributarie, approvato definitivamente il 24 maggio 2024 dal Consiglio dei Ministri, ha introdotto importanti modifiche al sistema del ravvedimento operoso. Queste modifiche, che entreranno in vigore a partire dal 1° settembre 2024, hanno l’obiettivo di rendere il ravvedimento meno oneroso per i contribuenti, pur mantenendo un alto livello di rigore e controllo.

Il cumulo giuridico delle violazioni

Una delle principali novità è l’applicabilità del cumulo giuridico delle violazioni anche in sede di ravvedimento. Questo significa che le violazioni relative alla stessa imposta e al medesimo periodo d’imposta potranno essere trattate in modo unitario, riducendo così il carico sanzionatorio complessivo per il contribuente. Tuttavia, questa possibilità sarà applicabile solo in forma attenuata, come previsto dall’art. 12, comma 8, del DLgs. 472/97.

Rimodulazione delle riduzioni delle sanzioni

Le riduzioni delle sanzioni sono state rimodulate in sintonia con l’introduzione del nuovo contraddittorio preventivo ex art. 6-bis della L. 212/2000. La principale modifica riguarda la riduzione delle sanzioni oltre il termine della dichiarazione dell’anno in cui è stato commesso l’errore. Precedentemente, la riduzione era a 1/8 del minimo, ma ora sarà a 1/7. Questa modifica elimina il livello intermedio previsto dalla lettera b-ter) dell’art. 13, comma 1, del DLgs. 472/97.

Prima della riforma, per i tributi periodici, le riduzioni delle sanzioni erano così strutturate:

  • Entro il termine della dichiarazione dell’anno in cui l’errore è stato commesso: riduzione a 1/8 del minimo.
  • Entro il termine della dichiarazione dell’anno successivo a quello in cui l’errore è stato commesso: riduzione a 1/7 del minimo.
  • Oltre il termine della dichiarazione dell’anno successivo a quello in cui l’errore è stato commesso: riduzione a 1/6 del minimo.

Con la riforma, le riduzioni saranno:

  • Entro il termine della dichiarazione dell’anno in cui l’errore è stato commesso: riduzione a 1/8 del minimo.
  • Oltre il termine della dichiarazione dell’anno in cui l’errore è stato commesso: riduzione a 1/7 del minimo.

Le ulteriori riduzioni dipendenti dal procedimento

Le riduzioni delle sanzioni a 1/6 e a 1/5 continueranno a esistere, con l’aggiunta di una nuova riduzione a 1/4, ma queste dipenderanno dall’avanzamento del procedimento. Ad esempio, la riduzione della sanzione a 1/6 sarà applicabile dopo la notifica dello schema di provvedimento ex art. 6-bis della L. 212/2000 e la constatazione della violazione mediante processo verbale.

 

Per facilitare i contribuenti nell’applicazione del cumulo giuridico in sede di ravvedimento, l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione appositi software. Questi strumenti permetteranno di gestire in modo automatico e preciso le diverse violazioni, garantendo la corretta applicazione delle nuove disposizioni normative.

Rimane invariato il limite temporale dei 90 giorni per la dichiarazione omessa. In caso di omessa fatturazione di varie operazioni, il contribuente sarà tenuto a presentare tre ravvedimenti distinti per le dichiarazioni infedeli relative a IVA, imposte sui redditi e IRAP, nonché per le violazioni sulla fatturazione. Ad esempio, se il ravvedimento avviene dopo 90 giorni dal termine per le dichiarazioni, il contribuente dovrà:

  • Per il modello REDDITI, pagare imposte, interessi legali e sanzioni del 70% ridotte a 1/8.
  • Per il modello IRAP, pagare imposte, interessi legali e sanzioni del 70% ridotte a 1/8.
  • Per l’IVA, correggere le fatture e pagare imposte, interessi legali e sanzioni dell’87,5% ridotte a 1/7.

Cumulo giuridico e violazioni multiple

Il cumulo giuridico opererà anche se sono state commesse più violazioni in tema di fatturazione non recepite in dichiarazione. Nel caso di indebita detrazione IVA recepita in dichiarazione, la violazione più grave (infedeltà dichiarativa) assorbirà la violazione a monte, come previsto dal nuovo art. 6, comma 6, del DLgs. 471/97. Tuttavia, il cumulo giuridico non opererà per gli omessi o tardivi versamenti né per le indebite compensazioni.

Per una consulenza personalizzata sulle recenti modifiche normative in materia di ravvedimento operoso e sanzioni tributarie il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

In vista della prossima scadenza per il versamento della prima rata dell’IMU 2024, prevista per il 17 giugno 2024, è essenziale esaminare le recenti modifiche normative e gli aggiornamenti riguardanti l’Imposta Municipale Propria (IMU):

Esenzione IMU per Immobili Destinati a Finalità Sociali

La Legge di Bilancio 2024 (Legge n. 213/2023) ha introdotto un’interpretazione autentica che estende l’esenzione IMU agli immobili posseduti o utilizzati da enti pubblici e privati, trust non commerciali e organismi di investimento collettivo del risparmio, destinati esclusivamente a scopi assistenziali, previdenziali, sanitari, di ricerca scientifica, didattici, culturali, ricreativi e religiosi, anche se concessi in comodato a soggetti funzionalmente o strutturalmente collegati al concedente.

Questa esenzione rappresenta un’importante agevolazione per le organizzazioni che operano nel sociale, riducendo il carico fiscale sugli immobili utilizzati per attività non commerciali di rilevante impatto sociale. È fondamentale che gli enti interessati comprendano i requisiti specifici per poter beneficiare di questa esenzione, come la necessità che gli immobili siano strumentali alle attività indicate e che l’assenza di esercizio delle stesse non ne determini la cessazione definitiva della strumentalità.

Proroga dei Termini per Delibere e Regolamenti IMU

A partire dal 2024, se i termini per l’inserimento delle delibere e regolamenti comunali IMU (14 ottobre) e la loro pubblicazione (28 ottobre) cadono di sabato o domenica, saranno prorogati al primo giorno lavorativo successivo. Questa modifica normativa mira a garantire che gli adempimenti amministrativi non siano ostacolati dai giorni non lavorativi, facilitando il rispetto delle scadenze da parte dei comuni e degli operatori fiscali.

Esenzione IMU per Immobili Occupati Abusivamente

Dal 1° gennaio 2023, la Legge n. 197/2022 ha previsto l’esenzione IMU per gli immobili occupati abusivamente, a condizione che siano soddisfatti i seguenti requisiti:

  • L’immobile non deve essere utilizzabile né disponibile.
  • Deve essere stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria per violazione di domicilio o invasione di terreni/edifici.
  • Il contribuente deve comunicare al Comune il possesso dei requisiti per l’esenzione.

La comunicazione può essere effettuata direttamente nella dichiarazione IMU, da trasmettere esclusivamente per via telematica. L’esenzione è riconosciuta solo per il periodo dell’anno durante il quale sussistono le condizioni indicate.

Questa misura introduce una significativa tutela per i proprietari di immobili vittime di occupazioni abusive, esentandoli dall’onere fiscale per i periodi in cui non possono disporre dei propri beni. È importante per i proprietari assicurarsi di soddisfare tutti i requisiti e completare correttamente la procedura di comunicazione per beneficiare dell’esenzione.

Chiarimenti su Fabbricati Collabenti e Rurali Strumentali

La Risoluzione del 16 novembre 2023 ha precisato che i fabbricati collabenti (categoria F/2) non rientrano tra le aree edificabili e sono esclusi dall’IMU perché privi di rendita. Per i fabbricati rurali strumentali, non è necessaria la qualifica di coltivatore diretto o IAP, ma è sufficiente il classamento in categoria A/6 o D/10 con relativa annotazione.

Questi chiarimenti sono fondamentali per evitare dispute interpretative e assicurare che i contribuenti possano applicare correttamente le agevolazioni previste. I fabbricati collabenti, spesso trascurati, sono ora chiaramente esclusi dall’IMU, mentre per i fabbricati rurali strumentali viene semplificata la prova della loro ruralità.

Conduzione Associata di Terreni

Il MEF ha chiarito che la conduzione associata di terreni tramite contratti di rete agricoli o di compartecipazione agraria non preclude l’applicazione dell’esenzione IMU, mantenendo il requisito della conduzione diretta del terreno da parte del coltivatore diretto o dello IAP.

Questa precisazione è fondamentale in un contesto agricolo sempre più orientato alla collaborazione e all’aggregazione di risorse. La possibilità di mantenere l’esenzione IMU anche in caso di conduzione associata incentiva le forme collaborative di gestione agricola, che possono portare a significativi benefici economici e operativi.

Coefficienti di Rivalutazione per Fabbricati del Gruppo Catastale D

Il Decreto dell’8 marzo 2024 ha aggiornato i coefficienti di rivalutazione per determinare il valore dei fabbricati del gruppo catastale D per il calcolo dell’IMU e dell’IMPi. Il coefficiente per il 2024 è stato fissato a 1,02.

L’aggiornamento dei coefficienti è un’operazione necessaria per mantenere allineato il valore catastale degli immobili alle fluttuazioni del mercato immobiliare. Un coefficiente aggiornato garantisce una valutazione equa degli immobili, che si riflette in una corretta determinazione della base imponibile per l’IMU.

In conclusione le modifiche normative introdotte nel corso del 2023 e nei primi mesi del 2024 apportano significative innovazioni alla disciplina dell’IMU, con importanti chiarimenti e aggiornamenti che influiscono sulla gestione dell’imposta.

Le novità principali riguardano l’introduzione di nuove esenzioni, la modifica dei termini per le delibere comunali, l’aggiornamento dei coefficienti di rivalutazione e i chiarimenti su specifiche categorie di immobili. Questi cambiamenti riflettono l’evoluzione delle esigenze fiscali e sociali, promuovendo una gestione più equa e trasparente dell’imposta municipale.

L’IMU rappresenta una componente fondamentale del sistema fiscale italiano, influenzando significativamente le finanze locali e le scelte economiche dei proprietari immobiliari. Le recenti modifiche normative riflettono l’evoluzione delle politiche fiscali, mirate a promuovere una gestione più equa e sostenibile dell’imposta.

È essenziale per i contribuenti essere informati, consultando regolarmente le fonti ufficiali e avvalendosi del supporto di esperti fiscali. Solo attraverso una corretta comprensione delle nuove disposizioni è possibile ottimizzare la gestione degli immobili e adempiere efficacemente agli obblighi fiscali.

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