Nel contesto della Finanziaria 2025, è stata introdotta una misura agevolativa denominata Mini IRES, che prevede una riduzione dell’aliquota IRES dal 24% al 20% per il solo anno 2025. Tale beneficio fiscale, predisposto per incentivare la patrimonializzazione, gli investimenti e l’occupazione, è stato regolamentato tramite il Decreto MEF dell’8 agosto 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 190 del 18 agosto 2025. La misura si rivolge alle imprese che rispettano precise condizioni fiscali, patrimoniali e occupazionali.

La Mini IRES si inserisce in un quadro normativo di transizione verso una riforma fiscale più ampia, in cui l’impiego degli utili in investimenti qualificati, nuove assunzioni o partecipazione agli utili sarà premiato con regimi agevolati.

I soggetti ammessi all’agevolazione includono società residenti in Italia come spa, sapa, srl, società cooperative, società europee, enti pubblici e privati che esercitano attività commerciali e soggetti esteri con stabile organizzazione in Italia. Anche gli intermediari finanziari che applicano l’aliquota IRES maggiorata del 3,5% possono accedervi.

Sono esclusi dal beneficio i soggetti in liquidazione, in procedure concorsuali, che applicano regimi forfetari o di contabilità semplificata, nonché coloro che distribuiscono una quota superiore al 20% dell’utile 2024. L’agevolazione è preclusa anche in presenza di accordi di ristrutturazione che comportano cessazione d’attività.

L’accesso alla Mini IRES richiede due condizioni simultanee: accantonamento ad apposita riserva di almeno l’80% dell’utile dell’esercizio 2024, e investimenti rilevanti per almeno il 30% di tale quota, e comunque non inferiori al 24% dell’utile 2023. L’accantonamento si considera valido se destinato a riserve e non distribuito, compresi gli utili portati a nuovo o destinati alla copertura di perdite. La distribuzione di acconti su dividendi è equiparata a distribuzione ordinaria.

Gli investimenti rilevanti devono essere realizzati tra il 1° gennaio 2025 e il termine per la presentazione del Modello Redditi relativo al 2025, ossia entro il 31 ottobre 2026. Gli investimenti devono riguardare beni strumentali nuovi, materiali o immateriali, rientranti tra quelli previsti dalla normativa Industria 4.0 (Tabelle A e B, Legge 232/2016), con obbligo di interconnessione al sistema aziendale. Sono ammessi anche gli investimenti previsti dal DL 19/2024 (Transizione 5.0), che portino a una riduzione dei consumi energetici almeno del 3% per l’intera struttura produttiva o del 5% per i processi coinvolti.

I beni in leasing sono considerati acquisiti alla data di consegna. Il costo va determinato secondo i criteri dell’art. 110 del TUIR, includendo anche gli oneri accessori. La sostituzione di beni nel periodo di osservazione quinquennale non comporta la perdita dell’agevolazione, purché il bene sostitutivo abbia caratteristiche equivalenti o superiori e sia interconnesso. In caso contrario, si verifica una causa di decadenza, con obbligo di restituzione del beneficio fiscale.

L’ammontare minimo dell’investimento è definito dal valore maggiore tra: 30% dell’utile 2024 accantonato, 24% dell’utile 2023, o € 20.000. Questo meccanismo garantisce che l’agevolazione sia accessibile solo in presenza di investimenti significativi.

Il beneficio è subordinato anche al mantenimento o incremento dell’occupazione. Nel 2025, il numero di unità lavorative annue (ULA) non deve risultare inferiore alla media del triennio 2022-2024, con esclusione di cessazioni volontarie o fisiologiche. Inoltre, è richiesto un incremento occupazionale pari ad almeno 1% dei lavoratori a tempo indeterminato del 2024, e comunque non inferiore a un’unità.

L’impresa deve evitare il ricorso alla CIG ordinaria nei periodi 2024 e 2025, salvo eventi transitori e non imputabili. Il rispetto di tali requisiti è essenziale per conservare il diritto all’agevolazione.

Il decreto prevede anche la possibilità di computare le perdite fiscali pregresse, a riduzione del reddito assoggettato all’aliquota agevolata, in deroga alla disciplina ordinaria. Tuttavia, non è possibile fruire del beneficio su maggiori redditi accertati in sede di controllo o da dichiarazioni integrative presentate successivamente.

La normativa introduce misure di monitoraggio e controllo, tra cui l’obbligo di indicare in dichiarazione un apposito prospetto che evidenzi l’utilizzo delle riserve vincolate. In caso di distribuzione degli utili accantonati o dismissione dei beni oggetto dell’investimento prima della scadenza del periodo minimo, l’impresa decade dal beneficio e deve versare la differenza d’imposta.

In ambito di trasparenza fiscale, se una società partecipata ha optato per il regime ex art. 115 TUIR, la quota di reddito agevolabile viene imputata ai soci in proporzione. Tuttavia, i soci non ammessi alla Mini IRES devono separare il reddito soggetto a IRES ridotta da quello ordinario. Le srl trasparenti ex art. 116 TUIR restano escluse, poiché i loro soci sono persone fisiche.

Infine, l’agevolazione è cumulabile con altri incentivi, a condizione che il beneficio complessivo non superi il costo effettivamente sostenuto dall’impresa per l’investimento. I limiti e le condizioni di cumulo sono disciplinati dalle singole normative che regolano i crediti d’imposta coinvolti, tra cui quelli per Industria 4.0 e Transizione 5.0.

Per maggiori chiarimenti il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

Tabella riepilogativa Mini IRES 2025

Aliquota agevolata 20% (anziché 24%)
Periodo di applicazione Solo per il 2025
Normativa di riferimento Art. 1, commi 436-444, Legge n. 207/2024 – Decreto MEF 8.8.2025
Soggetti beneficiari Società di capitali, cooperative, mutue assicurazioni, enti commerciali, stabili organizzazioni in Italia
Soggetti esclusi In liquidazione, in procedure concorsuali, in regime forfetario o semplificato, con utile 2024 non accantonato ≥80%
Condizioni principali Accantonamento ≥80% utile 2024 e investimenti ≥30% quota accantonata (comunque ≥24% utile 2023 o € 20.000)
Tipologia di investimenti ammessi Beni “Industria 4.0” e “Transizione 5.0” nuovi, interconnessi, destinati a strutture produttive in Italia
Requisiti energetici Riduzione consumi ≥3% (struttura) o ≥5% (processi interessati)
Requisito occupazionale ULA 2025 ≥ media ULA triennio precedente + incremento occupazionale ≥1% o ≥1 dipendente
Esclusione CIG Divieto utilizzo CIG ordinaria nel 2024 e 2025 (salvo eventi transitori)
Decadenza Distribuzione utile accantonato entro 2026, dismissione beni, uso all’estero
Cumulo agevolazioni Ammesso entro il limite del costo effettivo sostenuto

FAQ


  1. Chi può beneficiare della Mini IRES 2025?

    Possono accedere alla Mini IRES le società di capitali, cooperative, mutue assicurazioni, enti commerciali e stabili organizzazioni in Italia che accantonano almeno l’80% dell’utile 2024 e realizzano investimenti rilevanti secondo le condizioni previste.
  2. Quali sono gli investimenti considerati rilevanti?
    Gli investimenti rilevanti sono quelli in beni strumentali nuovi, materiali o immateriali, previsti dalla normativa “Industria 4.0” o “Transizione 5.0”, interconnessi e finalizzati a ridurre i consumi energetici.
  3. Come si calcola l’importo minimo dell’investimento necessario?
    L’importo minimo corrisponde al valore più alto tra il 30% dell’utile 2024 accantonato, il 24% dell’utile 2023 oppure € 20.000.
  4. Quali condizioni occupazionali devono essere rispettate?
    Nel 2025 il numero di lavoratori equivalenti a tempo pieno (ULA) non deve diminuire rispetto alla media del triennio precedente ed è necessario un incremento occupazionale di almeno l’1% rispetto al 2024 o l’assunzione di almeno un nuovo dipendente.
  5. Cosa comporta la decadenza dal beneficio?
    La decadenza avviene in caso di distribuzione della riserva accantonata prima del 31 dicembre 2026, cessione o uso dei beni all’estero, o mancato rispetto dei requisiti. In tal caso, occorre versare la differenza d’imposta risparmiata.

 Scadenzario Settembre 2025

1 settembre

  • Assistenza fiscale: trattenuta terza rata o rimborsi da 730/2025 (sostituti d’imposta).

3 settembre

  • Comunicazione prestazioni di lavoro occasionale tramite Libretto famiglia (mese precedente).

15 settembre

  • Domanda di accentramento INAIL per il 2026.

  • Trasmissione dichiarazioni 730-2025 presentate dal 16 luglio al 31 agosto (sostituti d’imposta).

16 settembre

  • Versamento IVA e ritenute – mese di agosto.

  • Versamento unificato (ritenute, contributi INPS, gestione separata, Enpals, agricoli, addizionali IRPEF, liquidazione periodica IVA).

  • Versamento contributi mensili dovuti dai giornalisti (collaborazioni, INPGI).

  • Versamento provvista mensile prepensionamento lavoratori (INPS).

20 settembre

  • Comunicazioni obbligatorie marittimi (assunzioni/cessazioni agosto).

22 settembre

  • Scadenza richiesta bonus figli: termine per chiedere bonus 1.000 € per nascite/adozioni dal 1/1/2025 al 24/5/2025.

23 settembre

  • Trasmissione ricevute ritenute appalti (versamenti effettuati ad agosto).

25 settembre

  • Modello INTRA – mese di agosto.

  • Presentazione denunce contributive impiegati agricoli (ENPAIA).

30 settembre

  • Comunicazione LIPE – 2° trimestre 2025.

  • Presentazione Modello 730/2025 (anno 2024).

  • Termine adesione CPB per biennio 2025-2026.

  • Comunicazione spese Sistema TS – 1° semestre 2025.

  • Versamento somme liti fiscali pendenti (10ª rata) e rate istituti definitori (11ª rata).

  • Adempimenti assegnazione/cessione/trasformazione agevolata (versamento 1ª rata 60%).

  • Consegna 730/2025 compilato (comunicazione eventuale riduzione rata IRPEF o mancato versamento).

  • Trasmissione dichiarazioni 730-2025 elaborate nel mese di settembre (CAF/professionisti e sostituti).

  • Invio dati per cassa integrazione (periodi integrati luglio 2025).

  • Termine per domande di CIGO eventi oggettivamente non evitabili agosto 2025.

  • Domanda accredito contributi figurativi per aspettativa sindacale 2024.

  • Richiesta autorizzazione e versamento contribuzione aggiuntiva aspettative sindacali 2024.

  • Denuncia Uniemens – retribuzione e contribuzione agosto 2025.

  • Stampa o consegna Libro unico del lavoro – periodo di paga agosto 2025.

  • Termine agevolazioni per indennità integrativa speciale (turismo e pubblici esercizi, straordinario/notturno).

Per maggiori dettagli ed assistenza personalizzata il nostro Studio è a vostra disposizione.

L’entrata in vigore della patente a crediti nei cantieri, introdotta dal D.M. n. 132/2024, ha sancito un nuovo sistema di qualificazione per imprese e lavoratori autonomi. Tale strumento attribuisce un punteggio iniziale di 30 crediti, prevedendo però la possibilità di un incremento fino a un massimo di 100 crediti, a condizione che vengano soddisfatti alcuni requisiti aggiuntivi.

Per chiarire le modalità applicative del sistema e le condizioni per ottenere tali crediti, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha emanato la Nota n. 288 del 15 luglio 2025, contenente dettagliate indicazioni operative rivolte a imprese e lavoratori autonomi .

Secondo il D.M. 132/2024, la patente è dotata di un punteggio iniziale di 30 crediti, ma è previsto l’incremento fino alla soglia massima di 100 crediti, in virtù del possesso di particolari requisiti indicati nella tabella allegata al decreto .

La Nota INL n. 288/2025 offre un’analisi puntuale dei criteri per beneficiare dei crediti aggiuntivi, in accordo con l’articolo 5, comma 7 del D.M. 132/2024, introducendo chiare linee operative sulle modalità di riconoscimento.

Per quanto riguarda l’anzianità di iscrizione alla CCIAA, si stabilisce che l’anzianità dà diritto a un riconoscimento massimo di 10 crediti. I crediti sono incrementali e non cumulabili: appartenere a una fascia di anzianità più elevata attribuisce il credito corrispondente alla fascia superiore. A titolo esemplificativo, un’impresa iscritta da 10 anni ottiene 3 crediti, che passano a 5 crediti al compimento dell’undicesimo anno.

Il sistema operativo prevede che, per le imprese (incluse le imprese individuali) e i lavoratori autonomi iscritti alla CCIAA, il dato sia acquisito automaticamente dalle banche dati. Per i soggetti esteri o non iscritti, è prevista una autodichiarazione a cura del legale rappresentante secondo quanto precisato dalla Nota.

Riferendosi ai requisiti legati al tema della salute e sicurezza sul lavoro, la Nota distingue due ambiti distinti. In primo luogo, il possesso di un Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza (SGSL) conforme alla norma UNI EN ISO 45001, vale 5 crediti, a condizione che la certificazione sia rilasciata da un organismo accreditato presso ACCREDIA e che il legale rappresentante o suo delegato alleggi la certificazione con data di inizio e fine validità (tipicamente triennale), aggiornandola sul portale anche un mese prima della scadenza.

In secondo luogo, la Nota prevede 4 crediti in caso di adozione di un Modello di Organizzazione e Gestione (MOG) ex articolo 30 del D.Lgs. 81/2008, asseverato da un organismo paritetico iscritto al repertorio nazionale. Anche in questo caso, il rappresentante legale o suo delegato deve allegare l’asseverazione comprensiva di date di validità e potrà aggiornarla un mese prima della scadenza.

L’INL chiarisce anche le modalità operative previste per i casi non inclusi nelle fasce precedenti. In particolare, il possesso di una certificazione SOA di classifica I attribuisce 1 credito, mentre una certificazione di classifica II attribuisce 2 crediti. Il rappresentante legale o delegato deve allegare l’attestazione indipendentemente dalla categoria, indicando la validità e potendo aggiornare il dato in prossimità della scadenza.

È previsto anche il riconoscimento di 2 crediti per attività di consulenza e monitoraggio svolte da organismi paritetici, con rilascio di un’attestazione positiva. In tal caso, come per gli altri requisiti, l’attestazione va allegata con date di validità e potrà essere aggiornata un mese prima della scadenza.

La Nota INL dedica attenzione anche agli aspetti gestionali dei crediti aggiuntivi. In caso di sospensione o perdita di validità di un requisito (come SGSL certificato, MOG asseverato o SOA), tocca all’impresa, tramite il legale rappresentante o delegato, contattare tempestivamente un Ufficio territoriale dell’INL per comunicare la perdita di validità e allegare i documenti giustificativi, al fine di procedere alla sottrazione del punteggio corrispondente.

La Nota chiarisce altresì che, in sede di ispezione, qualora emerga l’assenza reale di uno dei requisiti, l’ispettore può proporre l’invalidazione tramite l’applicativo “Verifica Patente a Crediti”, la quale sarà successivamente convalidata da un dirigente dell’Ufficio competente e comunicata formalmente al rappresentante legale.

Per quanto concerne le rettifiche dei dati inseriti erroneamente, queste possono essere effettuate autonomamente dal legale rappresentante o suo delegato prima dell’aggiornamento del punteggio, che avviene normalmente tra le ore 00:00 e 03:00. Se l’errore viene rilevato dopo questo momento, la rettifica deve essere richiesta all’Ufficio territoriale dell’INL, anche tramite PEC, allegando motivazione e codice fiscale dell’impresa.

La Nota INL dedica poi un ampio spazio alle indicazioni rivolte ai soggetti non italiani o privi di identità digitale. In questi casi, ossia cittadini comunitari privi di identità eIDAS o extracomunitari, occorre contattare un Ufficio territoriale dell’INL per essere identificati di persona, via PEC o tramite servizi MS Teams. Anche i professionisti che operano nei cantieri e non sono iscritti alla Camera di Commercio (come ad esempio archeologi) devono attivarsi presso l’Ufficio territoriale per ottenere l’attestazione d’ufficio, necessaria per il riconoscimento dell’anzianità o del possesso della patente stessa.

Infine, la Nota è strettamente collegata al funzionamento del Portale dei Servizi dell’INL, reso disponibile a partire dal 10 luglio, che include funzionalità dedicate alla gestione della patente a crediti e alla richiesta dei relativi crediti aggiuntivi.

Ecco una tabella riassuntiva dei criteri per l’attribuzione dei crediti aggiuntivi previsti dalla patente a crediti, come chiarito dalla Nota INL n. 288/2025:

Requisito Crediti assegnati Modalità di verifica Validità / Aggiornamento
Anzianità iscrizione CCIAA Fino a 10 crediti (incrementali e non cumulabili) Autodichiarazione o verifica da banche dati Valido secondo anzianità (es. 10 anni = 3 crediti)
Certificazione SGSL UNI EN ISO 45001 5 crediti Certificato accreditato ACCREDIA allegato dal legale rappresentante 3 anni, aggiornabile un mese prima della scadenza
Modello Organizzativo ex art. 30 D.Lgs. 81/2008 asseverato 4 crediti Asseverazione allegata da organismo paritetico Validità secondo attestazione, aggiornabile
Certificazione SOA Classifica I = 1 credito
Classifica II = 2 crediti
Attestazione allegata con periodo di validità Rinnovabile alla scadenza, aggiornabile
Consulenza periodica da organismo paritetico 2 crediti Attestazione positiva dell’organismo Validità annuale, allegare e aggiornare attestazione
Perdita di requisiti Sottrazione dei crediti corrispondenti Comunicazione all’INL con documentazione Obbligo di segnalazione entro breve termine
Rettifiche dati errati Prima dell’aggiornamento notturno (00:00–03:00) via portale o PEC Specificare motivazione e codice fiscale
Soggetti esteri o non iscritti CCIAA Variabile Richiesta manuale presso INL (in persona, PEC o Teams) Necessaria per accesso al sistema

Per ulteriori dettagli e chiarimenti il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

 

Il tema del licenziamento individuale nel diritto del lavoro italiano ha attraversato nel tempo una significativa trasformazione, evolvendo da una disciplina priva di vincoli stringenti a un sistema articolato di tutele che riflette la necessità di bilanciare l’interesse economico delle imprese con quello della protezione del lavoratore.

Uno dei momenti più significativi di questo percorso normativo è rappresentato dall’introduzione del Jobs Act, con il decreto legislativo 23/2015, che ha previsto un nuovo regime sanzionatorio per i licenziamenti dei lavoratori assunti a partire dal 7 marzo 2015. Tuttavia, recenti pronunce della Corte Costituzionale, come le sentenze n. 111 e n. 118 del 2025, hanno evidenziato profili di illegittimità costituzionale di alcune di queste disposizioni, confermando una tendenza ormai consolidata della giurisprudenza costituzionale ad intervenire nel settore.

Il Jobs Act ha segnato un punto di svolta, introducendo il contratto a tutele crescenti e stabilendo un regime sanzionatorio basato sull’anzianità di servizio, applicabile solo ai nuovi assunti. Questo meccanismo, ritenuto più favorevole per le aziende, ha sollevato critiche fin dall’inizio per la sua rigidità e per l’impatto limitato delle tutele previste in caso di licenziamento illegittimo.

Proprio su questo aspetto si sono concentrate le recenti censure della Corte Costituzionale, che ha dichiarato incostituzionali alcune previsioni del d.lgs. 23/2015, in particolare per la mancata discrezionalità riconosciuta al giudice nella determinazione dell’indennità.

Il successivo Decreto Dignità ha cercato di riequilibrare la disciplina aumentando i limiti minimi e massimi delle indennità risarcitorie. Tuttavia, il sistema resta oggi estremamente articolato e dipendente da tre fattori: i vizi del licenziamento, le dimensioni aziendali e la data di assunzione del lavoratore.

I vizi del licenziamento includono, tra gli altri, l’assenza di giusta causa o giustificato motivo, la violazione delle procedure previste dalla legge (come quella disciplinare ex articolo 7 dello Statuto dei lavoratori), la mancata motivazione nella lettera di licenziamento e le ipotesi più gravi come i licenziamenti discriminatori o ritorsivi. Particolare attenzione è rivolta alla tutela della maternità e della paternità, per cui vige un esplicito divieto di licenziamento in specifici periodi temporali.

Quanto alle dimensioni aziendali, queste incidono direttamente sul tipo di sanzione applicabile. Le imprese con più di 15 dipendenti (o 5 in ambito agricolo) sono soggette a regole più stringenti, mentre le piccole aziende continuano ad usufruire di una disciplina più flessibile. Il calcolo del numero di dipendenti, ai fini dell’applicazione delle tutele, deve considerare l’occupazione media degli ultimi sei mesi, includendo i lavoratori a tempo indeterminato, part-time, a termine e intermittenti, ma escludendo gli apprendisti, i somministrati e i sostituti.

Un ulteriore criterio determinante è rappresentato dalla data di assunzione: i lavoratori assunti prima del 7 marzo 2015 godono della tutela reale piena prevista dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori o, nelle piccole aziende, della disciplina prevista dall’articolo 8 della legge 604/1966. Per i lavoratori assunti successivamente, trovano invece applicazione le norme del d.lgs. 23/2015, modificate dal Decreto Dignità. Ciò comporta una distinzione normativa che la giurisprudenza ha spesso ritenuto in contrasto con il principio di eguaglianza.

Le pronunce della Corte Costituzionale hanno avuto un impatto determinante su questo assetto. Le sentenze n. 111 e 118 del 2025 si inseriscono in un filone giurisprudenziale avviato già nel 2018, che mette in discussione l’efficacia del sistema sanzionatorio del Jobs Act. I giudici hanno evidenziato come l’automatismo nella determinazione dell’indennità sulla base della sola anzianità di servizio sia lesivo del principio di proporzionalità, oltre che inadatto a garantire una tutela effettiva al lavoratore. Questa posizione conferma l’indirizzo della Corte volto a garantire una maggiore discrezionalità al giudice e un sistema di tutele coerente con i principi costituzionali.

Anche sul piano procedurale si riscontrano profonde differenze tra le varie tipologie di licenziamento. Il giustificato motivo soggettivo si riferisce a condotte imputabili al lavoratore e, pur non raggiungendo la soglia della giusta causa, rendono necessario il recesso. Il giustificato motivo oggettivo invece riguarda l’organizzazione aziendale e impone il rispetto di procedure specifiche, come l’obbligo di repechage e, per i lavoratori assunti prima del Jobs Act, il ricorso alla procedura presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro.

Infine, il regime sanzionatorio prevede diverse tipologie di tutela reale o indennitaria, a seconda del tipo di vizio riscontrato. Le aziende sopra i 15 dipendenti possono essere soggette alla reintegrazione del lavoratore, con pagamento delle retribuzioni arretrate e contributi previdenziali, oppure al pagamento di un’indennità compresa tra 6 e 24 mensilità, a seconda della gravità della violazione. Per le piccole aziende, invece, la sanzione consiste spesso in un’indennità ridotta, tra 2,5 e 6 mensilità.

Per maggiori chiarimenti su questo tema e per una consulenza personalizzata il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

Tabella riassuntiva del regime sanzionatorio per licenziamenti illegittimi

Azienda Data di assunzione Fattispecie di licenziamento illegittimo Sanzione applicata
Fino a 15 dipendenti Prima del 07/03/2015 Licenziamento nullo o orale Tutela reale piena (reintegra + risarcimento minimo 5 mensilità)
Fino a 15 dipendenti Prima del 07/03/2015 Difetto di giusta causa o giustificato motivo, vizi procedurali Tutela obbligatoria (riassunzione o indennità 2,5-6 mensilità)
Oltre 15 dipendenti Prima del 07/03/2015 Licenziamento nullo o orale Tutela reale piena (reintegra + risarcimento minimo 5 mensilità + contributi)
Oltre 15 dipendenti Prima del 07/03/2015 Insussistenza del fatto o vizio grave Tutela reale attenuata (reintegra + risarcimento max 12 mensilità)
Oltre 15 dipendenti Prima del 07/03/2015 Altri vizi non gravi Tutela obbligatoria forte (indennità tra 12 e 24 mensilità)
Oltre 15 dipendenti Prima del 07/03/2015 Vizi formali/procedurali Tutela obbligatoria debole (indennità tra 6 e 12 mensilità)
Fino a 15 dipendenti Dopo il 07/03/2015 Qualsiasi vizio di legittimità Tutele crescenti (indennità tra 6 e 36 mensilità, secondo anzianità)
Oltre 15 dipendenti Dopo il 07/03/2015 Idem come sopra Tutele crescenti (con limiti di indennità raddoppiati dal Decreto Dignità)

 

Il quadro normativo fiscale relativo alle spese di trasferta è stato recentemente riorganizzato per effetto del Decreto Fiscale (DL n. 84 del 17 giugno 2025).
Tale intervento normativo interviene sulle innovazioni introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, riportando modifiche significative inerenti alla tracciabilità del pagamento delle spese di vitto, alloggio, viaggio e trasporto mediante autoservizi pubblici non di linea, sostenute in occasione di trasferte o missioni

Nella versione originaria della Legge di Bilancio, era stato previsto un obbligo generalizzato di tracciabilità per il rimborso di tali spese, stabilendo che qualora il pagamento fosse effettuato con modalità tracciabili, l’importo rimborsato non costituisce reddito imponibile per il lavoratore e rappresenta costo deducibile per l’impresa. Al contrario, se il pagamento avveniva in contanti, l’ammontare del rimborso era considerato reddito imponibile per il lavoratore e costo indeducibile per l’impresa . Questa disciplina, con evidente finalità anti evasiva, si rivolgeva in particolare a contrastare eventuali omissioni da parte di chi offriva servizi di trasporto, ristorazione o ospitalità, piuttosto che penalizzare direttamente i soggetti che effettivamente sostenevano tali spese .

Il Decreto Fiscale n. 84 del 17 giugno 2025 interviene proprio per attenuare l’impatto di tale obbligo. Viene esplicitamente stabilito che tale obbligo di tracciabilità si applica solo alle spese sostenute nel territorio dello Stato italiano, mentre le spese sostenute all’estero ne sono escluse. Ciò significa che i pagamenti in contanti effettuati all’estero non influiscono sulla fiscalità né del lavoratore né dell’impresa.

In parallelo, il DL 84/2025 estende l’obbligo di pagamenti tracciabili anche ai lavoratori autonomi e professionisti, allineando la regola già in vigore per i dipendenti. Nei casi di spese sostenute in Italia, i rimborsi (analiticamente documentati) per vitto, alloggio, viaggio e trasporto, qualora non tracciati, contribuiscono alla formazione del reddito del professionista o lavoratore autonomo. In precedenza, tali somme erano considerate irrilevanti fiscalmente se analiticamente documentate e riaddebitate al committente, ma la modifica normativa richiede ora anche il rispetto dell’obbligo di tracciabilità, modificando gli articoli 54, 54‑ter e 54‑septies del TUIR.

L’ambito di applicazione è ancora più ampio, poiché rileva non solo ai fini delle imposte dirette, ma anche ai fini della determinazione della base imponibile IRAP per i soggetti in questione . Il decreto dunque uniforma l’impianto normativo e risponde anche al fine pratico di evitare imposizioni ingiustificate dove la tracciabilità non è materialmente possibile.

Il senso della scelta normativa è chiaro: il legislatore intende promuovere comportamenti coerenti con la lotta all’evasione, ma senza rendere la disciplina di fatto impraticabile in contesti internazionali, dove l’uso di strumenti elettronici non è sempre garantito.

Sul fronte dei chiarimenti interpretativi, è intervenuto anche un interpello dell’Agenzia delle Entrate (n. 188/2024), sollevato da un Ministero, per verificare se i rimborsi per trasferte all’estero potessero perdere l’esenzione fiscale se sostenuti in contanti. L’Agenzia ha risposto in modo positivo: l’obbligo di tracciabilità non si applica ai rimborsi spese sostenuti all’estero, confermando che l’esenzione fiscale, ai sensi dell’art. 51, comma 5 del TUIR, resta valida anche senza strumenti tracciabili .

L’intervento chiarificatore ha importanti ripercussioni operative. Le imprese possono continuare a utilizzare modalità di rimborso più flessibili — tra cui forme forfettarie, miste o analitiche — anche quando la tracciabilità non sia disponibile, senza incorrere in penalizzazioni fiscali. Questo avvantaggia particolarmente le imprese che operano all’estero o i lavoratori in destinazioni dove il sistema di pagamenti elettronici è limitato.

Al contempo, però, per le trasferte in Italia, permane l’obbligo di tracciabilità: in caso contrario, il rimborso è considerato reddito e l’onere diventa fiscalmente indeducibile, con conseguenze rilevanti sia per il lavoratore sia per l’impresa .

Questa distinzione tra trasferta nazionale e internazionale impone un adeguamento delle policy aziendali sulle trasferte, che devono indicare chiaramente il diverso trattamento fiscale in base alla destinazione geografica. È fondamentale che il personale sia informato circa le diverse regole operative e che le procedure amministrative supportino una corretta contabilizzazione e documentazione, a seconda che la trasferta avvenga in Italia o all’estero.

Per maggiori chiarimenti e assistenza personalizzata il nostro studio è a vostra disposizione.

Il Decreto-Legge n. 95 del 2025, noto anche come “Decreto Economia” o “Decreto Sviluppo 2025”, è stato emanato dal Governo con l’obiettivo di rafforzare la crescita economica, promuovere lo sviluppo territoriale, sostenere le infrastrutture strategiche e incentivare la coesione sociale attraverso un insieme coordinato di misure. L’iter normativo si è completato con l’approvazione definitiva del disegno di legge A.C. 2551 da parte della Camera dei deputati il 6 agosto 2025, sancendo la conversione in legge del decreto-legge originario del 30 giugno 2025.

Il provvedimento assume la forma di un decreto omnibus, in quanto racchiude interventi in ambiti diversi, tutti riconducibili alla strategia di rilancio del sistema economico-produttivo nazionale.

L’intervento è rivolto a imprese, enti locali, organizzazioni del terzo settore, comunità territoriali e soggetti pubblici e privati, con l’obiettivo di favorire investimenti, innovazione, sostenibilità e inclusione, mediante strumenti finanziari, semplificazioni normative e programmazione multilivello.

Elemento cardine della nuova normativa è l’istituzione del Fondo nazionale per lo sviluppo economico, sociale e territoriale, con una dotazione iniziale pari a 10 miliardi di euro. Tale fondo è gestito dall’Agenzia per la Coesione Territoriale e destinato a finanziare progetti a forte impatto occupazionale, sociale e ambientale.

Le risorse potranno essere impiegate per sostenere interventi di rigenerazione urbana, potenziamento dei servizi pubblici locali, infrastrutture strategiche, sviluppo industriale e inclusione sociale. Il fondo rappresenta il perno finanziario attraverso cui si attueranno le principali misure previste dalla legge.

Per agevolare l’accesso ai fondi, il decreto introduce anche un sistema di semplificazione amministrativa, con la previsione di sportelli digitali unificati, riduzione dei tempi di istruttoria e maggiore trasparenza nei criteri di selezione dei progetti. L’intento è rendere più efficiente il processo di attuazione e coinvolgere in modo attivo sia le amministrazioni pubbliche sia il sistema imprenditoriale e associativo.

Un’altra misura strutturale contenuta nella legge è la definizione dei contratti di sviluppo territoriali, strumenti negoziali pensati per realizzare interventi integrati nei territori mediante il coordinamento tra amministrazioni centrali, enti locali e soggetti privati. Questi contratti saranno promossi dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, in collaborazione con l’Agenzia per l’Attrazione degli Investimenti, e potranno finanziare iniziative nei settori della manifattura avanzata, logistica, turismo sostenibile, tecnologie digitali e energie rinnovabili. I contratti saranno attivabili anche su iniziativa dei comuni o delle comunità locali, e potranno prevedere il coinvolgimento di finanza pubblica e privata.

Il decreto prevede inoltre l’elaborazione di un Piano Nazionale per la Competitività Industriale, che sarà coordinato dal Comitato interministeriale per la politica industriale. Questo piano ha la funzione di individuare le filiere produttive strategiche da sostenere con risorse dedicate. Tra i settori prioritari sono indicati l’energia, l’automotive, la microelettronica, la farmaceutica e l’intelligenza artificiale. L’obiettivo è consolidare il posizionamento dell’Italia nei comparti ad alta tecnologia e favorire la transizione verso un’economia fondata sull’innovazione e la competitività internazionale.

Particolare attenzione è riservata alla transizione ecologica e digitale. La legge introduce misure che incentivano l’adozione di tecnologie digitali, la decarbonizzazione dei processi produttivi, l’efficienza energetica e lo sviluppo di pratiche industriali sostenibili. Le imprese potranno accedere a voucher per la digitalizzazione, strumenti di finanziamento per la riconversione ecologica e meccanismi di sostegno alla ricerca e sviluppo applicata.

Nel campo del terzo settore, il provvedimento prevede azioni di sostegno specifico a favore di imprese sociali, cooperative e organizzazioni di volontariato, attraverso contributi diretti, finanziamenti agevolati e facilitazioni nell’accesso ai fondi nazionali. Tali misure sono rivolte a progetti che promuovano l’inclusione sociale, il miglioramento della qualità della vita nelle comunità e la creazione di servizi di prossimità. Le risorse dedicate saranno assegnate tramite bandi pubblici, disciplinati dai decreti attuativi in corso di elaborazione.

Per quanto riguarda le infrastrutture, la legge stabilisce finanziamenti per opere pubbliche strategiche, con riferimento particolare ai corridoi TEN-T europei, alla modernizzazione della rete ferroviaria regionale, allo sviluppo portuale, alla logistica e alla connettività digitale. Gli enti beneficiari potranno accedere a programmi di finanziamento pluriennali, con possibilità di anticipazione delle risorse a fronte della presentazione di progetti esecutivi già validati. Gli interventi sono orientati a migliorare l’accessibilità, la mobilità sostenibile e la competitività logistica dei territori.

Il DL convertito in legge interviene anche sulle aree interne e marginali, attraverso il Programma nazionale per la resilienza delle comunità locali, gestito in coordinamento con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo programma sostiene interventi destinati ai piccoli comuni, alle zone montane e alle comunità in difficoltà demografica, con azioni rivolte alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, al rafforzamento dei servizi essenziali e al rilancio dell’imprenditoria locale.

L’intera attuazione delle misure è sottoposta al coordinamento di una cabina di regia interministeriale, incaricata di monitorare l’avanzamento dei progetti e assicurare la coerenza tra le diverse linee di intervento. Sono previste relazioni periodiche che illustreranno lo stato di utilizzo delle risorse, l’impatto delle misure sui territori e i risultati raggiunti.

Le risorse complessive previste dalla legge ammontano a circa 15 miliardi di euro, suddivise tra il Fondo nazionale per lo sviluppo economico, sociale e territoriale e altri programmi specifici per settori e territori. L’accesso ai fondi sarà disciplinato dai decreti attuativi e dai bandi pubblici che stabiliranno i criteri di ammissibilità, le modalità di candidatura e le priorità di finanziamento.

Per chiarimenti e per consulenza personalizzata il nostro tema di esperti è a vostra disposizione.

 

Conversione in legge Approvata dalla Camera dei deputati il 6 agosto 2025 (Disegno di legge A.C. 2551)
Tipologia normativa Decreto-legge omnibus (multi-settore)
Obiettivo generale Sviluppo economico, coesione sociale, investimenti pubblici e privati, rafforzamento delle infrastrutture
Soggetti destinatari Imprese, enti locali, organizzazioni del terzo settore, comunità territoriali, soggetti pubblici e privati
Fondo principale istituito Fondo nazionale per lo sviluppo economico, sociale e territoriale
Gestione del Fondo Agenzia per la Coesione Territoriale
Dotazione iniziale del Fondo 10 miliardi di euro
Altre risorse complessive previste Totale: circa 15 miliardi di euro (inclusi fondi per settori e programmi specifici)
Strumenti introdotti Contratti di sviluppo territoriali – Piano Nazionale per la Competitività Industriale – Programma per la resilienza delle comunità locali
Settori prioritari Energia, automotive, microelettronica, farmaceutica, intelligenza artificiale
Incentivi previsti Voucher digitalizzazione – Finanziamenti per efficienza energetica – Sostegno alla transizione ecologica
Semplificazioni amministrative Sportelli digitali, procedure unificate, riduzione dei tempi istruttori
Ambiti territoriali strategici Aree interne, piccoli comuni, zone a rischio spopolamento
Cabina di regia Interministeriale – Coordinamento attuativo e monitoraggio nazionale
Bandi pubblici In fase di definizione tramite decreti attuativi – accesso aperto a soggetti pubblici e privati
Obiettivi trasversali Crescita sostenibile, inclusione sociale, innovazione, rilancio industriale, rafforzamento dei servizi essenziali

 

La maxi deduzione costo del lavoro rappresenta una misura di grande rilievo prevista a partire dal 2025, inserita nel quadro della riforma fiscale delineata dalla Legge n. 111/2023. Il principio guida di questa nuova disciplina consiste nel rafforzare il ruolo dei costi per lavoro dipendente ai fini della determinazione del reddito d’impresa e del reddito di lavoro autonomo.

La disposizione mira a incentivare l’occupazione, in particolare quella stabile e giovanile, attraverso una deduzione potenziata rispetto al trattamento attualmente in vigore.

L’obiettivo della nuova deduzione è quello di favorire l’incremento occupazionale mediante una leva fiscale specifica e differenziata. La misura consente di dedurre dal reddito una quota maggiorata del costo del lavoro, in base alla tipologia di lavoratore assunto e alla forma contrattuale.

La logica di fondo è quella di rendere più competitivo il costo del lavoro stabile, premiando soprattutto l’assunzione di giovani under 30 e la contrattualizzazione a tempo indeterminato.

La decorrenza della maxi deduzione è fissata a partire dal 2025, con effetti applicabili già nel 2026 in sede di dichiarazione dei redditi relativa all’anno precedente. Tuttavia, la misura assume carattere strutturale, in quanto prevista come modifica permanente all’impianto normativo esistente.

La nuova disciplina prevede diverse forme di deduzione, differenziate in base alla tipologia di lavoratori e alla natura del contratto. È prevista una deduzione base applicabile a tutto il costo del lavoro dipendente, e deduzioni incrementali per le assunzioni a tempo indeterminato e per i lavoratori sotto i trent’anni di età.

I soggetti beneficiari della maxi deduzione costo del lavoro sono tutti i titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo che impiegano lavoratori dipendenti. La misura riguarda quindi tanto le imprese individuali quanto le società, senza esclusione di forma giuridica. È inclusa anche la platea dei professionisti, purché si avvalgano di personale dipendente nella propria attività.

Una delle principali novità normative consiste nell’estensione della maxi deduzione anche ai soggetti che aderiscono al concordato preventivo biennale.

In pratica, l’ammontare dedotto in base alla nuova disciplina viene considerato rilevante ai fini del calcolo del reddito concordato, contribuendo a una maggiore aderenza alla capacità contributiva reale del contribuente.

Nel contesto del concordato preventivo biennale, il reddito stimato tiene conto anche delle deduzioni legate al costo del lavoro secondo il nuovo meccanismo. Questo significa che il beneficio fiscale derivante dall’assunzione di lavoratori rientra pienamente nel sistema di determinazione automatica del reddito.

I valori rilevanti per il calcolo della maxi deduzione includono l’intero ammontare del costo del lavoro sostenuto, al netto di eventuali contributi o agevolazioni già ottenute. L’importo deducibile è poi modulato secondo le percentuali stabilite in base alla categoria di lavoratore e alla durata del contratto. Questi valori sono automaticamente incorporati nella base dati dell’Agenzia delle Entrate, garantendo trasparenza e coerenza nell’attribuzione del beneficio.

Dal punto di vista contabile, la maxi deduzione costo del lavoro comporta una differenziazione tra reddito effettivo e reddito concordato. Nei modelli dichiarativi, dovranno essere evidenziate separatamente le componenti reddituali assoggettate alla deduzione potenziata, al fine di rendere tracciabile l’operazione ai fini del controllo fiscale.

I modelli dichiarativi verranno adeguati per recepire le nuove regole in materia di deducibilità del costo del lavoro. Saranno introdotti specifici quadri o sezioni per l’indicazione dell’importo dedotto e delle relative motivazioni. In questo modo sarà possibile monitorare l’utilizzo effettivo della misura, anche ai fini delle analisi statistiche dell’amministrazione finanziaria.

La normativa precedente prevedeva una deduzione standardizzata dei costi per lavoro dipendente, senza una specifica premialità in base alla natura dell’assunzione. Con la nuova maxi deduzione costo del lavoro, si introduce un principio di selettività che premia l’occupazione stabile e giovanile, superando l’uniformità del passato.

La misura si colloca in una cornice più ampia di politiche per il lavoro e di incentivi fiscali. Essa può essere integrata con altri strumenti già previsti, come esoneri contributivi, crediti d’imposta per assunzioni e agevolazioni per zone svantaggiate. L’integrazione tra strumenti diversi deve però essere gestita con attenzione, evitando il rischio di cumulo non compatibile.

Per accedere alla maxi deduzione, le imprese devono rispettare specifici obblighi documentali, tra cui la conservazione delle copie dei contratti, delle buste paga e della documentazione attestante la tipologia di lavoratore. Questi documenti saranno soggetti a eventuali verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate, in un’ottica di contrasto all’evasione fiscale e di verifica dell’effettività dell’assunzione.

L’attuazione della maxi deduzione costo del lavoro sarà supportata da strumenti digitali messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Le procedure saranno automatizzate, con calcolo precompilato e accesso alle informazioni attraverso i canali telematici.

In base alle previsioni normative, l’introduzione della maxi deduzione costo del lavoro dovrebbe generare un effetto positivo sulla creazione di posti di lavoro, soprattutto tra i giovani e nelle aree ad alto tasso di disoccupazione. Il meccanismo fiscale è progettato per ridurre il costo netto del lavoro per il datore, rendendo più sostenibile l’assunzione a lungo termine.

Il legislatore ha previsto strumenti di monitoraggio dell’impatto della nuova misura, mediante l’analisi dei dati dichiarativi e l’evoluzione dell’occupazione. Tali attività saranno coordinate dall’Agenzia delle Entrate in collaborazione con il Ministero del Lavoro, con l’obiettivo di verificare l’efficacia della leva fiscale utilizzata.

Per maggiori chiarimenti e per consulenze personalizzate il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

FAQ

Che cos’è la maxi deduzione costo del lavoro?
È una misura fiscale che consente di dedurre in misura maggiorata il costo del lavoro dipendente, a partire dal 2025.

Chi può beneficiare della maxi deduzione?
Tutti i titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo che impiegano lavoratori dipendenti.

È applicabile anche nel regime di concordato preventivo biennale?
Sì, la deduzione rileva anche ai fini della determinazione del reddito concordato.

Quali lavoratori danno diritto alla deduzione potenziata?
Lavoratori assunti a tempo indeterminato e lavoratori con meno di 30 anni di età.

Come viene calcolata la deduzione?
In base al costo effettivo del lavoro sostenuto, modulato per tipologia contrattuale e anagrafica.

Sono previsti obblighi documentali?
Sì, è necessario conservare contratti, documentazione retributiva e attestazioni relative ai lavoratori.

1 Agosto
Assistenza fiscale – Trattiene le somme dovute per le imposte (seconda rata) o effettua il rimborso

Incentivo posticipo pensione – Decorre l’esonero contributivo per i lavoratori che hanno maturato la pensione con quota 103 entro gennaio 2025

3 Agosto
Libretto famiglia (slitta a lunedì DOM 4 agosto 2025) Comunicazione dei dati delle prestazioni di lavoro occasionale tramite libretto famiglia del mese precedente

14 AGOSTO – PREPENSIONAMENTO
– Versamento della provvista mensile per i lavoratori cui manchino meno di 7 anni alla pensione.

16 AGOSTO – POSTICIPO DI ADEMPIMENTI DEL 20 AGOSTO
Nota aggiuntiva:
Il 16 agosto cade di sabato. Pertanto, le scadenze del 20 agosto che coincidono con l’adempimento del 16
agosto devono essere anticipate (es. con F24 online il 18 agosto o secondo il calendario bancario operativo).

20 AGOSTO – VERSAMENTI E COMUNICAZIONI
– Contributi ENASARCO: assunzioni/cessazioni marittimi mese precedente.
– Contributi Giornalisti: versamento mensile per contratti di collaborazione.
– Piattaforme Digitali: comunicazione rapporti autonomi mese precedente.
– Versamento imposte e contributi:
– Ritenute da lavoro dipendente.
– Contributi INPS, gestione separata.
– Spettacolo, artigiani, commercianti, pescatori autonomi.
– INAIL, IRPEF regionale, IVA periodica.
– Scadenza delle imposte rateizzate per i contribuenti che hanno optato per la rateizzazione delle imposte derivanti dal modello Redditi 2025.
– Versamento IVA e ritenute – Luglio
– Versamento INPS fissi e IVA – 2° trimestre
– Versamento Enasarco su provvigioni maturate 2° trimestre

25 AGOSTO – CONTRIBUTI AGRICOLI
– Presentazione della denuncia contributiva per gli impiegati agricoli (mese precedente).
– Modello INTRA – Luglio

27 AGOSTO – RITENUTE APPALTI
– Trasmissione ricevute versamento ritenute lavoro mese precedente o certificazione regolarita’ fiscale.

31 AGOSTO – PROROGHE AL 1 SETTEMBRE
(Slittamento automatico per scadenze domenicali)
– CASSA INTEGRAZIONE:
– Invio dati saldo integrazione salariale di giugno 2025.
– Termine domande CIGO per eventi inevitabili del mese precedente.
– ASSISTENZA DIRIGENTI:
– Versamento FASI – 3 trimestre 2025.
– DENUNCIA CONTRIBUTIVA:
– Invio flusso dati retribuzione-contribuzione del mese precedente.
– LIBRO UNICO DEL LAVORO:
– Stampa o consegna riferita al mese precedente.

Per maggiori dettagli e chiarimenti il nostro studio è a vostra disposizione.

Data Scadenza/Funzione Descrizione dettagliata
1 Agosto Assistenza fiscale Trattenuta delle somme dovute per le imposte (seconda rata) o rimborso.
1 Agosto Incentivo posticipo pensione Avvio dell’esonero contributivo per lavoratori con quota 103 entro gennaio 2025.
3 Agosto Libretto famiglia Comunicazione dati prestazioni lavoro occasionale del mese precedente. Slitta a lunedì 4 agosto.
14 Agosto Prepensionamento Versamento trattamento mensile per lavoratori a massimo 7 anni dalla pensione.
20 Agosto Contributi Enasarco Comunicazione assunzioni e cessazioni marittimi mese precedente.
20 Agosto Contributi giornalisti Versamento contributi mensili per giornalisti con contratto di collaborazione.
20 Agosto Piattaforme digitali Comunicazione rapporti autonomi instaurati tramite piattaforma mese precedente.
20 Agosto Versamento imposte e contributi Versamento unificato per: ritenute lavoro dipendente, contributi INPS, gestione separata, imprese spettacolo, artigiani, commercianti, pescatori autonomi, INAIL, IRPEF regionale, IVA periodica.
Scadenza delle imposte rateizzate per i contribuenti che hanno optato per la rateizzazione delle imposte derivanti dal modello Redditi 2025.
Versamento IVA e ritenute – Luglio
Versamento INPS fissi e IVA – 2° trimestre
Versamento Enasarco su provvigioni maturate 2° trimestre
25 Agosto Contributi agricoli: Presentazione denuncia contributiva impiegati agricoli mese precedente.

Modello INTRA – Luglio

27 Agosto Ritenute appalti Trasmissione ricevute versamento ritenute lavoro mese precedente o certificato regolarità fiscale.
31 Agosto Cassa integrazione Invio dati pagamento/saldo integrazione salariale giugno 2025. Slitta a lunedì 1 settembre.
31 Agosto Cassa integrazione Termine domande CIGO per eventi inevitabili mese precedente. Slitta a lunedì 1 settembre.
31 Agosto Contributi assistenza dirigenti Versamento contributi FASI 3° trimestre 2025 azienda-dirigenti. Slitta a lunedì 1 settembre.
31 Agosto Denuncia contributiva Invio flusso dati retribuzione-contribuzione mese precedente. Slitta a lunedì 1 settembre.
31 Agosto Libro unico lavoro Stampa o consegna Libro unico lavoro mese precedente. Slitta a lunedì 1 settembre.

Il panorama legislativo italiano si arricchisce di un’importante novità con l’approvazione, da parte del Senato, del disegno di legge 1430.

Questa misura, denominata “Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche, anche rare”, segna un passo significativo verso una maggiore tutela e supporto per una categoria di lavoratori particolarmente vulnerabile.

La nuova legge ha lo scopo di fornire strumenti più adeguati per gestire le esigenze legate alla salute senza compromettere la stabilità lavorativa, offrendo un quadro normativo più solido e attento alle specifiche necessità di chi convive con patologie gravi.

Il fulcro di questa iniziativa legislativa risiede nell’introduzione di specifiche previsioni che modulano l’accesso a congedi e permessi, oltre a semplificare alcune procedure burocratiche. Queste disposizioni sono state pensate per alleggerire il carico sui lavoratori e sulle loro famiglie, permettendo una gestione più serena e sostenibile delle cure e dei controlli medici. La discussione e l’approvazione in Senato sottolineano l’importanza attribuita a temi come l’inclusione lavorativa e il diritto alla salute, elementi cardine di una società che si impegna a tutelare i suoi cittadini più fragili.

Una delle innovazioni più rilevanti introdotte dal DDL 1430 riguarda il congedo non retribuito. I lavoratori e le lavoratrici, sia nel settore pubblico che in quello privato, con una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%, avranno la possibilità di richiedere un periodo di congedo non retribuito che potrà estendersi fino a 24 mesi. Questa durata, ben superiore ai precedenti 180 giorni previsti dal periodo di comporto, può essere fruita in maniera continuativa o frazionata, offrendo così una maggiore flessibilità. L’obiettivo primario di questa misura è garantire la conservazione del posto di lavoro per il dipendente, fornendo una rete di sicurezza in momenti di particolare necessità legati alla gestione della malattia.

È importante sottolineare che, durante tale periodo di congedo, non è prevista alcuna retribuzione e al lavoratore è fatto divieto di svolgere altre attività lavorative. Inoltre, il congedo in questione non concorre al computo dell’anzianità o ai fini pensionistici, sebbene sia offerta la possibilità di riscattarlo mediante il versamento di contributi volontari. Questa previsione rappresenta un bilanciamento tra la necessità di tutelare il posto di lavoro e il mantenimento di un equilibrio nel sistema previdenziale.

Altro aspetto innovativo e di grande impatto sociale è il diritto di precedenza per l’accesso allo smart working. Una volta terminato il periodo di congedo, i lavoratori e le lavoratrici rientranti nella categoria dei beneficiari del DDL 1430 avranno la priorità nell’ottenere l’accesso a modalità di lavoro agile, purché tale modalità sia compatibile con le mansioni richieste dalla loro posizione lavorativa. Questa disposizione riflette una crescente consapevolezza del ruolo che il lavoro flessibile può giocare nel supportare la continuità lavorativa per persone con esigenze di salute particolari, promuovendo un ambiente lavorativo più inclusivo e adattabile alle diverse condizioni personali.

Il riconoscimento di questa priorità si inserisce in un contesto normativo in evoluzione che vede lo smart working non solo come strumento di ottimizzazione delle risorse, ma anche come leva per il benessere dei lavoratori.

Per quel che concerne i lavoratori autonomi è stata confermata e inquadrata la possibilità di sospendere l’attività per un periodo massimo di 300 giorni all’anno. Questa previsione, già in parte contemplata dalla legge 81/2017 per chi svolge incarichi continuativi, viene qui rafforzata e resa più specifica per i casi legati a malattie oncologiche, invalidanti e croniche. La capacità di interrompere temporaneamente l’attività senza perdere la propria posizione è fondamentale per chi non gode delle stesse tutele dei lavoratori dipendenti, garantendo una maggiore flessibilità nella gestione delle proprie condizioni di salute e della propria attività professionale.

Un’ulteriore agevolazione riguarda i permessi retribuiti per esami, terapie e visite mediche. Le attuali 8 ore di permessi retribuiti disponibili per queste finalità vengono incrementate di ulteriori 10 ore. Questo significa che i lavoratori e le lavoratrici interessati avranno a disposizione un monte ore maggiore per adempiere alle necessità mediche, riducendo lo stress e le difficoltà logistiche legate alla gestione degli appuntamenti sanitari. L’aumento dei permessi retribuiti è una misura concreta che incide direttamente sulla qualità della vita dei lavoratori, permettendo loro di affrontare le cure necessarie senza dover sacrificare la retribuzione o accumulare assenze ingiustificate.

Infine, il DDL 1430 introduce una semplificazione delle procedure di certificazione delle condizioni cliniche. La documentazione delle patologie e delle necessità mediche potrà essere presentata non solo attraverso i certificati rilasciati dai medici specialisti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ma anche tramite quelli emessi dal medico di base. La validità di tali certificazioni potrà essere verificata anche attraverso l’utilizzo della tessera sanitaria e del fascicolo sanitario elettronico.

Per maggiori dettagli, chiarimenti e per consulenza il nostro team di professionisti è a vostra disposizione.

FAQ
Chi sono i principali beneficiari delle nuove disposizioni del DDL 1430? I principali beneficiari sono i lavoratori e le lavoratrici affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche, comprese quelle rare.

Quanto dura il congedo non retribuito e quali sono le condizioni principali per accedervi? Il congedo non retribuito può durare fino a 24 mesi (continuativi o frazionati) per dipendenti (pubblici o privati) con invalidità pari o superiore al 74%. Non è retribuito e non permette altre attività lavorative, ma garantisce la conservazione del posto di lavoro.

È prevista una priorità per lo smart working al termine del congedo? Sì, i beneficiari del DDL 1430 hanno diritto di precedenza nell’accesso allo smart working una volta terminato il congedo, purché sia compatibile con le loro mansioni.

Quante ore aggiuntive di permessi retribuiti sono state introdotte per le cure mediche? Sono state aggiunte ulteriori 10 ore ai permessi retribuiti già previsti per esami, terapie e visite mediche.

Come viene semplificata la certificazione delle condizioni cliniche per accedere ai benefici? Le condizioni cliniche possono essere documentate con certificati del medico di base o di specialisti del SSN, e la validità può essere verificata anche tramite tessera sanitaria e fascicolo sanitario elettronico.

La comunicazione alle casse di previdenza professionali rappresenta un adempimento obbligatorio per gli esercenti arti e professioni iscritti negli Albi o Collegi professionali. Questo obbligo di dichiarazione del reddito professionale e del volume d’affari è disciplinato dai regolamenti specifici di ciascuna cassa previdenziale professionale. Le modalità operative, tuttavia, variano considerevolmente da una categoria all’altra, rendendo fondamentale una corretta informazione per evitare errori nelle procedure di calcolo e versamento.

Gli iscritti alle varie casse devono infatti rispettare modalità ben definite per quanto riguarda la tipologia e l’entità della contribuzione. In generale, sono previste tre categorie di contributi: integrativo, soggettivo e maternità, anche se alcune professioni, come medici, odontoiatri e notai, seguono modalità diverse rispetto a questa tripartizione.

Per ciò che riguarda il contributo integrativo, la maggior parte delle casse previdenziali impone ai professionisti di applicare una percentuale sul volume d’affari IVA, che può essere del 2%, 4% o 5%. Tale contributo viene poi addebitato direttamente al cliente e chiaramente evidenziato nella fattura elettronica attraverso il tag denominato “DatiCassaPrevidenziale”. Tale tag identifica chiaramente il tipo di cassa previdenziale, l’aliquota applicata e l’importo del contributo stesso. Ad esempio, per i dottori commercialisti iscritti alla cassa identificata dal codice TC02, l’aliquota del contributo integrativo è del 4%.

Il contributo soggettivo, invece, viene calcolato sulla base del reddito professionale del professionista. Molte casse stabiliscono un contributo minimo obbligatorio fino ad una certa soglia di reddito, e un massimale oltre il quale non sono più dovuti ulteriori versamenti. In aggiunta, alcune casse permettono anche il versamento di contributi maggiorati per aumentare la futura pensione. Sono previste, inoltre, alcune forme di agevolazione, come esenzioni o riduzioni di aliquota per i nuovi iscritti o per situazioni particolari.

Un dettaglio importante riguarda il trattamento del bollo in fattura. Secondo una recente interpretazione dell’Agenzia delle Entrate, confermata anche dalla Cassa Forense con delibera del 13 aprile 2024, l’importo del bollo addebitato in fattura costituisce compenso e concorre quindi alla base imponibile per il calcolo dei contributi.

La dichiarazione del reddito professionale e del volume d’affari rappresenta un passaggio molto importante. Questa operazione avviene tramite compilazione e trasmissione telematica di modelli specifici, disponibili nell’area riservata dei siti delle varie casse. Nel compilare il modello, il professionista deve fornire informazioni anagrafiche, il volume d’affari al netto del contributo integrativo e il reddito professionale prodotto sia in forma individuale, sia in forma associata o derivante da partecipazioni.

Ogni cassa professionale prevede scadenze precise per la trasmissione dei modelli e per il pagamento dei contributi. Ad esempio, gli avvocati iscritti alla Cassa Forense (codice TC01) hanno la scadenza del modello il 30 settembre con versamento in due rate entro il 30 settembre e il 31 dicembre. I dottori commercialisti (TC02) devono presentare la documentazione entro il 1° dicembre e versare entro il 22 dicembre, eventualmente in forma rateizzata. Analogamente, ciascuna categoria professionale ha modalità specifiche relative a scadenze, aliquote contributive e massimali.

È necessario sottolineare che le modalità di calcolo e le scadenze possono variare significativamente in base alla professione. A titolo di esempio, per i geometri (TC03) il contributo soggettivo ammonta al 18% fino a un volume d’affari di 182.100 euro, oltre il quale scende al 3,5%. I veterinari (TC11) versano invece il contributo integrativo più basso, pari al 2%, mentre i periti industriali (TC17) versano il contributo integrativo più elevato, al 5%.

È infine importante ricordare che per alcune categorie specifiche di professionisti, come notai, farmacisti, biologi e iscritti a casse pluricategoriali (chimici, fisici, agronomi e forestali, geologi), la disciplina previdenziale può discostarsi ulteriormente da quella descritta.

Per maggiori chiarimenti il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

FAQ

Che cos’è il contributo integrativo?
Il contributo integrativo è una percentuale applicata sul volume d’affari IVA del professionista, addebitata al cliente e indicata in fattura.

Come si calcola il contributo soggettivo?
Il contributo soggettivo è calcolato sul reddito professionale con aliquote variabili in base a soglie e massimali definiti dalle singole casse.

Quando deve essere presentata la dichiarazione alle casse previdenziali?
La dichiarazione deve essere trasmessa entro scadenze specifiche, differenti per ciascuna cassa previdenziale.

Quali modalità di pagamento sono previste dalle casse?
Le modalità variano e possono includere F24, PagoPA, MAV, bonifico o addebito diretto su conto corrente.

Il bollo in fattura rientra nella base imponibile?
Sì, secondo l’Agenzia delle Entrate e la Cassa Forense, il bollo rientra nella base imponibile per i contributi.

Esistono agevolazioni per neo-iscritti?
Sì, molte casse prevedono riduzioni o esenzioni per nuovi iscritti o in situazioni particolari.

 

Categoria Professionale Codice Tipo Cassa Modello Dichiarativo Scadenza Modello Contributo Integrativo Contributo Soggettivo Massimale Soggettivo Scadenze di Versamento Modalità di Pagamento
Avvocati TC01 Modello 5 30/09/2025 4% fino a 121.900: 15%, oltre: 3% 30/09 e 31/12/2025 F24, PagoPA
Dottori Commercialisti TC02 Modello A 01/12/2025 4% fino a 206.800: 12% 206.800 22/12/2025 e rate successive fino al 30/09/2026 PagoPA, MAV, Addebito SDD
Ragionieri TC06 Modello A/19 31/07/2025 4% fino a 122.371,22: 15%-25%, supplementare: 0,75% 122.371,22 16/12/2025 F24, PagoPA, Bonifico
Geometri TC03 Dichiarazione reddituale 30/09/2025 5% fino a 182.100: 18%, oltre: 3,5% 182.100 da 30/09 al 27/02/2026 PagoPA, Addebito SDD, F24 Accise
Ingegneri e Architetti TC04 Dich/2024 31/10/2025 4% fino a 142.650: 14,5%-24%, facoltativo fino a 145.550: 1%-8,5% 142.650 31/12/2025 e rate nel 2026 F24, PagoPA
Consulenti del Lavoro TC08 Modello 17 30/09/2025 4% fino a 116.161: 12% 116.161 30/09 – 16/12/2025 F24, PagoPA
Medici e Odontoiatri TC09 Modello D 31/07/2025 Quota A fisso, Quota B fino a 140.000: 19,5%, oltre: 1% dal 30/04 al 30/06/2026 PagoPA, Addebito SDD
Veterinari TC11 Modello 1 30/11/2025 2% fino a 108.550: 17,5%, oltre: 3% 108.550 dal 28/02 al 31/07/2026 PagoPA
Giornalisti TC14 Redditi Online 30/09/2025 4% fino a 119.650: 12% 119.650 31/10 – 31/12/2025 F24 Accise, Bonifico
Periti Industriali TC17 Modello EPPI03 30/09/2025 5% fino a 119.650: 18%-35% 119.650 30/09/2025 F24, PagoPA, Bonifico
Psicologi TC21 Comunicazione Redditi 01/10/2025 2% fino a 119.650: 10%-30% 119.650 entro 02/03/2026 F24, PagoPA, Bonifico
error: