Conferma strutturale dell’IRPEF a tre scaglioni, no tax area e trattamento integrativo
La legge di bilancio 2025, come pubblicata in Gazzetta Ufficiale, conferma in modo strutturale la riduzione dell’IRPEF a tre scaglioni e mantiene l’impianto della cosiddetta “no tax area” per i redditi più bassi. Ciò significa che, a partire dall’anno finanziario 2025, vengono stabilizzate le aliquote già introdotte in precedenza, con livelli di imposizione progressivi del 23%, 35% e 43%. Nello specifico, l’aliquota del 23% si applica ai redditi fino a 28.000 euro, il 35% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro e il 43% per i redditi superiori a 50.000 euro.
Uno dei punti cardine di questa revisione consiste nell’innalzamento della detrazione prevista per i redditi da lavoro dipendente, portata da 1.880 euro a 1.955 euro per i redditi fino a 15.000 euro. Di riflesso, si estende la soglia di esenzione totale da imposta (no tax area) fino a 8.500 euro, includendo anche i lavoratori dipendenti. Questo avvicina la misura a quella già applicata ai pensionati e consente di evitare penalizzazioni fiscali alle fasce di reddito più basse.
Un ulteriore aspetto di rilievo consiste nella stabilizzazione del trattamento integrativo: non subisce variazioni peggiorative nonostante l’innalzamento del limite di esenzione, garantendo così a chi rientra nelle soglie previste un sostegno economico aggiuntivo. Questa impostazione risponde all’obiettivo di alleggerire il carico fiscale sul lavoro e, al tempo stesso, semplificare la struttura dell’IRPEF.
La riforma mira a ridurre la pressione fiscale su un’ampia platea di contribuenti, mantenendo un criterio di progressività ancorato ai tre scaglioni di riferimento. In termini di operatività, i contribuenti interessati troveranno tale rimodulazione già applicabile dal periodo d’imposta 2025 e gli effetti concreti su ritenute e conguagli potranno emergere sin dalle prime buste paga dell’anno.
Nuovi scaglioni IRPEF
Fascia di reddito annuo (€) | Aliquota IRPEF |
fino a 28.000 | 23% |
da 28.000 a 50.000 | 35% |
oltre 50.000 | 43% |
Nota: La detrazione per i redditi da lavoro dipendente fino a 15.000 euro sale a 1.955 euro, estendendo la “no tax area” a 8.500 euro.
Cuneo fiscale
Nel quadro delle misure di sostegno al lavoro e alla competitività, la legge di bilancio 2025 introduce un nuovo strumento di riduzione del cuneo fiscale. Tale intervento si traduce nel riconoscimento di una somma a favore dei lavoratori dipendenti con reddito fino a 20.000 euro annui, che non concorre alla formazione del reddito complessivo ai fini IRPEF. L’entità della somma è calcolata come percentuale del reddito da lavoro dipendente, con aliquote distinte a seconda della fascia reddituale di appartenenza.
Nello specifico, la percentuale è del 7,1% per redditi fino a 8.500 euro, del 5,3% per redditi tra 8.500 e 15.000 euro e del 4,8% per redditi superiori a 15.000 euro, ma comunque entro i 20.000 euro di reddito complessivo. L’obiettivo è quello di garantire un beneficio netto in busta paga per coloro che si collocano nelle fasce retributive medio-basse, incentivando così l’occupazione e sostenendo i consumi.
Per i redditi superiori a 20.000 euro, fino a 32.000 euro, la legge prevede una detrazione pari a 1.000 euro, che diminuisce gradualmente fino ad azzerarsi alla soglia di 40.000 euro. Questa strutturazione progressiva cerca di evitare bruschi salti di aliquota e tutelare i lavoratori che, pur non essendo nella fascia più bassa, possono beneficiare di un sostegno aggiuntivo.
Nel calcolo della misura, si tiene conto delle eventuali esenzioni e agevolazioni già previste per i lavoratori rientrati dall’estero, nonché di quelle riguardanti l’abitazione principale. In questo modo, si cerca di rendere l’intervento rispettoso dei regimi fiscali esistenti e coerente con le politiche di sostegno alle famiglie e agli individui. Tale provvedimento si inserisce in un più ampio disegno di riduzione del costo del lavoro, coerente con la strategia di valorizzazione dei redditi da lavoro dipendente e di stimolo alla crescita economica.
Riduzione del cuneo fiscale in base al reddito
Fascia di reddito da lavoro dipendente (annuo) | Percentuale di riduzione (sul reddito da lavoro) | Detrazione fissa oltre i 20.000 |
fino a 8.500 | 7,1% | Non applicabile |
8.501 – 15.000 | 5,3% | Non applicabile |
15.001 – 20.000 | 4,8% | Non applicabile |
20.001 – 32.000 | — | 1.000 euro |
oltre 32.000 | — | Decrescente fino a 0 sopra i 40.000 |
Nota: La quota aggiuntiva non forma reddito ai fini IRPEF per i lavoratori fino a 20.000 euro.
Riordino delle detrazioni
La manovra 2025 apporta un complesso riordino delle detrazioni fiscali previste dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), introducendo limiti e nuove regole per rendere più selettivo il sistema di oneri detraibili. In particolare, è stabilito un tetto complessivo alle spese detraibili per i redditi oltre i 75.000 euro annui, con un importo massimo che varia in base al numero di figli a carico. Il valore base del tetto è pari a 14.000 euro per chi ha un reddito tra 75.000 e 100.000 euro e scende a 8.000 euro per i redditi superiori a 100.000 euro. I coefficienti di moltiplicazione per il numero di figli consentono un adeguamento del limite in presenza di maggiori carichi familiari.
Alcune spese di natura specifica restano escluse da tali limiti: quelle sanitarie, gli investimenti in startup o PMI innovative, i costi sostenuti per mutui e assicurazioni, nonché le spese edilizie fino al 31 dicembre 2024 che già godevano di benefici specifici. In questo modo, il legislatore intende salvaguardare le agevolazioni con una finalità sociale o strategica, pur intervenendo su altre voci detraibili per contenere la spesa fiscale.
La legge interviene anche sul regime di detrazione per i figli a carico. Le detrazioni vengono mantenute solo per i figli di età tra 21 e 30 anni, o per i figli che abbiano disabilità accertata, mentre per gli altri familiari a carico – come i genitori conviventi – si limita la possibilità di detrarne le spese. Inoltre, il nuovo assetto non consente ai contribuenti non cittadini italiani o UE/SEE di usufruire di detrazioni per familiari residenti all’estero.
Viene innalzato a 35.000 euro, dal 2025, il limite di reddito oltre il quale i lavoratori dipendenti e assimilati non possono più accedere al regime forfettario. Infine, un piccolo ma significativo intervento riguarda le spese scolastiche: l’importo annuo detraibile per scuole dell’infanzia e secondarie di secondo grado aumenta a 1.000 euro per i periodi 2016-2019, con una detrazione del 22%.
Principali Novità sul Riordino delle Detrazioni
Argomento | Nuova regola | Note / Esempi |
Tetto detraibile per redditi oltre 75.000 € | – Per redditi tra 75.000 e 100.000 €: limite massimo di 14.000 € <br/> – Per redditi oltre 100.000 €: limite massimo di 8.000 € | I limiti di 14.000 € o 8.000 € possono essere moltiplicati per appositi coefficienti in base al numero di figli a carico. |
Spese escluse dal tetto | – Spese sanitarie (detraibili) <br/> – Investimenti in startup/PMI innovative <br/> – Interessi passivi su mutui prima casa/assicurazioni rischio vita <br/> – Interventi edilizi (fino al 31/12/2024) e altre voci specifiche | Queste spese non rientrano nel conteggio del limite massimo di detraibilità, confermando la piena fruizione di tali agevolazioni. |
Detrazioni per figli a carico | – Detrazione conservata solo per figli 21 – 30 anni o con disabilità accertata <br/> – Ridotte o eliminate per altri familiari (es. genitori conviventi) | Viene esclusa la possibilità di detrarre spese per familiari non residenti in Italia o in un Paese UE/SEE. |
Regime forfettario | – Dal 2025, la soglia di reddito oltre la quale non si può accedere passa da 30.000 a 35.000 € | Riguarda i lavoratori dipendenti e assimilati che intendono optare per il regime agevolato, ma che superano la nuova soglia. |
Spese scolastiche detraibili | – L’importo annuo detraibile per asili/scuole dell’infanzia e scuole secondarie di II grado sale a 1.000 € per gli anni 2016-2019 <br/> – Detrazione al 22% | Questa revisione interessa dichiarazioni di anni passati per le spese scolastiche sostenute in quel periodo; una misura retroattiva che può aumentare il rimborso fiscale spettante. |
Prestazioni di formazione (ai fini IVA)
La legge di bilancio 2025 introduce una novità in materia di IVA, rendendo imponibili le prestazioni di formazione erogate da Enti o Società di formazione finanziate attraverso il fondo bilaterale per la somministrazione di lavoro. Più precisamente, rientrano nel campo di applicazione dell’IVA le attività di formazione rivolte ai soggetti autorizzati alla somministrazione di lavoro, purché tali attività siano coperte dalle risorse del fondo bilaterale costituito dalle parti che sottoscrivono il contratto collettivo nazionale delle imprese di somministrazione.
Con questa modifica, il legislatore chiarisce il perimetro di applicazione dell’IVA per le prestazioni di formazione di carattere professionale e adegua la normativa alle attuali esigenze di tracciabilità e trasparenza delle operazioni. L’obiettivo principale è uniformare il regime di imponibilità, evitando possibili disparità di trattamento tra gli enti formativi e assicurando un allineamento con i principi generali dell’ordinamento tributario.
Il cambiamento rileva soprattutto per le agenzie e gli organismi che gestiscono attività di formazione in convenzione con il fondo, i quali dovranno adottare la corretta aliquota IVA sulle prestazioni effettuate. In un’ottica di coordinamento con le altre disposizioni fiscali, ciò determina anche un impatto sui costi sostenuti dalle agenzie di somministrazione di lavoro che si avvalgono di tali servizi formativi, poiché l’imposta diviene effettivamente dovuta e non più esclusa dalla base imponibile.
Dal punto di vista operativo, l’agenzia di somministrazione o l’ente formativo è tenuto a emettere fattura con l’imposta esposta, in base ai normali meccanismi di applicazione dell’IVA. Questa misura si colloca nel più ampio contesto di interventi volti a razionalizzare il sistema fiscale, a garantire maggiore equità e a favorire la semplificazione del quadro tributario, mantenendo comunque uno specifico riguardo alle esigenze di formazione professionale continua dei lavoratori.
Riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi
All’interno del pacchetto di misure che mirano a favorire la transizione ecologica, la legge di bilancio 2025 interviene sui sussidi considerati ambientalmente dannosi, modificando in particolare la disciplina relativa alla concessione in uso promiscuo di veicoli aziendali al lavoratore dipendente. Il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) viene quindi adeguato per determinare la quota di reddito imponibile in caso di fruizione di autoveicoli, motocicli e ciclomotori a uso personale oltre che lavorativo.
La norma prevede che, di base, il 50% dell’importo calcolato sulla percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri, determinata secondo le tabelle nazionali ACI, concorra alla formazione del reddito, una volta detratte eventuali somme trattenute al dipendente. In sostanza, si riduce il beneficio fiscale precedentemente attribuito ai lavoratori che utilizzano veicoli aziendali per scopi privati, allo scopo di disincentivare l’uso intensivo di mezzi a più alto impatto ambientale.
Sono previste percentuali di tassazione più favorevoli per i veicoli a basse emissioni: nel caso di auto esclusivamente elettriche, la percentuale scende al 10%, mentre per i veicoli ibridi plug-in è fissata al 20%. Questa modulazione vuole incoraggiare la mobilità sostenibile, rendendo fiscalmente più conveniente l’utilizzo di mezzi a ridotte emissioni inquinanti.
La revisione di tali sussidi, definibili come “ambientalmente dannosi”, fa parte di un più ampio percorso di transizione verde, in cui la pressione fiscale viene modulata in modo da premiare scelte meno impattanti sull’ecosistema. Secondo l’impianto della norma, questa logica di applicazione differenziata dovrebbe promuovere un progressivo ricambio del parco veicoli aziendale, orientando imprese e lavoratori verso mezzi più innovativi sotto il profilo tecnologico e meno dannosi per l’ambiente.
Tracciabilità delle spese
In materia di tracciabilità delle spese, la legge di bilancio 2025 stabilisce che, per godere della deducibilità fiscale, determinati pagamenti debbano essere effettuati con metodi tracciabili. Nello specifico, le spese per vitto, alloggio, viaggio e trasporto sostenute o rimborsate ai dipendenti, oppure liquidate come indennità, devono essere pagate mediante sistemi bancari o elettronici (carte, bonifici, assegni) per essere ammesse in deduzione. Questa regola si applica altresì ai professionisti che sostengono costi analoghi per conto dei propri dipendenti, nonché alle cosiddette spese di rappresentanza.
La ratio dell’intervento si fonda sull’esigenza di garantire la massima trasparenza e di combattere fenomeni evasivi. I costi, se sostenuti in contanti, non sono più deducibili. Il medesimo principio vale, ai fini IRAP, anche per le indennità e i rimborsi spese riconosciuti a chi produce reddito d’impresa. In tal senso, si introduce un vincolo più stringente di natura operativa e amministrativa, spingendo i contribuenti all’uso della moneta elettronica o di strumenti equivalenti.
Dal 2026, inoltre, viene esteso l’obbligo di verifica preventiva che già si applica a pubbliche amministrazioni e società partecipate per importi oltre 5.000 euro: esso riguarderà anche il pagamento di stipendi e indennità superiori a 2.500 euro, a condizione che il debitore abbia debiti fiscali pari o superiori a 5.000 euro. Questa innovazione mira a intercettare situazioni di insolvenza verso l’Erario e a bloccare i pagamenti prima che avvengano, tutelando così l’interesse pubblico.
Il legislatore prevede un periodo transitorio in modo da consentire alle aziende e agli enti interessati di adeguare i propri sistemi di gestione dei pagamenti, inserendo l’entrata in vigore delle disposizioni a partire dall’anno successivo a quello in corso al 31 dicembre 2024.
Lavoratori frontalieri
Per gestire le conseguenze dell’Accordo Italia-Svizzera, in attesa della ratifica del Protocollo di modifica, la legge di bilancio 2025 introduce alcune misure che consentono ai lavoratori frontalieri di svolgere in telelavoro fino al 25% della propria attività, senza perdere lo status di frontaliere. Questo significa che, almeno fino all’entrata in vigore del Protocollo modificativo, l’attività svolta da remoto viene considerata come se fosse effettuata sul territorio elvetico ai fini fiscali.
Il provvedimento mira a fornire flessibilità alle imprese transfrontaliere e ai lavoratori, promuovendo l’utilizzo di modalità di lavoro agile e salvaguardando, nello stesso tempo, la disciplina giuridica che regola la tassazione e i benefici di chi opera in aree di confine. In tal senso, si introduce anche una precisazione relativa ai redditi di lavoro dipendente prestato all’estero in via continuativa, con soggiorno superiore a 183 giorni all’anno: la base imponibile viene determinata in modo coerente con la normativa domestica, estendendo il trattamento previsto per i lavoratori frontalieri anche a chi effettua periodici rientri in Italia (ad esempio, una volta alla settimana).
I benefici si applicano altresì ai soggetti che, pur svolgendo buona parte della propria mansione all’estero, non rientrino nei confini nazionali su base quotidiana. L’intento è quello di governare la fase transitoria senza creare vuoti normativi o sovrapposizioni con altre disposizioni in vigore. Le autorità competenti sono incaricate di monitorare il numero di lavoratori interessati da queste deroghe e di valutare eventuali misure correttive in corso d’opera, in attesa che la ratifica del nuovo Accordo definisca la disciplina fiscale e previdenziale in modo definitivo e coerente con le linee guida internazionali in materia di doppia imposizione.
Istituzione del Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola
Per rispondere alle difficoltà economiche di molte famiglie e garantire a tutti i bambini un corretto accesso alla ristorazione scolastica, viene istituito il Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola. La dotazione prevista è di 500.000 euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026, e di 1 milione di euro annui a partire dal 2027. Le risorse sono destinate ai comuni individuati con decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in modo da finanziare iniziative di sostegno nel pagamento delle rette per la mensa.
Questa misura nasce dall’esigenza di combattere la povertà educativa e alimentare, assicurando che gli alunni delle scuole primarie abbiano accesso a un’alimentazione equilibrata durante l’orario scolastico, indipendentemente dalla situazione reddituale familiare. Attraverso il nuovo Fondo, le famiglie in condizione di disagio potranno ricevere un contributo diretto o un’esenzione parziale, in funzione dei parametri ISEE e delle specifiche disposizioni comunali.
Per garantire una corretta assegnazione e un uso efficiente delle risorse, la legge di bilancio richiede un decreto ministeriale attuativo, che definirà i criteri di riparto, le modalità di rendicontazione e il monitoraggio degli interventi. Si prevede altresì un meccanismo di verifica che, in collaborazione con l’INPS e l’Agenzia delle Entrate, possa confermare la sussistenza dei requisiti reddituali dichiarati.
La misura si inquadra nella più ampia strategia di inclusione sociale e sostegno alle famiglie, promossa anche a livello europeo. La speranza del legislatore è che, abbattendo gli ostacoli di natura economica, si possa migliorare il benessere e il rendimento scolastico dei minori provenienti da famiglie con difficoltà finanziarie, promuovendo l’uguaglianza di opportunità fin dalla prima infanzia.
Pubblico impiego
Per quanto riguarda il pubblico impiego, la legge di bilancio 2025 prevede l’incremento delle risorse destinate ai trattamenti accessori del personale delle pubbliche amministrazioni. Tale aumento, che ammonta complessivamente a 112,1 milioni di euro annui a partire dal 2025, viene strutturato attraverso la costituzione di un apposito Fondo per le amministrazioni statali e attraverso assegnazioni a bilancio per le altre amministrazioni.
Lo scopo principale dell’intervento è quello di valorizzare le competenze e le prestazioni dei dipendenti pubblici, offrendo meccanismi di incentivazione più efficaci. In tal modo, si intende supportare la qualità e l’efficienza dei servizi erogati dalla macchina statale, facendo leva su un miglioramento organizzativo che tenga conto sia dei risultati individuali, sia di quelli collettivi.
Le modalità di ripartizione delle risorse aggiuntive, così come i criteri di valutazione del personale, dovranno essere stabilite mediante successivi atti normativi e regolamentari, in coerenza con i contratti collettivi nazionali di lavoro dei vari comparti. Ciò consente un’adeguata flessibilità, lasciando margini di negoziazione alle parti sociali e alle singole amministrazioni, che potranno adottare regole differenti in base alle proprie esigenze.
Un ulteriore effetto dell’incremento del Fondo riguarda la possibilità di rafforzare le politiche assunzionali nel settore pubblico, in quanto un trattamento accessorio più adeguato può aiutare nell’attrarre nuovi profili professionali. Pertanto, il potenziamento retributivo si inserisce in una più ampia strategia di rilancio del pubblico impiego, volta a migliorarne l’attrattività sul mercato del lavoro. Alla luce dei vincoli di bilancio, il legislatore ha fissato in modo preciso la spesa massima annua, salvaguardando comunque lo spazio finanziario necessario ad adeguare progressivamente le retribuzioni accessorie.
Personale INPS
La legge di bilancio 2025 dispone l’istituzione di tre posizioni dirigenziali di livello generale all’interno dell’INPS, finalizzate a sostenere l’attuazione delle riforme connesse al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e a potenziare i servizi offerti ai cittadini. L’ampliamento della dotazione organica di vertice implica anche una corrispondente soppressione di altre posizioni di pari valore finanziario, così da non generare ulteriori oneri per la finanza pubblica.
Tali scelte organizzative rispondono all’esigenza di gestire i processi di innovazione e digitalizzazione in corso all’interno dell’Istituto, che si trova a dover affrontare una mole crescente di attività di controllo ispettivo e amministrativo, anche alla luce delle recenti riforme in ambito previdenziale e assistenziale. Inoltre, il legislatore prevede un decreto interministeriale (del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il MEF) per determinare la percentuale delle risorse provenienti da attività di controllo da destinare al miglioramento della capacità amministrativa e al finanziamento di misure di welfare aziendale per i dipendenti INPS.
L’idea di base è che, potenziando il coordinamento e la governance, l’INPS possa agire più efficacemente nell’erogazione delle prestazioni e nei controlli, supportando la corretta esecuzione delle numerose misure in ambito sociale, previdenziale e di politiche attive del lavoro. Lo schema finanziario adottato, che non aumenta la spesa pubblica complessiva, si inserisce nel quadro di una gestione delle risorse volta a massimizzare l’efficienza interna, senza gravare ulteriormente sul bilancio dello Stato. Questo approccio riflette la volontà di rafforzare gli organi di vertice nelle funzioni strategiche, condizione ritenuta necessaria per una rapida implementazione delle riforme legate anche agli obiettivi previsti dal PNRR.
Personale Ispettorato Nazionale del Lavoro
Allo scopo di potenziare i controlli e la vigilanza in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, la legge di bilancio 2025 autorizza l’assunzione, a tempo indeterminato, di 250 unità di personale presso l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL). Queste figure saranno inquadrate nell’area funzionari, con competenze tecniche di vigilanza in ambito sicurezza e salute, sulla base del contratto collettivo del comparto Funzioni centrali.
La novità principale consiste nel raddoppio delle assunzioni già autorizzate in precedenza e nella possibilità di effettuare le stesse entro il biennio 2025-2026, superando le regole ordinarie di mobilità. Le spese connesse a tali ingressi ammonteranno a 3,17 milioni di euro per il 2025 e a 12,69 milioni annui a decorrere dal 2026, con ulteriori stanziamenti per coprire i costi di concorso e di funzionamento delle nuove postazioni di lavoro.
L’obiettivo di fondo è rafforzare la presenza dello Stato nel contrasto al lavoro irregolare e nell’assicurare migliori condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro, incrementando la dotazione organica, avrà a disposizione un numero più elevato di ispettori in grado di svolgere controlli capillari, di intervenire tempestivamente e di sanzionare le irregolarità. Inoltre, l’aumento di personale agevolerà anche l’attività di consulenza e prevenzione svolta dall’INL, con particolare attenzione al settore edile e manifatturiero, dove si concentra un’ampia casistica di incidenti.
I costi sostenuti per l’operazione, sebbene significativi, sono giustificati dalla funzione pubblica di primaria importanza svolta dall’INL, quale garante della legalità e della tutela della salute dei lavoratori. Questa scelta legislativa si inserisce nella strategia complessiva di rafforzamento delle politiche di prevenzione e vigilanza, in un contesto di incrementata attenzione alle dinamiche del mercato del lavoro.
Indennità di esclusività del personale medico INAIL
Per il personale medico dell’INAIL che opera in regime di esclusività, la legge di bilancio 2025 ricalibra l’indennità di esclusività a partire dal 1° gennaio 2025, equiparandola a quella dei dirigenti del ruolo sanitario del Ministero della Salute disciplinata dal cosiddetto DL Sostegni-ter (DL n. 4/2022, convertito in legge n. 25/2022). L’intervento mira a riconoscere e valorizzare il contributo dei professionisti sanitari impegnati nell’ambito della prevenzione e della tutela della salute dei lavoratori, evidenziando l’importanza strategica delle loro funzioni.
La spesa autorizzata per tale adeguamento ammonta a 960.000 euro annui a partire dal 2025, cui si aggiunge l’inclusione, nella base pensionabile, dell’indennità maturata dal 2025 in poi. In questo modo, l’indennità di esclusività diventerà utile ai fini del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) o del TFS (Trattamento di Fine Servizio), con un onere aggiuntivo calcolato in 343.021 euro annui.
L’allineamento della retribuzione dei medici INAIL al resto del personale sanitario statale risponde all’esigenza di assicurare uniformità di trattamento, riducendo il rischio di disparità di tipo contrattuale ed economico tra figure professionali che svolgono mansioni analoghe nell’ambito della sanità pubblica. Inoltre, tale misura può contribuire a una maggiore attrattività delle posizioni mediche presso l’INAIL, in quanto rende più competitive le condizioni lavorative offerte, a vantaggio della qualità del servizio e dell’efficacia delle politiche di prevenzione degli infortuni sul lavoro.
L’inserimento delle somme in trattamenti pensionistici o di fine servizio tende, infine, a rafforzare l’equità retributiva lungo tutto l’arco della carriera di un medico INAIL, evidenziando la volontà del legislatore di considerare il servizio sanitario e prevenzionale una funzione essenziale da sostenere e migliorare.
Misure in materia di trattenimento in servizio
La legge di bilancio 2025 modifica e amplia la disciplina del cosiddetto “Bonus Maroni” e di altri meccanismi relativi alla pensione anticipata (Quota 103). I lavoratori che, entro il 31 dicembre 2025, maturano i requisiti per la pensione anticipata possono rinunciare all’accredito dei contributi a proprio carico per l’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria) e le forme sostitutive, esonerando contestualmente il datore di lavoro dal relativo versamento. L’importo dei contributi non versati viene quindi corrisposto al lavoratore, senza rientrare nel reddito imponibile IRPEF.
La norma chiarisce inoltre che i diritti relativi alla pensione anticipata flessibile, acquisiti entro il 31 dicembre 2024, potranno essere esercitati anche successivamente, sebbene siano intervenute modifiche normative. La legge estende l’ambito di applicazione della flessibilità in uscita anche a coloro che, entro il 31 dicembre 2025, abbiano maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne), nonché a chi abbia raggiunto 62 anni di età con 41 anni di versamenti contributivi.
Per quanto riguarda i dipendenti pubblici, il limite massimo di età per il proseguimento del servizio corrisponde ora al requisito anagrafico generale per la pensione di vecchiaia (attualmente 67 anni), salvo i limiti più elevati già previsti per determinati comparti. Conseguentemente, si elimina l’obbligo di collocamento a riposo a 65 anni se i dipendenti possiedono i requisiti per la pensione anticipata.
Questo schema di incentivi ha lo scopo di favorire la permanenza in servizio di lavoratori con un’elevata anzianità contributiva, fornendo al contempo un vantaggio monetario. Si tratta di una soluzione che può aiutare a trattenere competenze preziose all’interno di aziende e amministrazioni, mantenendo nel contempo un equilibrio tra la sostenibilità del sistema pensionistico e la libertà di scelta individuale.
Maggiorazione della quota di aliquota contributiva pensionistica a carico del lavoratore
A partire dal 2025, gli iscritti all’AGO e ad altre forme sostitutive o esclusive, nonché alla Gestione separata, i cui primi contributi decorrono successivamente al 1° gennaio 2025, potranno volontariamente maggiorare fino a un massimo di 2 punti percentuali la quota di aliquota contributiva a proprio carico. Tale incremento andrà a incrementare il montante contributivo individuale, ma la parte di pensione che ne deriverà non conterà ai fini del calcolo degli importi soglia richiesti per la pensione di vecchiaia o anticipata.
In pratica, un lavoratore neo-iscritto potrà decidere di sostenere uno sforzo contributivo aggiuntivo per accrescere il proprio futuro assegno pensionistico, senza incorrere in alcuna penalizzazione sui requisiti minimi di importo per l’accesso al trattamento previdenziale. Al momento del pensionamento, la quota di pensione derivante da questo “extra-contributo” verrà erogata su domanda, una volta che il beneficiario avrà compiuto l’età per la pensione di vecchiaia.
Dal punto di vista fiscale, i contributi versati in virtù di questa maggiorazione godranno di una deducibilità al 50%. Tale opportunità costituisce, nelle intenzioni del legislatore, uno strumento per garantire una maggior personalizzazione del piano previdenziale, incentivando al contempo la sostenibilità di lungo termine del sistema.
Per dare attuazione alla nuova misura, è previsto un decreto ministeriale (Lavoro di concerto con MEF) che disciplinerà procedure e dettagli, assicurando uniformità di applicazione tra le diverse gestioni interessate. L’innovazione si inserisce in un più ampio disegno di riforma, volto ad affiancare alla previdenza obbligatoria un insieme di forme opzionali che possano ampliare la flessibilità e la consapevolezza dei lavoratori riguardo alla costruzione del proprio futuro previdenziale.
Misure di flessibilità in uscita dal rapporto di lavoro
La manovra 2025 conferma e proroga alcuni istituti di flessibilità in uscita, tra i quali “Opzione Donna” e “Quota 103”, al fine di favorire l’uscita anticipata dal lavoro di determinate categorie di lavoratori e lavoratrici. In particolare, si stabilisce che il personale del comparto scuola e AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale) possa presentare la domanda di pensionamento con “Opzione Donna” entro il 28 febbraio 2025 (termine prorogato rispetto all’originario 28 febbraio 2024).
Analogamente, “Quota 103” è estesa con la medesima scadenza, permettendo a chi raggiunge 62 anni di età e 41 di contributi di accedere al trattamento anticipato. Il termine per la presentazione delle domande da parte di docenti e personale AFAM risulta anch’esso spostato al 28 febbraio 2025. Questo consente di allineare le finestre temporali e rispondere con flessibilità alle esigenze di programmazione degli enti scolastici.
Prolungata per il 2025 anche l’APE Sociale, inizialmente in scadenza al 31 dicembre 2024. La legge incrementa di conseguenza i fondi destinati a tale misura per gli anni dal 2025 al 2030, confermandone i requisiti di accesso e le incompatibilità con altri redditi. In questo modo, si rende possibile il pensionamento anticipato per lavoratori in condizioni di particolare svantaggio o impegnati in attività gravose.
Tali scelte normative mirano a fornire una risposta alle esigenze di quei lavoratori che si trovano in situazioni personali o lavorative particolarmente complesse, o che, per ragioni anagrafiche, ritengono preferibile anticipare l’uscita dal mercato del lavoro. Allo stesso tempo, l’allungamento dei termini riflette l’attenzione al completamento dell’anno scolastico o accademico, garantendo la continuità didattica e gestionale nelle istituzioni coinvolte.
Aumento pensioni minime
Nel contesto delle misure di sostegno al reddito per i pensionati, la legge di bilancio 2025 proroga gli incrementi transitori delle pensioni minime già introdotti per far fronte all’inflazione degli anni 2022 e 2023. Questi aumenti, pensati come un “ponte” in attesa di riforme più strutturali, vengono ora estesi e modulati su base annuale.
In particolare, l’aumento transitorio (c.d. décalage) si attesta a 2,2 punti percentuali per il 2025 e a 1,3 punti percentuali per il 2026, rispetto ai livelli preesistenti. L’obiettivo è quello di salvaguardare il potere d’acquisto dei pensionati che percepiscono assegni di importo minimo, in modo da contenere gli effetti dell’aumento generale dei prezzi sui redditi più bassi.
La portata del beneficio si estende esclusivamente a coloro che già rientrano nelle soglie reddituali previste dalla normativa per l’assegno pensionistico minimo. Non sono previste variazioni nelle procedure di accredito o nei requisiti anagrafici, e l’adeguamento viene applicato d’ufficio dall’INPS, senza necessità di domanda specifica da parte del beneficiario.
Questo provvedimento si inserisce in una visione più ampia di tutela delle fasce deboli della popolazione pensionistica, che spesso subiscono maggiormente l’erosione del potere d’acquisto. Sebbene il legislatore abbia evidenziato la natura transitoria e parziale di tali incrementi, la legge di bilancio 2025 sottolinea la volontà di avviare, nei prossimi anni, un programma di riforme per consolidare in modo più stabile le tutele, compatibilmente con le risorse di finanza pubblica. Nel frattempo, gli interessati continueranno a beneficiare della maggiorazione provvisoria, percepibile direttamente nel cedolino pensionistico di ogni mensilità.
Incremento maggiorazioni sociali per pensionati in condizioni di disagio
A sostegno dei pensionati che versano in condizioni di disagio economico, la manovra 2025 introduce un aumento di 8 euro mensili alle maggiorazioni sociali, limitatamente all’anno 2025. Tale incremento si applica ai titolari di prestazioni previdenziali e assistenziali di importo modesto (invalidi civili, sordomuti, ciechi civili assoluti con requisiti reddituali particolarmente bassi), purché di età pari o superiore a 70 anni.
L’adeguamento, sebbene di modesta entità, mira a dare un ulteriore sollievo alle persone che vivono esclusivamente di pensioni minimali o assegni sociali, spesso insufficienti a fronteggiare le spese quotidiane di base, in particolare in un contesto di aumento dei prezzi al consumo. Conseguentemente, anche il limite di reddito massimo per il riconoscimento di tale incremento viene aumentato di 104 euro annui, così da mantenere la platea di beneficiari sostanzialmente invariata ed evitare che l’innalzamento delle pensioni minime incida negativamente sui requisiti di accesso.
Questa manovra si colloca nel quadro generale degli interventi volti a salvaguardare il potere d’acquisto delle fasce più deboli, affiancandosi all’aumento delle pensioni minime e alle altre misure di inclusione. Il legislatore ha scelto un approccio incrementale e temporaneo, riservandosi di valutare, in futuro, l’eventuale stabilizzazione di tali aumenti sulla base delle condizioni della finanza pubblica e dell’evoluzione del contesto macroeconomico.
Dal punto di vista operativo, gli enti previdenziali procedono a corrispondere la maggiorazione in modo automatico, evitando oneri amministrativi ulteriori per i beneficiari. L’effetto di questa misura sarà tangibile nel cedolino mensile delle pensioni interessate e contribuirà, seppur in misura contenuta, a fronteggiare gli effetti del carovita per i pensionati più fragili.
Incremento delle maggiorazioni sociali (Anno 2025)
Caratteristica | Dettaglio |
Platea di riferimento | Pensionati con prestazioni previdenziali e assistenziali di importo modesto, tra cui invalidi civili, sordomuti, ciechi civili assoluti, ecc. di età pari o superiore a 70 anni. |
Aumento mensile | 8 euro in più al mese (limitatamente all’anno 2025). |
Adeguamento del limite di reddito | +104 euro annui sul limite reddituale massimo ai fini dell’accesso alla maggiorazione. |
Finalità del provvedimento | Contrastare l’erosione del potere d’acquisto dovuta all’inflazione, fornendo un sostegno aggiuntivo ai pensionati in condizioni di fragilità economica. |
Modalità di erogazione | Automaticamente in aggiunta all’assegno mensile, senza necessità di specifica domanda, se sussistono i requisiti di età e di reddito. |
Durata dell’incremento | Prevista per il solo anno 2025 (salvo ulteriori proroghe o interventi normativi futuri). |
Accesso alla pensione di vecchiaia per le lavoratrici con quattro o più figli
Per favorire le donne lavoratrici che hanno avuto o adottato almeno quattro figli, la legge di bilancio 2025 interviene sul requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia, estendendo fino a 16 mesi il limite massimo di anticipo rispetto all’età ordinaria. In precedenza, tale riduzione del requisito anagrafico era fissata a 12 mesi.
Questa possibilità, riservata alle donne con un significativo carico familiare, si connette al principio di equità nella vita lavorativa, riconoscendo l’impegno e i maggiori oneri di cura derivanti da famiglie numerose. Le condizioni di accesso rimangono legate alla maturazione dei requisiti contributivi e al sistema di calcolo contributivo, secondo le disposizioni vigenti.
Nel concreto, le lavoratrici che raggiungono il requisito contributivo minimo stabilito dalla legge, e che hanno effettivamente cresciuto quattro o più figli, possono usufruire di un abbattimento dell’età pensionabile in misura corrispondente all’aumento stabilito. Tale misura si applica anche nei casi di adozione o affidamento preadottivo, mantenendo i medesimi criteri di conteggio dei figli e le stesse finalità di tutela.
Il beneficio introdotto si inserisce in un contesto normativo di sostegno alla maternità, alle famiglie numerose e alla conciliazione tra vita lavorativa e personale. Dal punto di vista finanziario, l’impatto di questa estensione è valutato alla luce dell’invecchiamento demografico e dei relativi costi. Tuttavia, la legge di bilancio 2025 considera strategico il riconoscimento del ruolo delle donne e intende incoraggiare misure che tengano conto del contributo sociale e demografico offerto dalle famiglie con più figli. Per questo, l’allargamento dell’anticipo di 4 mesi aggiuntivi rispetto al precedente limite (da 12 a 16 mesi) costituisce un segnale di rafforzamento delle politiche di sostegno alla genitorialità.
Previdenza complementare
Un altro tassello della riforma previdenziale riguarda la possibilità, dal 1° gennaio 2025, per i lavoratori con primo accredito contributivo successivo al 1° gennaio 1996, di computare, ai fini del raggiungimento degli importi soglia necessari per la liquidazione della pensione di vecchiaia o anticipata, anche i valori delle rendite di previdenza complementare. Questa opportunità scatta a condizione che l’assicurato opti per la corresponsione di almeno il 50% del capitale accumulato nella forma di rendita.
In tal modo, una quota della pensione complementare può concorrere alla determinazione del “famoso” importo soglia, velocizzando, in alcuni casi, l’accesso al trattamento previdenziale. Ciò è subordinato alla richiesta formale da parte dell’assicurato, che dovrà valutare attentamente i possibili effetti sul piano economico e sulla pianificazione del proprio post-lavoro.
Le forme di previdenza complementare, dal canto loro, saranno tenute a fornire una proiezione certificata del valore della rendita mensile futura, così che il lavoratore possa assumere una decisione consapevole. La legge si prefigge di incentivare l’adesione ai fondi pensione, permettendo una maggiore integrazione tra previdenza obbligatoria e complementare.
Si prevede inoltre che, per chi sceglie di sfruttare questa possibilità, non vengano apportate modifiche ai requisiti dell’anzianità contributiva necessari per l’accesso. L’eventuale anticipo della pensione anticipata, o il raggiungimento più agevole del requisito di importo soglia, diventano quindi ulteriori strumenti di flessibilità. In coerenza con il resto della riforma, un decreto attuativo del Ministero del Lavoro (di concerto con il MEF) definirà i dettagli operativi, compresi i meccanismi di calcolo e le procedure di verifica, garantendo che tali scelte non introducano squilibri di natura finanziaria o gestionale nel sistema complessivo.
Riduzione contributiva per i nuovi artigiani e commercianti
Tra le misure volte a favorire l’imprenditorialità e le iniziative economiche, la legge di bilancio 2025 prevede una riduzione del 50% dei contributi per i lavoratori che, per la prima volta, si iscrivono nel 2025 alle gestioni speciali autonome degli artigiani o dei commercianti. Il beneficio si applica ai redditi d’impresa prodotti, compresi quelli in regime forfettario, e può essere esteso ai collaboratori familiari iscritti per la prima volta nelle medesime gestioni.
La riduzione è concessa per 36 mesi consecutivi a partire dalla data di avvio dell’attività o di ingresso in una società d’impresa, purché l’iscrizione avvenga nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2025. L’agevolazione mira ad agevolare le prime fasi di attività, notoriamente più impegnative dal punto di vista economico e amministrativo, e intende incentivare la regolarizzazione contributiva dei piccoli operatori.
Questa misura è alternativa rispetto ad altre forme di agevolazione già esistenti, evitando cumulabilità che potrebbe portare a sovra incentivazioni. L’obiettivo consiste nel fornire un sostegno significativo ai nuovi imprenditori in settori considerati strategici per l’economia locale, come l’artigianato, il commercio al dettaglio e i servizi di vicinato.
Per determinare l’ammissibilità e procedere alla riduzione contributiva, l’INPS e gli altri enti competenti verificheranno che il soggetto non abbia avuto in precedenza posizioni aperte nella stessa gestione. In tal modo, si vogliono prevenire possibili abusi o elusioni, come le continue chiusure e riaperture di attività. Nel complesso, la norma esprime la volontà di creare un ambiente più favorevole all’autoimpiego e di incoraggiare il dinamismo imprenditoriale nelle filiere produttive di base.
Misure in materia di ammortizzatori sociali e di formazione per l’attuazione del programma GOL
Per continuare a sostenere i settori produttivi in crisi e favorire il reinserimento lavorativo, la legge di bilancio 2025 stanzia fondi e introduce deroghe in materia di ammortizzatori sociali. In particolare, viene confermata l’indennità omnicomprensiva per i lavoratori impiegati nella pesca marittima, con un importo fino a 30 euro giornalieri, per il periodo di fermo pesca del 2025. Tale misura, finanziata con 30 milioni di euro, riguarda anche i soci lavoratori della piccola pesca.
Inoltre, il legislatore rinnova l’impegno per il completamento dei piani di recupero occupazionale nelle aree di crisi industriale complessa, destinando ulteriori 70 milioni di euro alle regioni per il 2025. Queste risorse potranno coprire percorsi di politiche attive del lavoro, mobilità in deroga e progetti di reindustrializzazione, previo accordo presso il Ministero del Lavoro.
La legge conferma la possibilità di concedere il trattamento straordinario di integrazione salariale (CIGS) anche ad aziende che hanno cessato o stanno per cessare l’attività produttiva, se esistono prospettive concrete di cessione dell’attività e di riassorbimento occupazionale. Tale flessibilità vale anche per il 2025, con stanziamenti ulteriori di 100 milioni di euro a valere sul fondo sociale per occupazione e formazione.
Per il gruppo ILVA, è rinnovata l’integrazione al trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria e la conseguente formazione professionale, mentre viene prorogata, fino al 31 dicembre 2025, la CIGS per riorganizzazione o crisi aziendale riferita a imprese di rilevanza economica strategica. Infine, si interviene anche nel settore dei call center, mettendo a disposizione 20 milioni di euro per il 2025, e si istituisce un meccanismo di possibile utilizzo delle risorse del programma GOL per la formazione attivata dalle imprese. L’insieme di questi interventi intende prevenire la perdita di posti di lavoro e fornire una rete di sicurezza rafforzata per i settori e le aree territoriali più esposti alle crisi congiunturali.
Modifiche di requisiti e disciplina ADI e SFL
La manovra 2025 interviene sulle misure di contrasto alla povertà e di reinserimento lavorativo, apportando modifiche ai requisiti dell’Assegno di Inclusione (ADI) e del Supporto Formazione e Lavoro (SFL). Per l’ADI, il valore soglia ISEE del nucleo familiare viene innalzato da 9.360 a 10.140 euro. Contestualmente, la soglia massima di reddito familiare sale a 6.500 euro annui (invece di 6.000), con un meccanismo di moltiplicazione per il parametro della scala di equivalenza. Se il nucleo risiede in affitto, la soglia sale a 10.140 euro.
L’ADI include un sostegno economico che integra il reddito familiare fino alle nuove soglie (6.500 o 8.190 euro, a seconda della composizione del nucleo), oltre a un’integrazione specifica per il canone di locazione, massima di 3.640 euro all’anno (o 1.950 euro per nuclei composti esclusivamente da persone anziane o disabili).
Parallelamente, il Supporto Formazione e Lavoro (SFL) estende il requisito di accesso a un valore ISEE fino a 10.140 euro (anziché 6.000) e aumenta l’importo mensile dell’indennità di partecipazione a 500 euro (da 350). È inoltre prevista la possibilità di prolungare l’erogazione dell’indennità oltre i 12 mesi, fino a ulteriori 12 mesi, se alla scadenza il beneficiario risulta iscritto a un corso di formazione.
Queste modifiche puntano a migliorare la copertura delle fasce più deboli della popolazione, riconoscendo da un lato l’incremento del costo della vita e dall’altro la necessità di percorsi formativi più lunghi per incrementare l’occupabilità. L’adeguamento delle soglie ISEE e dei massimali di reddito tiene conto dell’evoluzione del contesto socioeconomico, mentre la flessibilità nell’estensione del SFL permette un accompagnamento più efficace verso il lavoro, specialmente in casi di formazione specialistica o di riconversione professionale.
Principali requisiti e importi ADI (Assegno di Inclusione)
Requisito / Valore | Nuovi parametri |
Soglia ISEE familiare | 10.140 euro |
Valore massimo di reddito familiare per l’accesso | 6.500 euro/anno (moltiplicato per scala di equivalenza) <br/> 8.190 euro/anno se tutti >=67 anni o disabili gravi <br/> 10.140 euro/anno se il nucleo è in affitto |
Integrazione del reddito (quota base) | Fino a 6.500 euro/anno (8.190 euro/anno se nucleo di soli over 67 o disabili) |
Quota aggiuntiva per canone di locazione (in affitto) | Massimo 3.640 euro/anno <br/> (1.950 euro/anno per nuclei interamente composti da over 67 o persone con disabilità grave) |
Nota: I parametri sono calcolati sulla base della scala di equivalenza ISEE.
Principali requisiti e importi SFL (Supporto Formazione e Lavoro)
Requisito / Valore | Nuovi parametri |
Soglia ISEE familiare | 10.140 euro |
Importo mensile SFL | 500 euro |
Durata massima iniziale | 12 mesi |
Possibile proroga | Ulteriori 12 mesi se, al termine dei primi 12, il beneficiario sta frequentando un corso di formazione |
Nota: L’importo percepito non è compatibile con altri redditi da lavoro superiori alla soglia indicata (rimane la scala di equivalenza ISEE anche per il reddito familiare).
Rifinanziamento del sistema duale
Per incentivare percorsi formativi alternativi e affiancare la formazione scolastica all’esperienza in azienda, la legge di bilancio 2025 rifinanzia il sistema duale, ossia l’insieme di apprendistato formativo e dei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, ex alternanza scuola-lavoro). In particolare, gli stanziamenti sono incrementati di 100 milioni di euro per il 2025, 170 milioni per il 2026 e 240 milioni annui dal 2027.
Queste risorse andranno a sostenere gli istituti scolastici, gli enti di formazione e le imprese coinvolte nell’apprendistato di I e III livello, finalizzato al conseguimento di titoli di studio secondari o certificati di specializzazione tecnica superiore. L’obiettivo, dichiarato dal legislatore, è duplice: da un lato, offrire ai giovani percorsi professionalizzanti capaci di ridurre la distanza tra mondo della scuola e mondo del lavoro; dall’altro, incrementare la diffusione di figure tecniche competenti, che possano rispondere ai fabbisogni emergenti di un mercato in trasformazione.
Il potenziamento del sistema duale risponde alla necessità di elevare il livello di occupabilità dei giovani e di abbassare il tasso di abbandono scolastico, fornendo un’alternativa formativa e un canale di ingresso al lavoro più flessibile. L’incentivo economico permette di coprire una parte rilevante delle spese di progettazione dei corsi, del tutoraggio e del coordinamento tra i soggetti coinvolti.
Le modalità di assegnazione dei fondi aggiuntivi saranno definite attraverso provvedimenti attuativi del Ministero dell’Istruzione e del Merito, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e con la partecipazione delle Regioni. Di norma, si richiede un piano dettagliato delle attività formative e dell’impegno delle imprese, onde assicurare che il sistema duale rappresenti un’opportunità concreta di apprendimento e di sviluppo professionale per gli studenti coinvolti.
Incremento del Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro
La tutela delle famiglie colpite da gravi infortuni sul lavoro rappresenta un tema centrale nella legge di bilancio 2025, che prevede un incremento delle risorse del Fondo di sostegno dedicato. In particolare, viene stabilito un aumento di 500mila euro per gli anni 2025 e 2026, e di 3 milioni di euro annui a partire dal 2027.
Tale fondo, gestito in stretta collaborazione con l’INAIL e con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, eroga contributi o provvidenze a favore dei familiari che subiscono la perdita di un proprio congiunto in occasione di un incidente sul luogo di lavoro, oppure si trovano ad affrontare gravi conseguenze invalidanti. L’incremento delle risorse si propone di coprire un più ampio numero di situazioni e di migliorare la capacità di risposta in termini di aiuto economico.
Oltre al sostegno immediato, il Fondo può contribuire anche all’eventuale rieducazione professionale o a interventi di assistenza mirata, nei casi in cui il soggetto infortunato necessiti di un percorso di riqualificazione per tornare a lavorare. La legge, tuttavia, non modifica le condizioni di accesso o la procedura per la presentazione delle domande, che resteranno regolate dalle norme vigenti e dai decreti applicativi già in atto.
L’attenzione a questa tematica si inserisce in un quadro più vasto di impegni governativi a favore della sicurezza e della prevenzione, teso a ridurre le statistiche relative agli infortuni e alle malattie professionali. Nel frattempo, l’aumento dei fondi rappresenta una forma di tutela per i soggetti più esposti, fornendo un paracadute finanziario ai nuclei familiari che si trovano a dover affrontare conseguenze drammatiche di natura economica e sociale.
Bonus per le nuove nascite
Per contrastare il calo demografico e incentivare la natalità, la legge di bilancio 2025 introduce un bonus una tantum di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato a partire dal 1° gennaio 2025. L’importo è erogato nel mese successivo all’evento, senza concorrere alla formazione del reddito imponibile.
La misura è rivolta ai nuclei familiari con un ISEE annuo non superiore a 40.000 euro. Nel calcolo di tale valore, non si tiene conto dell’assegno unico e universale. In questo modo, si punta a garantire che la platea dei beneficiari includa i genitori con livelli reddituali medio-bassi e a offrire un sostegno immediato alle spese legate all’arrivo di un nuovo componente in famiglia.
L’obiettivo principale consiste nello stimolo diretto all’incremento delle nascite, sebbene l’entità del contributo sia piuttosto contenuta. Il legislatore mira a supportare, almeno nelle fasi iniziali, i nuclei familiari più fragili che spesso si trovano a rinviare o a rinunciare alla genitorialità per motivi economici. Per le adozioni, si applicano gli stessi requisiti ISEE e la somma viene erogata entro il mese successivo al perfezionamento dell’adozione.
Non sono previsti vincoli particolari su come utilizzare il bonus, lasciando libertà di gestione ai genitori. Tuttavia, è ipotizzabile che queste risorse vengano spese per l’acquisto di beni primari, come alimenti, pannolini e prodotti per la prima infanzia. A livello amministrativo, l’INPS si occupa di verificare la regolarità dell’ISEE e l’effettivo diritto a ricevere il sostegno, in modo analogo ad altre prestazioni a carattere familiare. La novità, infine, si inserisce in un quadro di interventi più ampio a supporto delle famiglie con figli, integrando altre misure come assegni familiari, assegno unico e aiuti per le spese scolastiche.
Esclusione del computo dell’assegno unico e universale per il bonus asili nido
Per facilitare l’accesso al bonus asilo nido e a forme di supporto domiciliare rivolte a bambini con patologie croniche gravi, la legge di bilancio 2025 stabilisce che le somme ricevute a titolo di assegno unico e universale non rientrino nel calcolo dell’ISEE. Questo provvedimento vuole evitare che chi percepisce l’assegno unico si veda penalizzato nell’accesso ad altre agevolazioni destinate ai figli piccoli.
La decisione di scorporare tali somme dalla dichiarazione ISEE mira ad ampliare la platea di beneficiari delle agevolazioni relative all’infanzia, assicurando una miglior coerenza tra le diverse forme di sostegno familiare. A partire dal 2025, inoltre, la legge incrementa di 5 milioni di euro annui lo stanziamento per queste misure, così da coprire l’eventuale aumento delle domande.
Il bonus asilo nido, ricordiamo, è un contributo finalizzato a coprire in tutto o in parte le spese di retta dei nidi pubblici e privati autorizzati, o le forme di assistenza domiciliare per i bambini affetti da gravi patologie che non possono frequentare l’asilo. L’importo dell’agevolazione varia in base all’ISEE e si articola su più fasce, con un tetto massimo annuale.
Rimuovere l’assegno unico dal calcolo dell’indicatore di situazione economica equivale, in pratica, a incrementare la probabilità di ottenere quote più alte di rimborso per la retta dell’asilo o per i servizi domiciliari. Tale scelta appare orientata a coordinare e rendere più efficaci gli interventi a favore della genitorialità, sostenendo in particolare i nuclei con redditi medio-bassi che affrontano i costi legati alla cura e all’educazione dei figli in tenera età.
Misure per il supporto al pagamento di rette di asili nido
Sempre in tema di interventi a favore delle famiglie con figli piccoli, la legge di bilancio 2025 amplia la platea di coloro che possono beneficiare di agevolazioni per il pagamento delle rette degli asili nido, eliminando la condizione secondo cui nel nucleo familiare doveva essere presente almeno un figlio di età inferiore ai 10 anni (ai fini di alcune maggiorazioni). Con questa rimozione, il legislatore intende uniformare e semplificare i criteri di accesso, riducendo discriminazioni e possibili sovrapposizioni.
Parallelamente, vengono incrementate le risorse già stanziate per questo tipo di sostegno: 97 milioni di euro per il 2025, 131 milioni per il 2026, 194 milioni per il 2027, 197 milioni per il 2028 e 200 milioni annui a decorrere dal 2029. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere i servizi per la prima infanzia più accessibili e di contribuire alla conciliazione tra vita lavorativa e familiare, fornendo un sostegno concreto alle famiglie nel fronteggiare le spese di cura dei più piccoli.
Nella prassi, il beneficio viene erogato attraverso l’INPS o altri canali regionali, in base alle fasce di reddito ISEE. Più l’indicatore è basso, più alto è il contributo pubblico. L’eliminazione del requisito prima citato permette a una fascia più ampia di famiglie di candidarsi alla misura, con particolare vantaggio per i nuclei in difficoltà che avevano figli in età pre-scolare ma superavano di poco i precedenti parametri.
L’aumento dei fondi intende anche rispondere alle necessità di costruire nuove strutture o potenziare l’offerta formativa, in linea con gli obiettivi di incremento dei posti disponibili negli asili nido. Complessivamente, tali modifiche si inseriscono in un disegno di rafforzamento del welfare infantile, volto a favorire la natalità, l’inclusione sociale e la parità di genere nel mercato del lavoro.
Istituzione del Fondo per il sostegno alle attività educative formali e non formali
Per contrastare la povertà educativa e favorire l’inclusione di bambini e adolescenti, la legge di bilancio 2025 istituisce un Fondo dedicato al sostegno di attività educative e ricreative, sia formali sia non formali. Il Fondo, collocato presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, avrà una dotazione di 3 milioni di euro per il 2025, 3,5 milioni per il 2026 e 4 milioni di euro a partire dal 2027.
Le iniziative finanziabili includono progetti rivolti a bambine, bambini e ragazzi che mirino a ridurre l’esclusione sociale e a migliorare la partecipazione dei giovani ai processi decisionali. Ciò può comprendere campi estivi, laboratori, attività sportive o artistiche, percorsi di mentorship e forme di aggregazione giovanile, tenendo conto delle linee guida in materia di partecipazione attiva delle nuove generazioni.
La normativa consente di destinare le risorse su tutto il territorio nazionale, cercando di coprire in particolare le zone o i quartieri con maggiore incidenza di disagio economico. I criteri di riparto e le modalità di selezione dei progetti vengono demandati a specifici decreti attuativi, che coinvolgeranno, oltre al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito, al fine di assicurare una visione integrata tra scuola e comunità.
L’obiettivo dichiarato è di rendere le attività educative un volano di crescita culturale e di empowerment personale, aiutando chi proviene da contesti familiari più svantaggiati a sviluppare competenze trasversali. In parallelo, si mira a creare occasioni di volontariato e di responsabilizzazione civica per i ragazzi, rafforzando i legami sociali e la conoscenza del territorio. Questa misura si affianca agli stanziamenti per il sistema duale e alle altre iniziative rivolte ai minori, formando un mosaico di interventi che punta a ridurre la dispersione scolastica e il rischio di marginalizzazione.
Congedi parentali
La legge di bilancio 2025 apporta un incremento strutturale all’indennità di congedo parentale, portando l’aliquota dal 60% all’80% della retribuzione per un periodo complessivo di 3 mesi da fruire entro il sesto anno di vita del bambino. Nello specifico, chi ha terminato il congedo di maternità o paternità a partire dal 1° gennaio 2024 può già godere, dal 2025, dell’indennità elevata all’80% per il secondo mese, mentre per i genitori che terminano tale congedo dal 1° gennaio 2025 la misura si estende a un ulteriore mese, sempre entro il sesto anno.
La riforma cerca di promuovere un maggiore coinvolgimento dei padri e di sostenere le madri lavoratrici, facilitando la gestione dei primi anni di vita del bambino. Un’indennità più alta infatti riduce lo svantaggio economico connesso all’assenza dal lavoro, incoraggiando una più equa condivisione degli impegni familiari.
Il congedo parentale retribuito viene considerato fondamentale per la conciliazione fra vita professionale e vita privata, con ricadute positive sul benessere dei figli e sull’occupabilità di chi sceglie di avere figli. Si mantiene, inoltre, il tetto massimo di fruibilità, compreso nella cornice normativa generale, affinché la misura resti sostenibile per i conti dello Stato.
Lo Stato punta anche a migliorare il tasso di occupazione femminile, che spesso risente delle difficoltà di gestione dei carichi familiari. Garantire un congedo adeguatamente retribuito durante i primi anni di vita di un bambino può fornire un’importante leva di rafforzamento del ruolo delle donne nel mercato del lavoro, nonché di promozione di una cultura di genitorialità condivisa. Questa novità si unisce alle altre misure a sostegno delle famiglie, come il potenziamento dei bonus asili nido e l’ampliamento delle detrazioni per i figli.
TABELLA 5 – Schema riassuntivo dell’indennità di congedo parentale
Decorrenza / Condizione | Aliquota indennità | Mesi indennizzabili | Limite temporale |
Congedo di maternità/paternità chiuso entro il 31 dicembre 2023 (normativa previgente) | ~ 60% della retribuzione | 3 mesi complessivi | Entro il 6º anno di vita del bambino |
Congedo di maternità/paternità terminato dal 1º gennaio 2024 al 31 dicembre 2024 | 80% per 1 dei mesi (invece che 60%) <br/> 60% per gli altri mesi | 3 mesi totali (1 mese all’80% + 2 mesi al 60%) | Sempre entro il 6º anno |
Congedo di maternità/paternità terminato dal 1º gennaio 2025 in poi | 80% per 2 mesi + 80% per 1 mese aggiuntivo (quindi 80% per 3 mesi) | 3 mesi totali (2 + 1 mese aggiuntivo) | Entro il 6º anno di vita del bambino |
Nota: Il diritto si applica sia alle madri sia ai padri, con meccanismi di alternanza o cumulo secondo la disciplina vigente.
Decontribuzione per le lavoratrici con figli
Dal 2025, la legge rende strutturale l’esonero parziale dai contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri con due o più figli, in modo da ridurre la quota di IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti) da versare. L’agevolazione interessa sia le lavoratrici dipendenti sia quelle autonome che producono redditi d’impresa in contabilità ordinaria o semplificata, purché non abbiano optato per il regime forfettario.
Il beneficio vale fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo, mentre, a decorrere dal 2027, l’esonero si estenderà fino al diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, ma solo per le madri di tre o più figli. Restano esclusi i rapporti di lavoro domestico. L’applicazione dell’esonero è subordinata al fatto che la retribuzione annua imponibile non superi i 40.000 euro.
Le finalità sono promuovere l’occupazione femminile e valorizzare il ruolo delle madri lavoratrici, spesso penalizzate per via delle esigenze familiari e del divario retributivo di genere. La legge di bilancio specifica inoltre che, se la lavoratrice ha già beneficiato di un esonero contributivo previsto dalla precedente legge di bilancio, per il 2025 e 2026 non potrà cumulare le due agevolazioni. In tal modo, si evita la sovrapposizione di aiuti che inciderebbe eccessivamente sulla spesa previdenziale.
Un apposito decreto ministeriale, emanato entro 30 giorni dall’entrata in vigore della manovra, dovrà definire nei dettagli la misura dell’esonero e le modalità operative per richiedere l’agevolazione. Lo scopo, a lungo termine, è incoraggiare le donne a rimanere o a rientrare nel mercato del lavoro dopo la maternità, garantendo un concreto sostegno al reddito familiare ed evitando che il carico di cura dei figli diventi un fattore di rinuncia all’occupazione.
Formazione delle donne vittime di violenza e rifinanziamento del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità
All’interno delle politiche mirate all’emancipazione femminile, la legge di bilancio 2025 potenzia il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, con un incremento di 3 milioni di euro annui a partire dal 2025. Tali risorse aggiuntive saranno dedicate in gran parte all’orientamento e alla formazione professionale delle donne vittime di violenza, favorendone così il reinserimento nel mercato del lavoro e l’indipendenza economica.
In parallelo, viene incrementato di 1 milione di euro annuo, sempre dal 2025, il Fondo per l’erogazione del reddito di libertà, la misura di sostegno destinata alle donne che intraprendono un percorso di uscita dalla violenza. L’obiettivo è di offrire loro un supporto economico immediato per le esigenze primarie e di avviare un programma di ricollocazione professionale in collaborazione con i centri antiviolenza e i servizi territoriali.
Inoltre, la legge stanzia ulteriori 500.000 euro per l’anno 2025 a favore di interventi educativi nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, focalizzati su salute sessuale e affettiva. Questa componente didattica e informativa punta a sensibilizzare le nuove generazioni su temi quali il rispetto reciproco, la prevenzione della violenza di genere e la gestione dei rapporti affettivi.
L’insieme di queste disposizioni risponde all’esigenza di promuovere la parità di genere e di affrontare il problema della violenza contro le donne non solo dal punto di vista dell’emergenza, ma anche delle prospettive future di vita. L’approccio formativo e di sostegno integrato, infatti, può incidere significativamente sulla capacità di una donna di rompere il circolo della violenza, accedendo a opportunità lavorative e a un reddito sufficiente a garantirle autonomia e sicurezza.
Contributi per enti, organismi e associazioni di promozione dei diritti delle persone con disabilità e misure in materia di cura e di assistenza del caregiver familiare
La legge di bilancio 2025 istituisce un Fondo di 1,5 milioni di euro, a decorrere dal 2025, da destinare ad enti, organismi e associazioni impegnate nella promozione dei diritti delle persone con disabilità e nella facilitazione della loro piena inclusione sociale. Tali risorse sono allocate presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, poi trasferite al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che definisce i criteri per la loro assegnazione.
In quest’ottica, è previsto anche il potenziamento delle facoltà attribuite all’INPS di conferire incarichi professionali a medici e ad altre figure delle aree psicologiche e sociali, al fine di migliorare i processi di valutazione e riconoscimento della disabilità. Questa misura è finanziata con 16 milioni di euro per il 2025, in modo da accelerare le procedure e offrire risposte più tempestive a chi necessita di certificazioni e benefici connessi alla condizione di disabilità.
In tema di caregiving, la manovra interviene sulle risorse del “Fondo per il riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale”, prevedendo che possano essere utilizzate per le medesime finalità previste dal Fondo per le non autosufficienze. Si pone così un’attenzione particolare alla tutela delle persone in stato di non autosufficienza e dei loro familiari che se ne prendono cura, garantendo l’implementazione dei livelli essenziali di assistenza e una maggiore uniformità territoriale.
Questi interventi nel complesso mirano a rafforzare la rete di sostegno alle persone con disabilità e a coloro che svolgono attività di cura, agevolando l’accesso alle prestazioni sociali e sanitarie necessarie. La prospettiva adottata è di tipo inclusivo, con l’obiettivo di favorire la partecipazione attiva alla vita sociale e contrastare discriminazioni o ritardi amministrativi nell’erogazione dei servizi.
Interventi in materia di premi di produttività
Per stimolare la contrattazione di secondo livello e favorire la partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa, la legge di bilancio 2025 proroga, per il triennio 2025-2027, la tassazione agevolata al 5% sulle somme erogate a titolo di premi di risultato o di partecipazione agli utili, fino a un massimo di 3.000 euro annui (elevabili a 4.000 euro se i lavoratori sono coinvolti pariteticamente nell’organizzazione del lavoro). Questa aliquota sostitutiva dell’IRPEF si applica ai dipendenti del settore privato che hanno percepito un reddito da lavoro dipendente non superiore a 80.000 euro nell’anno precedente.
Il provvedimento consolida la misura già prevista dalla precedente legge di bilancio per il 2024, estendendone l’applicazione per altri tre anni. L’intento è di incentivare la contrattazione integrativa e l’efficienza produttiva, premiando i risultati ottenuti sia a livello collettivo sia individuale. L’imposta sostitutiva del 5% risulta particolarmente vantaggiosa rispetto alla normale progressività IRPEF, rappresentando così un beneficio concreto per i lavoratori.
Dal lato delle imprese, l’agevolazione sul premio di produttività può contribuire a migliorare il clima aziendale e a rafforzare il legame tra retribuzione e performance. È importante che tali somme vengano erogate sulla base di criteri oggettivi e di piani di coinvolgimento concordati con le organizzazioni sindacali. In tal senso, la definizione di accordi di secondo livello (aziendali o territoriali) rappresenta la condizione necessaria per godere dell’aliquota ridotta.
La conferma dell’agevolazione si inserisce in un più ampio quadro di interventi finalizzati a promuovere la partecipazione dei lavoratori alle sorti dell’impresa, considerata uno strumento chiave per aumentare la produttività e rafforzare la competitività del sistema economico.
Misure fiscali in materia di welfare aziendale
La manovra 2025 introduce importanti novità in tema di welfare aziendale, prevedendo che le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento di canoni di locazione e spese connesse ai fabbricati locati dai dipendenti (assunti a tempo indeterminato dal 1° gennaio al 31 dicembre 2025) non concorrano, per i primi due anni, a formare il reddito imponibile entro il limite di 5.000 euro annui.
Inoltre, per i periodi d’imposta 2025-2027, non rientrano nella base imponibile di lavoro dipendente anche i beni ceduti o servizi prestati fino a un massimo di 1.000 euro annui (che sale a 2.000 euro per i dipendenti con figli fiscalmente a carico). Rientrano in questa fattispecie le somme erogate o rimborsate per il pagamento delle utenze domestiche (acqua, luce, gas), canoni di locazione dell’abitazione principale e interessi sul mutuo della stessa.
L’obiettivo è incentivare le imprese a offrire forme di sostegno concreto ai lavoratori, con particolare attenzione alle spese legate all’abitazione, in un periodo storico in cui il costo della vita e dell’energia si presenta in crescita. Tali agevolazioni possono contribuire a ridurre il cuneo fiscale e, al contempo, a incentivare l’adozione di piani di welfare aziendale personalizzati.
La norma precisa che queste forme di rimborso, per essere considerate esenti, devono essere previste da contratti aziendali o territoriali stipulati con le rappresentanze sindacali, in modo da garantire trasparenza e uniformità di trattamento fra i lavoratori. L’agevolazione si pone in continuità con altri interventi a favore del welfare in azienda e ribadisce la strategia di perseguire obiettivi di inclusione sociale e di sostegno ai redditi attraverso meccanismi di defiscalizzazione, in cui il datore di lavoro diventa attore attivo delle politiche sociali.
Fondo per incentivare i programmi di screening e prevenzione di malattie cardiovascolari e oncologiche organizzati dai datori di lavoro
La legge di bilancio 2025 prevede l’istituzione di un Fondo, con una dotazione di 500.000 euro all’anno a partire dal 2026, finalizzato a supportare i programmi di screening e prevenzione di malattie cardiovascolari e oncologiche promossi dalle imprese. Il Fondo è collocato presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e intende incentivare anche campagne di informazione, formazione e l’acquisto di defibrillatori semiautomatici.
I datori di lavoro che organizzano iniziative rivolte ai propri dipendenti, volte a promuovere stili di vita sani e a potenziare i controlli periodici, potranno accedere alle risorse in base a criteri e modalità di ripartizione definiti da un successivo decreto ministeriale. Tali progetti potranno includere check-up medici specialistici, test di screening precoci, sessioni di sensibilizzazione su fattori di rischio e orientamento a corretti comportamenti alimentari.
L’intento del legislatore è duplice: da un lato, si cerca di favorire la tutela della salute sul posto di lavoro, promuovendo un approccio preventivo e non soltanto di cura ex post; dall’altro, si punta a coinvolgere le imprese in un ruolo più attivo nella salvaguardia del benessere dei dipendenti, valorizzando la responsabilità sociale d’impresa.
Dal punto di vista operativo, la partecipazione delle aziende può avvenire individualmente o in forma associata, anche in collaborazione con i servizi sanitari territoriali o con organizzazioni non profit specializzate nella lotta alle malattie croniche. Il finanziamento concesso dal Fondo potrà coprire sia costi diretti (acquisto di dispositivi medici) sia costi organizzativi e formativi. Questa iniziativa, pur avendo un impatto finanziario limitato, costituisce un passo verso l’integrazione tra politiche del lavoro e politiche sanitarie, in un’ottica di prevenzione che trova sempre maggior riconoscimento come strategia di riduzione dei costi sanitari a lungo termine.
Detassazione del lavoro notturno e straordinario nei giorni festivi per i dipendenti di strutture turistico-alberghiere
In risposta alla carenza di manodopera che ha toccato il comparto turistico, ricettivo e termale, la legge di bilancio 2025 introduce un trattamento integrativo speciale, pari al 15% delle retribuzioni lorde corrisposte per le ore di lavoro notturno o straordinario effettuate nei giorni festivi. Questo incremento non concorre a formare il reddito imponibile e si applica dal 1° gennaio al 30 settembre 2025.
La disposizione si rivolge ai dipendenti di aziende del settore privato titolari di un reddito da lavoro dipendente non superiore a 40.000 euro nell’anno d’imposta 2024. L’intento è duplice: da un lato, sostenere la competitività del settore turistico, che risulta particolarmente esposto alle stagionalità e alle esigenze di flessibilità oraria; dall’altro, incentivare i lavoratori a coprire turni considerati meno agevoli, come quelli festivi o notturni.
In pratica, il datore di lavoro calcola un 15% aggiuntivo sulla retribuzione lorda oraria corrisposta per il turno notturno o festivo. Tale somma, essendo esclusa dalla base imponibile IRPEF, determina un beneficio diretto e immediato in busta paga. Si prevede che la misura possa influenzare positivamente le dinamiche contrattuali, favorendo la disponibilità a lavorare in orari tipici del settore alberghiero e della ristorazione.
Questa incentivazione temporanea vuole anche fronteggiare la difficoltà di reperire personale qualificato, in particolare nelle località ad alto flusso turistico, dove la domanda di servizi spesso supera l’offerta di lavoratori disposti a operare nei periodi di picco. Al contempo, si mantiene un tetto di reddito che concentra l’agevolazione sui lavoratori con retribuzioni medio-basse, evitando di estenderla a categorie dirigenziali o manageriali che non ne avrebbero un reale bisogno.
Proroga della maggiorazione del costo ammesso in deduzione in presenza di nuove assunzioni
Il legislatore ha prorogato la cosiddetta “maxi-deduzione” sul costo del lavoro, introdotta dal decreto legislativo n. 216/2023. Si tratta di un’agevolazione che consente alle imprese di dedurre in misura più elevata il costo relativo a nuovi assunti, allo scopo di incentivare la creazione di posti di lavoro.
In particolare, per determinare gli acconti delle imposte sui redditi dei periodi d’imposta successivi al 2025, le imprese non devono tener conto della deduzione aggiuntiva spettante in virtù di questa misura. Allo stesso modo, la disposizione si applica nel calcolo degli acconti dei due anni successivi, rendendo la misura effettiva soltanto in sede di versamento del saldo annuale.
La ratio della proroga è di consentire alle aziende una pianificazione di medio termine, sapendo che la maxi-deduzione continuerà a essere disponibile almeno per un ulteriore triennio rispetto alle precedenti scadenze. Nel contempo, si introducono meccanismi di salvaguardia per evitare che un uso anticipato di tale deduzione possa generare significativi scostamenti di gettito in corso d’anno.
Dal punto di vista operativo, le imprese che effettuano nuove assunzioni con contratti a tempo indeterminato o che trasformano contratti a termine in contratti stabili potranno avvalersi di questo beneficio in dichiarazione dei redditi, contribuendo a ridurre la base imponibile. La misura è stata pensata in continuità con la politica di riduzione del cuneo fiscale, promossa anche attraverso altri interventi legislativi.
Questo meccanismo di deduzione aggiuntiva si inserisce in un quadro più ampio di incentivi alla stabilizzazione del personale, soprattutto in quei contesti produttivi dove si rende necessario un ricambio generazionale o un potenziamento dell’organico per innovare processi e rafforzare la competitività dell’azienda.
Limiti temporale applicazione Decontribuzione Sud e tetti di spesa per Bonus Giovani, donne e ZES
A seguito della decisione della Commissione europea C(2024) 4512 final, la legge di bilancio 2025 modifica le scadenze e i limiti di spesa per alcune agevolazioni contributive finalizzate allo sviluppo dell’occupazione nelle aree svantaggiate. In particolare, la Decontribuzione Sud, che prevede un parziale esonero dei contributi dovuti dai datori di lavoro privati, trova applicazione solo fino al 31 dicembre 2024 per i contratti sottoscritti entro il 30 giugno 2024.
Inoltre, si interviene con incrementi dei tetti di spesa relativi a vari bonus: per il Bonus Giovani, l’aumento è di 0,7 milioni di euro per il 2024, 16,3 milioni per il 2025, 15,9 milioni per il 2026 e 5,6 milioni per il 2027; per il Bonus Donne, di 0,4 milioni di euro per il 2024, 14,4 milioni per il 2025, 17,5 milioni per il 2026 e 9,1 milioni per il 2027; per il Bonus ZES (Zone Economiche Speciali), di 2,1 milioni di euro per il 2024, 68,9 milioni per il 2025, 73,5 milioni per il 2026 e 28,7 milioni per il 2027.
Tali incrementi mirano a garantire la copertura finanziaria necessaria a sostenere la platea di datori di lavoro che richiederanno queste agevolazioni, in linea con l’obiettivo di rilanciare l’occupazione, soprattutto giovanile e femminile, nelle regioni del Mezzogiorno.
Il raccordo con le disposizioni europee è essenziale: le modifiche introdotte assicurano la compatibilità degli incentivi con il quadro degli aiuti di Stato e con le regole sulla concorrenza interna al mercato unico. L’intento è di evitare contenziosi o procedure d’infrazione, garantendo al contempo che le imprese possano fruire di un sostegno alla creazione di posti di lavoro in contesti territoriali caratterizzati da elevati tassi di disoccupazione e condizioni socioeconomiche svantaggiate.
Esonero contributivo Sud per microimprese e PMI
Con l’obiettivo di mantenere i livelli occupazionali nel Mezzogiorno, la legge di bilancio 2025 introduce un nuovo esonero dal versamento dei contributi previdenziali (esclusi i premi INAIL) per le microimprese e le PMI operanti nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna. L’esonero è concesso ai datori di lavoro privati che abbiano alle dipendenze non più di 250 lavoratori a tempo indeterminato alla data del 31 dicembre 2024.
Il beneficio si colloca nei limiti del regolamento UE sugli aiuti “de minimis” e prevede una riduzione modulata: per il 2025, l’aliquota si riduce del 25%, con un tetto massimo di 145 euro mensili per 12 mensilità, per ciascun lavoratore a tempo indeterminato già assunto entro la fine del 2024. Non è cumulabile con altre misure analoghe, come il Bonus Giovani, il Bonus Donne o l’esonero per le ZES, per evitare la sovrapposizione di incentivi.
Lo scopo di questa agevolazione è duplice: sostenere la competitività delle imprese di piccola e media dimensione, che costituiscono una quota rilevante del tessuto produttivo meridionale, e impedire che l’aumento dei costi di produzione possa innescare licenziamenti o cessazioni dell’attività. Si tratta di una strategia che mira a consolidare l’occupazione, fornendo ossigeno finanziario ai datori di lavoro in un contesto economico ancora in ripresa.
Sul piano operativo, le aziende interessate dovranno presentare apposita domanda all’INPS e rispettare i requisiti previsti dalla normativa europea in materia di trasparenza e cumulabilità. Il decreto attuativo del Ministero del Lavoro, di concerto con il MEF, stabilirà procedure e tempistiche, assicurando la necessaria verifica delle condizioni soggettive e oggettive per la fruizione del beneficio.
Esonero contributivo Sud per datori di lavoro privati che non rientrano nella nozione di microimpresa, piccola e media impresa
Parallelamente all’esonero previsto per microimprese e PMI, la legge di bilancio 2025 introduce un meccanismo analogo rivolto ai datori di lavoro con più di 250 dipendenti a tempo indeterminato, operanti nelle stesse regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna).
L’esonero consiste in una riduzione dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, esclusi i premi INAIL, ma a differenza della misura per le PMI, si collega a un requisito di incremento occupazionale. Infatti, il legislatore stabilisce che, per usufruire dell’esonero, l’azienda debba dimostrare, entro il 31 dicembre di ogni anno, un aumento dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato rispetto all’anno precedente.
Questa condizione mira a garantire che il beneficio venga riconosciuto solo in presenza di un reale ampliamento della base occupazionale, evitando situazioni di mero “turn over” o di riorganizzazione interna. La durata, l’entità e le modalità di calcolo dell’esonero saranno soggette all’autorizzazione della Commissione europea, affinché l’agevolazione risulti in linea con il diritto dell’Unione in materia di aiuti di Stato.
Lo scopo primario è stimolare gli investimenti produttivi e l’allargamento degli organici nelle grandi aziende che operano nel Sud Italia, generando effetti positivi sul tasso di disoccupazione e sull’indotto locale. In tal senso, la normativa si inserisce in un più ampio quadro di politiche attive e di sviluppo territoriale, con particolare attenzione all’obiettivo di ridurre i divari regionali.
Poiché l’efficacia dell’esonero è subordinata all’ok comunitario, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali dovrà predisporre gli atti necessari, coordinandosi con il MEF. Solo dopo tale passaggio, le imprese potranno iniziare a richiedere l’applicazione dello sgravio contributivo sui nuovi rapporti di lavoro attivati in conformità ai requisiti stabiliti.
Incremento Fondo sviluppo e coesione Programmazione 2021-2027
Per rafforzare gli investimenti pubblici nelle aree meno sviluppate, la legge di bilancio 2025 incrementa la dotazione del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) per la programmazione 2021-2027. Le risorse aggiuntive ammontano a 28 milioni di euro nel 2026, a 1.748 milioni di euro nel 2027 e a 310 milioni di euro nel 2028.
Il FSC costituisce il principale strumento finanziario nazionale a sostegno della coesione territoriale, finalizzato a ridurre i divari infrastrutturali, economici e sociali fra le diverse regioni, in particolare a vantaggio del Mezzogiorno. Grazie a questo potenziamento, le amministrazioni centrali e regionali potranno contare su ulteriori risorse per finanziare progetti strategici, come reti di trasporto e logistica, infrastrutture digitali, bonifiche ambientali e programmi di ricerca e innovazione.
Dal punto di vista attuativo, le quote aggiuntive saranno allocate in base ai criteri di riparto stabiliti dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), in accordo con i piani operativi elaborati dalle singole Regioni. Il ricorso al FSC spesso si intreccia con il cofinanziamento dei fondi strutturali dell’Unione europea, in un’ottica di massimizzazione dell’impatto e di coordinamento delle risorse disponibili.
L’obiettivo è stimolare la crescita sostenibile dei territori più fragili, favorendo la creazione di nuove opportunità occupazionali e migliorando la qualità dei servizi essenziali. Il legislatore mira anche a mantenere un collegamento strategico con le linee di intervento del PNRR, in modo da evitare dispersioni di spesa e sovrapposizioni progettuali.
Nel contesto generale delle politiche di coesione, l’aumento del Fondo Sviluppo e Coesione risulta cruciale per garantire la continuità degli interventi dopo il ciclo di programmazione europea corrente, assicurando la possibilità di completare iniziative in corso e di avviarne di nuove che si estendano anche oltre il 2027.
Riduzione aliquota IRES
Nella prospettiva di stimolare gli investimenti e la competitività del tessuto imprenditoriale italiano, la legge di bilancio 2025 introduce una riduzione dell’aliquota IRES dal 24% al 20% per il periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2024, a condizione che siano rispettate determinate condizioni.
Per godere dello sconto d’imposta, le imprese devono destinare una quota significativa degli utili a investimenti produttivi o a interventi di formazione e innovazione tecnologica, in linea con obiettivi di sviluppo sostenibile e digitale. Gli specifici requisiti saranno dettagliati da un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, in modo da verificare la corretta applicazione del beneficio.
La misura punta a rendere fiscalmente più attrattivo reinvestire gli utili nel rafforzamento dell’azienda, piuttosto che distribuirli ai soci. In tal modo, si creano incentivi per migliorare la capacità competitiva e la solidità patrimoniale delle società, soprattutto in un’epoca di trasformazioni economiche accelerate dalla digitalizzazione e dalla necessità di transizione ecologica.
Sul piano operativo, le società soggette all’IRES dovranno tenere un’evidenza specifica, in bilancio, degli utili destinati a tali finalità, così da consentire i controlli in sede di dichiarazione. Se emergessero irregolarità o i progetti non venissero realizzati secondo quanto dichiarato, l’Agenzia delle Entrate potrebbe procedere a recuperare la differenza d’imposta.
La riduzione dell’aliquota, limitata nel tempo e vincolata a scopi d’investimento, rappresenta un cambiamento di rotta rispetto alle politiche di mera riduzione lineare della tassazione, cercando invece di orientare le risorse private verso scopi strategici per l’economia nazionale. Rimane da verificare, nei prossimi anni, l’effettiva efficacia di questa leva fiscale nella generazione di nuovi progetti e nella crescita sostenibile del tessuto industriale.
Fondo di garanzia PMI
La legge di bilancio 2025 proroga al 31 dicembre 2025 le modalità operative del Fondo di Garanzia per le PMI introdotte dal decreto legge n. 145/2023 (detto DL Anticipi), che sarebbero scadute a fine 2024. Tali modalità mirano a facilitare l’accesso al credito per le piccole e medie imprese, consentendo loro di ottenere garanzie statali su finanziamenti bancari a tassi più convenienti.
In aggiunta, il legislatore estende la possibilità di ricorrere al Fondo anche per gli Enti del Terzo Settore iscritti al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) e al Registro delle Imprese, purché i finanziamenti non superino 60.000 euro. Si tratta di un’apertura significativa verso organizzazioni non profit, spesso impegnate in progetti sociali o di utilità collettiva, ma che talvolta incontrano difficoltà nel reperire risorse finanziarie.
La proroga assicura continuità in un periodo ancora segnato dagli effetti post-pandemici e dalle turbolenze internazionali, permettendo alle imprese e agli enti non profit di portare avanti investimenti e ristrutturazioni. Il meccanismo del Fondo di Garanzia prevede una valutazione più agevole del merito creditizio e una copertura fino a una determinata percentuale del prestito, riducendo il rischio per l’istituto bancario.
Le imprese interessate, così come gli ETS, potranno presentare domanda presso le banche aderenti, che successivamente inoltreranno la richiesta di garanzia al soggetto gestore del Fondo. Se la pratica viene approvata, il finanziatore potrà applicare condizioni più vantaggiose in virtù della garanzia pubblica. L’obiettivo è sostenere la liquidità e gli investimenti, contribuendo alla ripresa economica e alla stabilità del tessuto imprenditoriale.
Disposizioni in materia portuale
Nell’ambito delle misure volte a fronteggiare l’impatto del conflitto in Ucraina e delle tensioni in Medio Oriente, la legge di bilancio 2025 consente alle Autorità di sistema portuale di erogare, per il biennio 2024-2025, risorse in favore dei soggetti autorizzati al lavoro portuale e delle imprese che svolgono operazioni di carico, scarico e servizi connessi. Ciascuna Autorità potrà stanziare fino a 2 milioni di euro all’anno.
Il provvedimento nasce dalla constatazione che la riduzione dei traffici marittimi, causata dalle crisi internazionali, possa incidere significativamente sull’occupazione e sulla redditività dei lavoratori portuali. Pertanto, le somme stanziate sono finalizzate a sostenere l’operatività dei porti, l’impiego dei lavoratori e l’efficienza dei servizi in un contesto di incertezza economica.
La norma estende anche la possibilità di supportare le attività comprese nel ciclo operativo del porto, come le movimentazioni interne e la logistica. Le Autorità di sistema portuale, in accordo con le imprese, dovranno definire piani di sostegno trasparenti e vincolati al mantenimento dei livelli occupazionali. È prevista una rendicontazione puntuale degli interventi realizzati, onde evitare abusi e garantire la finalità sociale delle risorse.
Contestualmente, il legislatore si riserva di monitorare l’effetto degli aiuti e, se necessario, di rimodularne l’entità o la durata. Gli aiuti disposti devono comunque risultare coerenti con la normativa europea in materia di concorrenza e aiuti di Stato, per evitare possibili contestazioni a livello comunitario. L’auspicio è che questo sostegno temporaneo ai porti serva a traghettare il settore marittimo-portuale verso una fase di ripresa economica, potenziando la competitività di uno dei principali snodi del commercio internazionale dell’Italia.
Fondo ai fini dell’attuazione di disposizioni, anche di carattere fiscale, in materia di partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati di impresa
La legge di bilancio 2025 istituisce, presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, un Fondo dedicato a promuovere la partecipazione dei lavoratori al capitale e alla gestione dell’azienda. La dotazione è di 70 milioni di euro per il 2025 e di 2 milioni di euro per il 2026, finalizzata a finanziare future norme che possano introdurre agevolazioni fiscali o misure di sostegno a modelli di azionariato diffuso.
L’idea di fondo è di incoraggiare le imprese a coinvolgere maggiormente i dipendenti nelle scelte strategiche e nella proprietà, rafforzando il senso di appartenenza e il legame con i risultati aziendali. In molti Paesi, la partecipazione dei lavoratori attraverso piani di azionariato o di governance condivisa è considerata uno strumento per migliorare la produttività e la stabilità occupazionale, oltre a favorire la distribuzione del valore generato.
Le risorse del Fondo potranno essere utilizzate per coprire il minor gettito derivante da eventuali incentivi fiscali sulle quote di partecipazione dei lavoratori, per finanziare iniziative di formazione e consulenza sui modelli di partecipazione, oppure per la costituzione di piattaforme collaborative che facilitino l’adesione dei dipendenti a piani azionari.
Al momento, la legge di bilancio non definisce in maniera dettagliata le forme di partecipazione o il livello di contributo statale, demandando a successivi provvedimenti la concretizzazione degli interventi. Tuttavia, la creazione del Fondo rappresenta un segnale politico in direzione di una più ampia democratizzazione dell’impresa e di un rafforzamento della coesione tra capitale e lavoro. Resta da vedere se e in che modo questa strategia verrà implementata, tenuto conto della necessità di coordinarsi con il diritto societario, con le regole fiscali e con le eventuali indicazioni provenienti dalla Commissione europea.
Detassazione delle mance percepite dal personale impiegato nel settore ricettivo e di somministrazione di alimenti e bevande per le relative prestazioni di lavoro
La manovra 2025 modifica il regime fiscale delle mance percepite dal personale del settore ricettivo e della ristorazione, innalzando la soglia di detassazione al 30% del reddito da lavoro dipendente (precedentemente fissata al 25%), sempre che i lavoratori non superino 75.000 euro di reddito nell’anno precedente. Ciò significa che le mance corrisposte dai clienti, entro il limite stabilito, non saranno soggette all’imposizione ordinaria e verranno tassate in modo agevolato.
L’intervento risponde a una duplice finalità: da un lato, riconosce la specificità del settore turistico-ricettivo, dove le mance rappresentano spesso una componente importante del reddito dei lavoratori; dall’altro, semplifica gli adempimenti fiscali, evitando di gravare eccessivamente su tali somme. Il legislatore chiarisce che, per beneficiare di questa disciplina, il lavoratore deve presentare un’apposita dichiarazione di accettazione del regime agevolato, pena la tassazione ordinaria.
La legge disciplina inoltre le modalità di tracciabilità delle mance per evitare abusi o dichiarazioni fittizie. Si raccomanda ai datori di lavoro di annotare gli importi percepiti e, se previsto, di trattenerli temporaneamente in busta paga, in modo che il calcolo dell’imposta sostitutiva sia trasparente e verificabile. Tale misura, compatibile con le linee di semplificazione del sistema fiscale, punta a favorire l’emersione di compensi che altrimenti rischierebbero di rimanere nell’area del lavoro sommerso.
Per i lavoratori che percepiscono mance cospicue, oltre la soglia del 30% del reddito, oppure che superano il limite di reddito complessivo di 75.000 euro, le somme in eccesso sono tassate con le regole ordinarie. In questo modo, la detassazione selettiva si concentra sui lavoratori di fascia reddituale media o medio-bassa, coerentemente con lo scopo di sostegno al turismo e ai servizi di ristorazione.
Sostegno al settore dello spettacolo dal vivo
La legge di bilancio 2025 prevede specifici interventi a supporto del settore lirico-sinfonico e, più in generale, dello spettacolo dal vivo. In primo luogo, viene stabilito che una quota di 8 milioni di euro del Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo sia destinata, a partire dal 2025, alle fondazioni lirico-sinfoniche per far fronte agli oneri derivanti dal rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro.
In aggiunta, il Fondo viene ulteriormente incrementato di 500mila euro per il 2025 e di 1 milione di euro annui per il 2026 e 2027, al fine di sostenere l’intero comparto dello spettacolo dal vivo. Tali risorse potranno essere ripartite tra teatri, compagnie di prosa, orchestre e associazioni culturali che organizzano attività artistiche.
La legge interviene anche sull’indennità di discontinuità introdotta con il d.lgs. 175/2023 per i lavoratori dello spettacolo, precisando alcuni aspetti attuativi volti a migliorare l’accesso a questa forma di sostegno, che riconosce le peculiarità di un settore in cui i rapporti di lavoro sono spesso intermittenti o stagionali. L’obiettivo è offrire una copertura economica nei periodi di inattività forzata, favorendo al contempo l’emersione di rapporti di lavoro regolari.
Complessivamente, questi interventi mirano a garantire la sopravvivenza e la valorizzazione di un settore che rappresenta un’eccellenza italiana, sia in termini culturali sia economici. Il rilancio del settore lirico-sinfonico, in particolare, è considerato fondamentale per preservare un patrimonio artistico che attira turisti e talenti da tutto il mondo. Inoltre, si spera di rafforzare l’occupazione e la qualità delle produzioni, offrendo migliori condizioni di lavoro ai professionisti impegnati negli spettacoli dal vivo.
Istituzione Fondo per il contrasto del reclutamento illegale della manodopera straniera
A completamento del quadro di interventi in materia di lavoro, la legge di bilancio 2025 istituisce un Fondo, con una dotazione di 500mila euro per gli anni 2026 e 2027, finalizzato al contrasto del reclutamento illegale di manodopera straniera. Il Fondo è incardinato presso il Ministero dell’Interno e prevede l’accesso per gli Enti del Terzo Settore regolarmente iscritti e autorizzati come agenzie per il lavoro.
Lo scopo è offrire un’alternativa trasparente e regolarizzata al reclutamento di lavoratori stranieri, spesso sfruttati o impiegati illegalmente in settori come l’agricoltura, la ristorazione o il comparto domestico. Gli enti beneficiari potranno ricevere contributi per sviluppare piattaforme telematiche di incontro tra domanda e offerta di lavoro, favorendo l’emersione di contratti regolari e monitorati.
Il Ministero dell’Interno, di concerto con il Ministero del Lavoro e con il MEF, emanerà un decreto attuativo entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, definendo i criteri di assegnazione e i requisiti per accedere al sostegno. Sarà posta particolare attenzione alle modalità di inserimento lavorativo e alla conformità con la legislazione in materia di immigrazione e permessi di soggiorno.
La finalità generale è ridurre il fenomeno del caporalato e delle agenzie illegali che reclutano lavoratori stranieri spesso in condizioni di vulnerabilità, aggravate dalla mancanza di documenti e dalla scarsa conoscenza dei propri diritti. Attraverso un sistema di incentivi, la legge intende promuovere percorsi di integrazione basati su contratti regolari e salari equi, minimizzando il rischio di sfruttamento. In prospettiva, questo Fondo potrebbe essere incrementato qualora si riveli efficace nel rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro che, in alcuni settori, fa ampio ricorso alla manodopera straniera.
FAQ
- Quando entreranno effettivamente in vigore le modifiche all’IRPEF?
Le modifiche alla struttura IRPEF, con tre scaglioni e la nuova no tax area, si applicano dal periodo d’imposta 2025, pertanto i primi effetti si vedranno nelle buste paga dell’anno 2025 e nella dichiarazione dei redditi presentata nel 2026.
- Il cuneo fiscale ridotto riguarda tutti i lavoratori dipendenti?
No, la somma aggiuntiva non tassata si applica a chi ha un reddito da lavoro dipendente fino a 20.000 euro. Per le fasce di reddito superiori, è prevista una detrazione fissa di 1.000 euro, che si riduce gradualmente fino ad azzerarsi sopra i 40.000 euro.
- Come cambia il regime delle detrazioni per i figli a carico?
Viene mantenuta la detrazione solo per i figli tra 21 e 30 anni o con disabilità accertata. Inoltre, le detrazioni per altri familiari a carico sono limitate ai familiari conviventi, con esclusione per i non cittadini UE/SEE residenti all’estero.
- In cosa consistono le modifiche all’ADI e al SFL?
Aumentano i valori soglia ISEE e i massimali di reddito, insieme all’importo mensile del sostegno (per il SFL sale a 500 euro). Inoltre, è possibile prolungare di ulteriori 12 mesi l’erogazione in caso di partecipazione a un corso di formazione.
- Esiste un sostegno specifico per le famiglie con nuovi nati nel 2025?
Sì, è previsto un bonus una tantum di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato a partire dal 1° gennaio 2025, per nuclei con ISEE fino a 40.000 euro annui. L’importo è erogato nel mese successivo all’evento e non concorre alla formazione del reddito.
- Quali sono le principali misure a favore dei pensionati?
Tra le novità, si confermano gli incrementi transitori delle pensioni minime, si introducono maggiorazioni sociali di 8 euro mensili per i pensionati in difficoltà e si prevede un aumento dell’anticipo di età per l’accesso alla pensione di vecchiaia per le donne con quattro o più figli.
- Cosa cambia per chi lavora nel settore turistico-alberghiero?
Dal 1° gennaio al 30 settembre 2025, le ore di lavoro notturno o festivo sono interessate da un trattamento integrativo del 15% che non concorre alla formazione del reddito, a patto che il lavoratore non superi i 40.000 euro di reddito annuo.
- Come vengono agevolate le imprese del Sud Italia?
Vengono introdotti diversi regimi di esonero contributivo sia per microimprese/PMI sia per grandi aziende che incrementino i rapporti a tempo indeterminato, purché operanti in regioni svantaggiate. Inoltre, si amplia il Fondo Sviluppo e Coesione e si adeguano i tetti di spesa per Bonus Giovani, Bonus Donne e Bonus ZES.
- È prevista una riduzione dell’aliquota IRES?
Sì, per il periodo d’imposta successivo al 31 dicembre 2024, l’aliquota scende al 20% se l’impresa rispetta specifiche condizioni di reinvestimento degli utili in attività produttive, formazione e innovazione, in conformità a quanto sarà definito da un decreto ministeriale.
- Cosa succede nel caso delle mance nel settore della ristorazione?
Le mance percepite dai lavoratori del settore ricettivo e di somministrazione alimenti e bevande non concorrono all’imponibile fino al 30% del reddito complessivo, a condizione che non si superino 75.000 euro annui. Oltre tale limite, la tassazione segue le regole ordinarie.