Il Governo ha recentemente annunciato importanti modifiche alle normative fiscali riguardanti le imposte di successione e donazione. Queste modifiche, contenute in un decreto legislativo attuativo della riforma fiscale, sono state presentate dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo, durante una conferenza stampa. In questo articolo, esamineremo approfonditamente le varie novità introdotte e il loro impatto sul sistema fiscale italiano.

Tassazione dell’imposta di successione e donazione:

Il decreto legislativo include diverse disposizioni riguardanti l’imposta di successione e donazione. Una delle modifiche principali riguarda l’inclusione delle aliquote e delle franchigie relative a questa imposta nel testo unico sulle successioni e donazioni. Questo aggiornamento tiene conto della più recente giurisprudenza e stabilisce chiaramente le modalità di calcolo dell’imposta in base ai beni ereditati o donati.

Una novità significativa riguarda l’esclusione del “donatum” dalla perimetrazione del “relictum” ai fini delle aliquote e delle franchigie dell’imposta. Questo significa che i beni donati non saranno più considerati parte dell’ammontare soggetto a tassazione per l’imposta di successione e donazione. Inoltre, il decreto chiarisce il trattamento fiscale degli affilianti e degli affiliati, che sono ora considerati parenti in linea retta ai fini di questa imposta.

Imposta di successione e donazione e disciplina dei Trust:

Il decreto introduce anche nuove disposizioni riguardanti i trust e le liberalità d’uso. Innanzitutto, si stabilisce che l’imposta sulle successioni e donazioni si estende ai trasferimenti derivanti da trust. Tuttavia, le liberalità d’uso sono escluse dall’imposta. Le aliquote e le franchigie applicabili dipendono dal valore dei beni trasferiti e dal rapporto di parentela tra disponente e beneficiario.

Un aspetto importante riguarda il versamento dell’imposta, che avviene in autoliquidazione da parte del beneficiario al momento del trasferimento. È anche possibile effettuare il pagamento in via anticipata da parte del disponente o del trustee al momento del conferimento dei beni o dell’apertura della successione. È importante notare che l’imposta pagata è definitiva e non è soggetta a restituzione.

Dichiarazione di successione precompilata:

Una delle novità più interessanti è l’introduzione della dichiarazione di successione precompilata. Questo sistema prevede una semplificazione delle informazioni e della documentazione richiesta per la presentazione della dichiarazione. È obbligatorio presentare la dichiarazione in via telematica entro 12 mesi dall’apertura della successione, fatta eccezione per i residenti all’estero.

Inoltre, per la liquidazione dell’imposta, si introduce il principio di autoliquidazione analogamente a quanto già previsto per altre imposte. Dopo la presentazione della dichiarazione, verrà effettuato un controllo di regolarità ed eventualmente sarà notificato al contribuente un avviso di liquidazione nel termine di due anni, nel caso in cui emerga una maggiore imposta principale.

Imposta di registro:

Il decreto interviene anche per razionalizzare le procedure relative all’imposta di registro. Ad esempio, per gli atti di trasferimento di azienda, si prevede l’applicazione di aliquote diverse a seconda del tipo di beni trasferiti. Nelle divisioni ereditarie, si tiene conto anche del valore dei beni donati in vita dal defunto, ma tali beni non sono soggetti all’imposta di registro in sede di divisione.

Per quanto riguarda la liquidazione dell’imposta di registro, è prevista l’autoliquidazione per tutti gli atti prodotti per la registrazione. Anche per questa imposta è previsto un successivo controllo formale e, in caso di maggiore imposta principale, sarà notificato al contribuente un avviso di liquidazione, con sanzioni ridotte se il contribuente paga le somme dovute entro il termine per il ricorso.

Imposta di bollo:

Il decreto introduce una modalità semplificata di pagamento dell’imposta di bollo, con il versamento mediante modello F24 entro il termine previsto per la registrazione dell’atto. Resta ferma la possibilità di assolvere l’imposta di bollo mediante contrassegno telematico per i documenti analogici presentati per la registrazione. Si prevede inoltre l’accorpamento dell’imposta di bollo con i diritti riscossi dagli uffici consolari e l’esenzione dall’imposta per gli atti ricevuti dagli uffici diplomatici e consolari.

 

In conclusione, il decreto legislativo introduce una serie di modifiche significative alle imposte di successione e donazione, all’imposta di registro e all’imposta di bollo. Queste modifiche mirano a semplificare le procedure fiscali, razionalizzare il sistema e garantire una maggiore trasparenza e conformità alle normative vigenti; nonostante ciò, è fondamentale comprendere appieno le implicazioni di ogni singola situazione fiscale. Per una consulenza personalizzata e per chiarire eventuali dubbi, lo Studio Pallino Commercialisti è a vostra completa disposizione.

Ricordiamo le principali scadenze di Aprile 2024:

Giovedì 4 Aprile 2024

– Opz. cessione credito/sconto fatt. spese 2023+com. amm. cond.

(Provv. Ag. Entrate 21.2.2024)

Martedì 16 Aprile 2024

– Versamento IVA e ritenute – Marzo

Venerdì 26 Aprile 2024

– Mod. INTRA – Marzo e 1° trimestre

Lunedì 29 Aprile 2024

– Versam. bollo scritture contab. 2023 conservate digitalmente

(120 gg dalla chiusura esercizio – art. 6, co. 2, DM 17.6.14)

– Dichiarazione e liquidazione OSS – 1° trimestre

Martedì 30 Aprile 2024

– Mod. IVA TR – 1° trimestre

– Mod. IVA 2024 – anno 2023

Per qualsiasi domanda il nostro team di esperti è a vostra disposizione.

Non esitate a contattarci per ulteriori dettagli e assistenza personalizzata!

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Nel vasto e intricato mondo delle imposte locali, la Dichiarazione IMU (Imposta Municipale Propria) rappresenta un tassello fondamentale. Ma finora, la prassi consolidata stabiliva che il ravvedimento dell’adempimento fosse possibile solo entro un preciso arco temporale di 90 giorni dalla scadenza ordinaria. Tuttavia, una svolta sostanziale è giunta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

La Novità: Superare l’Antico Orientamento

L’orientamento consolidato finora sosteneva che oltre i 90 giorni dalla scadenza, la dichiarazione IMU fosse considerata omessa e, di conseguenza, non più sanabile. Tuttavia, il MEF ha offerto un chiarimento che ribalta questo paradigma, aprendo la possibilità di ravvedere anche dichiarazioni IMU presentate oltre il fatidico limite temporale. Questo cambiamento non solo scuote le fondamenta delle consuetudini fiscali, ma richiede anche una riconsiderazione da parte dei contribuenti e degli operatori del settore, oltre che un adeguamento da parte degli enti locali.

La Scadenza e le Sue Peculiarità

Secondo quanto stabilito dal comma 769 della Legge n. 160/2019 (Legge di Bilancio 2020), i soggetti passivi IMU devono presentare la dichiarazione entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui il possesso degli immobili ha avuto inizio o sono intervenute variazioni rilevanti ai fini della determinazione dell’imposta. Una volta presentata, la dichiarazione IMU ha effetto anche per gli anni successivi, a meno che non intervengano modifiche nei dati o negli elementi dichiarati che comportino una variazione dell’imposta dovuta.

Quando è Obbligatoria la Dichiarazione

La presentazione del modello della dichiarazione IMU non è sempre obbligatoria. È richiesta nei casi in cui l’immobile soggetto all’IMU ha beneficiato di riduzioni d’imposta nell’anno d’imposta oggetto della dichiarazione, oppure quando il comune non dispone delle informazioni necessarie per verificare il corretto adempimento tributario del contribuente.

Un esempio è rappresentato dal caso in cui, nell’anno d’imposta di riferimento della dichiarazione, l’immobile è stato concesso in comodato tra genitori e figli, godendo così dello sconto del 50% previsto per questa casistica. Un altro caso è la trasformazione di un terreno da agricolo a edificabile

Scadenze e Proroghe: Il Labirinto Temporale delle Dichiarazioni IMU

Il delicato equilibrio delle scadenze e delle proroghe nel campo delle dichiarazioni IMU può essere un vero e proprio labirinto. Ad esempio, con riferimento alla Dichiarazione IMU 2022 (anno d’imposta 2021), il Decreto Semplificazioni ha prorogato la scadenza dal 30 giugno 2022 al 31 dicembre 2022, mentre il Decreto Milleproroghe ha ulteriormente esteso il termine al 30 giugno 2023. Questo ha portato il 30 giugno 2023 a essere la scadenza ordinaria sia delle Dichiarazione IMU 2023 che della Dichiarazione IMU 2022.

Modalità di Presentazione e Sanzioni

La dichiarazione IMU deve essere presentata al comune in cui si trovano gli immobili oggetto del tributo, e le modalità possono variare!

L’omessa o infedele presentazione della dichiarazione IMU può comportare sanzioni dal 100% al 200% del tributo non versato, con un minimo di 50 euro per le omissioni e dal 50% al 100% per le infedeltà.

Il Ravvedimento Operoso

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha introdotto la possibilità di ravvedere la dichiarazione IMU anche oltre i canonici 90 giorni, offrendo un’interpretazione favorevole ai contribuenti. Questo si basa sul fatto che la previsione secondo cui è ravvedibile solo la dichiarazione tardiva presentata entro 90 giorni è espressamente indicata solo dalla legge sulle dichiarazioni fiscali e non dalla normativa specifica sugli IMU.

Il ravvedimento oltre i 90 giorni rappresenta una possibilità preziosa per regolarizzare la propria posizione fiscale, mentre le modalità di presentazione e le scadenze richiedono una costante attenzione.

Per  una corretta comprensione delle regole e delle opportunità offerte, per chiarimenti ed assistenza personalizzata lo Studio Pallino è a vostra completa disposizione.

Il Consiglio dei Ministri dell’11 marzo 2024 ha dato il via libera al decreto attuativo della delega fiscale in materia di riscossione, apportando significative modifiche alle disposizioni in merito alla rateazione dei debiti iscritti a ruolo o affidati agli agenti della riscossione. Queste modifiche, che entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2025, sono orientate a favore dei contribuenti, offrendo loro maggiori opzioni per la dilazione del pagamento delle somme dovute.

Entrata in vigore delle nuove disposizioni

Secondo il decreto, una volta pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, le nuove disposizioni entreranno in vigore. Tuttavia, le richieste di rateazione presentate entro il 31 dicembre 2024 continueranno ad essere regolate dalle disposizioni dell’articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, nella sua versione attuale.

La dilazione

L’agente della riscossione potrà concedere una dilazione per debiti inferiori o pari a 120mila euro su semplice richiesta del contribuente, fino a 84 rate mensili per le richieste presentate nel 2025 e 2026, a 96 rate mensili per le richieste nel 2027 e 2028, a 108 per le richieste dal 2029. Se invece il contribuente documenta la temporanea situazione di obiettiva difficoltà – con l’Isee nel caso delle persone fisiche o delle ditte individuali o con i dati contabili (indice di liquidità; rapporto fra debiti e valore della produzione) la dilazione potrà essere di 120 rate per somme oltre 120mila euro, indipendentemente dalla data di presentazione, mentre per le somme fino a 120mila euro, da 85 a 120 rate mensili per le richieste nel 2025 e 2026, da 97 a 120 rate mensili per le richieste nel 2027 e 2028, da 109 a 120 rate mensili per le richieste dal 2029.

Proroga della dilazione e situazioni eccezionali

La dilazione può essere prorogata una sola volta, per un ulteriore periodo e fino a 72 mesi, in caso di comprovato peggioramento della situazione di temporanea obiettiva difficoltà. Inoltre, in presenza di una comprovata e grave situazione di difficoltà legata alla congiuntura economica, la dilazione può essere aumentata fino a 120 rate mensili.

Nuove disposizioni a partire dal 2025

A partire dal 2025, su richiesta del contribuente che “documenta” la temporanea situazione di obiettiva difficoltà, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione concede la ripartizione del pagamento delle somme iscritte a ruolo, con possibilità di ottenere la dilazione fino a un massimo di 120 rate mensili per i debiti superiori a 120.000 euro e da 85 a un massimo di 120 rate mensili per i debiti fino a 120.000 euro.

 Valutazione della situazione di obiettiva difficoltà

La valutazione della temporanea situazione di obiettiva difficoltà, documentata dal contribuente, tiene conto di diversi parametri, come l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) per le persone fisiche e i titolari di ditte individuali in regimi fiscali semplificati, e l’indice di liquidità e il rapporto tra debito da rateizzare e quello residuo per gli altri soggetti. Il decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze stabilirà le modalità di applicazione e documentazione di tali parametri, oltre all’individuazione di particolari eventi che determinano la sussistenza della temporanea situazione di obiettiva difficoltà.

Per ulteriori chiarimenti ed assistenza personalizzata lo Studio Pallino è a vostra disposizione.

Il 2024 sarà un anno di grandi cambiamenti per il sistema tributario italiano. Il primo modulo della riforma fiscale, approvato con il decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216 – che i titolari di reddito di lavoro dipendente stanno già sperimentando con le buste paghe di gennaio 2024-  porterà con sé una serie di novità che riguarderanno soprattutto l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef).

Vediamo quali sono le principali modifiche e come si applicheranno ai contribuenti.

La semplificazione delle aliquote Irpef

Una delle misure più attese della riforma fiscale è la semplificazione delle aliquote Irpef, che passeranno da quattro a tre. Questo significa che il reddito imponibile dei contribuenti sarà suddiviso in tre fasce, ciascuna con una percentuale di tassazione diversa. Le nuove aliquote Irpef saranno le seguenti:

– 23% per i redditi fino a 28.000 euro;

– 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;

– 43% per i redditi che superano 50.000 euro.

Questa modifica comporterà una riduzione dell’imposta dovuta per i contribuenti che si trovano nella fascia di reddito compresa tra 15.000 e 28.000 euro, che prima erano soggetti all’aliquota del 25%. Per esempio, un contribuente con un reddito imponibile di 25.000 euro pagherà nel 2024 un’imposta Irpef di 5.750 euro, contro i 6.250 euro che avrebbe pagato nel 2023.

L’aumento della detrazione per i lavoratori dipendenti

Un’altra novità introdotta dalla riforma fiscale riguarda la detrazione per i titolari di redditi di lavoro dipendente e per taluni redditi assimilati, come quelli dei pensionati e dei collaboratori coordinati e continuativi. La detrazione, che serve a ridurre l’imposta lorda dovuta, sarà aumentata di 75 euro, passando da 1.880 a 1.955 euro. Questo aumento si applicherà solo ai contribuenti con un reddito complessivo non superiore a 15.000 euro, mentre per quelli con un reddito superiore la detrazione rimarrà invariata.

L’aumento della detrazione per i lavoratori dipendenti determinerà una maggiore no-tax area, ovvero la soglia di reddito al di sotto della quale non si paga l’imposta Irpef. Nel 2024, infatti, i lavoratori dipendenti con un reddito complessivo inferiore a 8.500 euro non dovranno pagare l’Irpef, mentre nel 2023 la no-tax area era fissata a 8.425 euro.

La revisione delle detrazioni per alcuni oneri

La riforma fiscale prevede anche una revisione delle detrazioni spettanti per alcuni oneri deducibili o detraibili dal reddito imponibile, come le spese mediche, le spese per l’istruzione, gli interessi passivi sui mutui e le erogazioni liberali. Queste detrazioni saranno ridotte del 10% per i contribuenti con un reddito complessivo superiore a 50.000 euro e del 20% per quelli con un reddito complessivo superiore a 75.000 euro.

L’abrogazione dell’agevolazione per la capitalizzazione delle imprese (ACE)

Infine, la riforma fiscale abroga l’agevolazione per la capitalizzazione delle imprese (ACE), introdotta nel 2012 con lo scopo di incentivare l’investimento in capitale proprio da parte delle società di capitali e delle imprese individuali. L’ACE consisteva nella deduzione dal reddito imponibile di una quota calcolata applicando una percentuale (detta notional yield) al valore del capitale proprio netto incrementato rispetto all’anno precedente.

L’abrogazione dell’ACE si applicherà a partire dal periodo d’imposta 2024 e sarà sostituita da una nuova misura di sostegno alla capitalizzazione delle imprese, che sarà definita con un successivo decreto legislativo.

Lo Studio Pallino è disponibile per fornire assistenza personalizzata e chiarire qualsiasi dubbio sulle nuove disposizioni fiscali. Il nostro team di esperti è pronto ad aiutare i contribuenti a comprendere appieno le implicazioni della riforma e ad adottare le migliori strategie per gestire le proprie questioni fiscali.

Una notizia importante nel panorama delle pratiche condominiali e delle detrazioni fiscali riguarda il recente annuncio relativo alle scadenze per la comunicazione dei dati al Fisco. Questo slittamento delle scadenze, che concede oltre due settimane aggiuntive, si rivela un sollievo per gli amministratori di condominio e per i contribuenti coinvolti.

In particolare, la nuova scadenza riguarda due aspetti cruciali:

Comunicazione dei dati sugli interventi condominiali:

Gli amministratori di condominio hanno ora più tempo per trasmettere al Fisco le informazioni relative agli interventi di risparmio energetico e ristrutturazione effettuati nel 2023 sulle parti comuni condominiali. La scadenza, originariamente fissata al 16 marzo 2024, è stata spostata al 4 aprile 2024. Questo prolungamento offre loro la possibilità di organizzare meglio la documentazione e di assolvere agli obblighi fiscali in modo più accurato.

Opzioni relative ai bonus edilizi:

Allo stesso modo, i contribuenti hanno più tempo per valutare e comunicare le proprie opzioni riguardanti le spese sostenute nel 2023 per i bonus edilizi. La nuova scadenza per la comunicazione delle opzioni, che include lo sconto o la prima cessione del credito, è stata spostata al 4 aprile 2024. Questo riguarda anche le rate residue non ancora utilizzate delle detrazioni relative agli anni 2020, 2021 e 2022.

Questo prolungamento delle scadenze è stato reso possibile grazie a due provvedimenti distinti:

-Provvedimento per gli interventi condominiali: questo provvedimento ha stabilito la proroga della scadenza per la comunicazione dei dati sugli interventi condominiali. È importante notare che questa proroga non ha conseguenze sul calendario della campagna dichiarativa 2024. Inoltre, il provvedimento prevede anche l’esonero dall’invio dei dati nel caso in cui tutti i condòmini optino per la cessione del credito o lo sconto sul corrispettivo dovuto.

-Provvedimento per le opzioni dei bonus edilizi: Un secondo provvedimento ha esteso la scadenza per la comunicazione delle opzioni relative ai bonus edilizi. Questo include la scelta per lo sconto o la prima cessione del credito per le spese sostenute nel 2023, così come per le rate residue non utilizzate delle detrazioni relative agli anni precedenti.

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Nuove agevolazioni per le mamme lavoratrici: ecco cosa prevede la legge di bilancio 2024

La recente legge di bilancio per il 2024 ha introdotto una serie di misure volte a sostenere le mamme che lavorano, con particolare attenzione all’aspetto previdenziale. Tra queste novità, spicca il tanto atteso “Bonus Mamme”, un beneficio che mira a alleviare il carico finanziario delle lavoratrici che hanno figli a carico.

Il “Bonus Mamme” consiste nell’esenzione dal pagamento della contribuzione previdenziale, la quale rappresenta il 9,19% della retribuzione, fino a un massimo di 3.000 euro all’anno, suddivisi su base mensile. Questa agevolazione è destinata alle lavoratrici che hanno almeno tre figli, offrendo loro un importante supporto economico nel lungo periodo.

Una delle novità più significative riguarda il periodo sperimentale del 2024, durante il quale il bonus sarà esteso anche alle mamme con due figli. Questo ampliamento dell’accesso al beneficio è stato accolto positivamente, poiché riconosce l’importanza del ruolo delle madri anche in situazioni familiari leggermente diverse.
È importante sottolineare che il “Bonus Mamme” è esteso a tutte le lavoratrici dipendenti, indipendentemente dal settore di impiego. Ciò include il settore pubblico e privato, nonché le lavoratrici agricole, quelle in somministrazione e in apprendistato, a condizione che abbiano un contratto a tempo indeterminato. Tuttavia, le lavoratrici domestiche non rientrano nei criteri per accedere a questa agevolazione.

La circolare INPS n 11 /2024 ha precisato le istruzioni operative per i datori di lavoro per l’applicazione e la fruizione in Uniemens dell’esonero parziale sulla contribuzione IVS per i rapporti di lavoro dipendente, le mamme che soddisfano i requisiti richiesti vedranno applicata l’esenzione nella busta paga di Febbraio 2024, a partire dal primo mese dell’anno, per cui gennaio sarà recuperato. In caso di nascita del secondo figlio durante l’anno, il bonus sarà erogato dal mese di nascita fino al decimo anno del bambino.

Questo meccanismo assicura un sostegno continuo alle famiglie durante i primi anni di vita dei figli, quando le spese possono essere particolarmente elevate.

Per quanto riguarda gli anni 2025 e 2026, il beneficio sarà assegnato solo a partire dal terzo figlio e si protrarrà fino al diciottesimo anno dell’ultimo figlio. Questo approccio graduale garantisce un sostegno mirato alle famiglie con un numero maggiore di figli, tenendo conto delle esigenze specifiche di ciascuna situazione.

Per maggiori informazioni, chiarimenti o assistenza personalizzata lo Studio Pallino è a vostra disposizione.

Tutela della maternità potenziata nel 2024: analisi delle misure introdotte per sostenere le famiglie lavoratrici

La tutela della maternità ha subito un significativo potenziamento a partire da quest’anno. Ora, non recarsi al lavoro per prendersi cura del neonato comporterà una minore perdita di stipendio, grazie alla nuova disposizione che prevede l’indennizzo all’80% della retribuzione per due mesi del congedo parentale anziché al tradizionale 30%. Questa importante novità è stata introdotta dall’articolo 1, comma 179, della legge n. 213 del 30 dicembre 2023, inserita nella legge di bilancio del 2024.

La maggiore protezione è riservata soprattutto per il congedo utilizzato entro il sesto anno di vita del bambino, a scelta tra i genitori (madre o padre). Questa misura è destinata ai lavoratori che terminano il periodo di astensione obbligatoria (congedo di maternità o paternità) dopo il 31 dicembre 2023. Si tratta di un passo importante verso una maggiore equità e sostegno alle famiglie lavoratrici.

Il congedo parentale, precedentemente noto come “astensione facoltativa”, è il diritto garantito a ogni genitore dipendente di assentarsi dal lavoro in occasione della nascita di un figlio. Questo diritto può essere esercitato una volta terminato il congedo di maternità per la madre o subito dopo la nascita per il padre, oppure al termine del congedo di paternità.

I congedi di maternità e paternità rappresentano periodi di astensione obbligatoria dal lavoro della durata di 5 mesi, completamente indennizzati. Questo è un importante sostegno per consentire ai genitori di dedicarsi pienamente alla cura dei propri figli nei primi mesi di vita.

Diversamente, il congedo parentale è parzialmente indennizzato e può essere usufruito fino a quando il figlio compie 12 anni, con specifiche misure, durate e modalità. La flessibilità offerta dalla possibilità di frazionare la fruizione del congedo in modalità mensile, giornaliera o oraria risponde alle diverse esigenze delle famiglie lavoratrici.

La recente riforma del 2024 si inserisce in un percorso di progressivo aumento delle tutele iniziate nel 2022. Questo processo ha visto l’estensione del periodo massimo di congedo parentale indennizzato da 6 a 9 mesi totali e l’ampliamento del periodo di fruizione da 6 a 12 anni di vita del figlio.

Infine, la riforma ha esteso anche il congedo parentale per i genitori single da 10 a 12 mesi, offrendo un sostegno ancora più ampio a coloro che si trovano a gestire da soli le responsabilità genitoriali. Questi cambiamenti rappresentano un passo significativo verso una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e familiare e una maggiore equità nel mondo del lavoro.

Lo Studio Pallino è a vostra disposizione per chiarimenti, approfondimenti ed assistenza personalizzata.

Modifiche nei Termini di Presentazione delle Dichiarazioni Fiscali: Un’Analisi Approfondita

Con l’entrata in vigore dell’art. 11, D.Lgs. 8.1.2024, n. 1 il 2.5.2024, sono state apportate significative modifiche ai termini di presentazione telematica delle dichiarazioni fiscali annuali. Queste nuove disposizioni mirano a razionalizzare e semplificare il processo, offrendo chiarezza e linee guida per i contribuenti.

Scadenze e Adempimenti Generali

Le dichiarazioni fiscali, esclusa la Certificazione Unica (CU), devono essere inviate entro il 90° giorno dalla data di scadenza prevista. È essenziale notare che, in caso di scadenza in un giorno festivo, il termine viene prorogato al primo giorno feriale successivo.

Dichiarazione Annuale dell’IVA

I soggetti passivi IVA sono generalmente obbligati a presentare la dichiarazione annuale dell’IVA. Tuttavia, sono esentati coloro che hanno effettuato solo operazioni esenti o che hanno usufruito della dispensa ex art. 36-bis, DPR 633/72, tra cui i contribuenti minimi e forfetari, i produttori agricoli esonerati, e gli imprenditori individuali che hanno affittato l’unica azienda.

Il periodo d’imposta ai fini IVA coincide sempre con l’anno solare, e la scadenza per la presentazione è fissata al 30.4. Tuttavia, se si intende includere la Liquidazione IVA Periodica (LIPE) del 4° trimestre, il termine è anticipato al 28.2/29.2.

Impatto sulle Persone Fisiche

Le persone fisiche, ad eccezione di coloro esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi, hanno l’opzione di presentare il modulo REDDITI PF o il modulo 730. È vietato l’utilizzo del modulo 730 per coloro che devono dichiarare reddito d’impresa, reddito derivante da arti e professioni o partecipazioni.

Adempimenti per le Società di Persone e Soggetti Equiparati

Le società di persone devono presentare entro il 30.9, con riferimento all’anno solare precedente, il modulo REDDITI SP e il modulo IRAP. Le dichiarazioni vanno redatte utilizzando il modello approvato entro febbraio relativamente al periodo d’imposta al 31.12 dell’anno precedente.

Società di Capitali e Operazioni Straordinarie

Per le società di capitali, la scadenza per la presentazione delle dichiarazioni REDDITI SC e IRAP è fissata entro il 30.9 per l’anno precedente. In caso di operazioni straordinarie, come la liquidazione o la trasformazione in società di persone, il termine è entro il 9° mese dalla chiusura del periodo d’imposta.

Società di Capitali con Esercizio Non Coincidente con l’Anno Solare

Le società di capitali con esercizio non coincidente con l’anno solare presentano le dichiarazioni REDDITI SC e IRAP entro il 9° mese dalla chiusura dell’esercizio. Per i periodi d’imposta che scadono dopo il 2.5.2024, si applica un termine di 11 mesi.

Queste nuove disposizioni forniscono un quadro chiaro e dettagliato, contribuendo a semplificare il processo di presentazione delle dichiarazioni fiscali e ad assicurare la conformità normativa da parte dei contribuenti.

Lo Studio Pallino Commercialisti è a disposizione per chiarimenti e assistenza personalizzata.

La dichiarazione IVA in rimborso può essere presentata a partire dal 1 febbraio 2024. La finestra per l’invio della dichiarazione IVA 2024 va dal 1 febbraio 2024 al 30 aprile 2024. Tuttavia, coloro che intendono evitare la comunicazione della Liquidazione Periodica IVA del 4° trimestre 2023 possono anticipare l’invio al 29 febbraio 2024.

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