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Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato lo schema della Legge di Bilancio per il 2025, che introduce numerose novità, conferme e interventi strutturali in settori chiave come il fisco, la natalità, l’edilizia e il lavoro. Questa manovra si pone l’obiettivo di rispondere alle esigenze delle famiglie e dei lavoratori, senza imporre nuovi sacrifici economici agli italiani, come affermato dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Di seguito, analizziamo in dettaglio i principali provvedimenti contenuti nella Legge di Bilancio 2025.

Taglio del cuneo fiscale e scaglioni Irpef

Uno dei pilastri della Legge di Bilancio 2025 è la conferma del taglio del cuneo fiscale. Questo intervento, già introdotto nelle precedenti manovre, diventerà strutturale, con l’obiettivo di alleggerire il carico contributivo sui lavoratori dipendenti e incentivare l’occupazione.

Per i redditi fino a 20.000 euro annui, il taglio del cuneo rimarrà di natura contributiva. Tuttavia, per i redditi superiori, fino a 35.000 euro, il taglio diventerà fiscale, traducendosi in un aumento delle detrazioni per i lavoratori. Oltre questa soglia, verrà introdotto un décalage rapido fino a 40.000 euro, per evitare bruschi salti nell’imposizione fiscale.

Parallelamente, si conferma l’accorpamento delle aliquote Irpef a tre scaglioni, un passo importante verso la semplificazione del sistema fiscale italiano. L’aliquota intermedia, per i redditi fino a 50.000 euro, potrebbe essere ridotta da 35% a 33%, a condizione che le risorse fiscali generate dal concordato preventivo e dal ravvedimento siano sufficienti.

Misure per la natalità

La natalità rappresenta uno dei punti centrali della manovra, con l’introduzione di nuove misure di supporto per le famiglie. Tra le novità più rilevanti vi è l’introduzione della “Carta per i nuovi nati”, che garantirà un contributo di 1.000 euro per ogni nuovo nato a famiglie con un Isee inferiore a 40.000 euro, per far fronte alle spese iniziali legate alla nascita.

In aggiunta, l’assegno unico, uno strumento già consolidato a sostegno delle famiglie, esce dal calcolo dell’Isee, rendendolo più vantaggioso per le fasce più deboli. Viene inoltre potenziato il bonus per gli asili nido, ampliando la platea di beneficiari e migliorando le condizioni di accesso.

Per le lavoratrici autonome madri con due o più figli, sarà estesa la decontribuzione, una misura volta a favorire la conciliazione tra lavoro e famiglia. Inoltre, le detrazioni fiscali verranno parametrate in base al numero di componenti del nucleo familiare, con l’obiettivo di introdurre una forma di “quoziente familiare”, che tenga maggiormente conto delle esigenze delle famiglie numerose.

Bonus ristrutturazioni

Anche nel settore dell’edilizia sono previste importanti conferme. Il bonus ristrutturazioni al 50% sarà prorogato per un altro anno, limitatamente alle prime case. In questo modo, si eviterà che l’agevolazione fiscale scenda al 36% a partire da gennaio 2025, come previsto dalla normativa vigente.

Il bonus ristrutturazioni rappresenta una misura di rilievo per il settore edilizio, che ha beneficiato di questo strumento per rilanciare gli investimenti e migliorare l’efficienza energetica degli edifici. La conferma per un ulteriore anno del bonus al 50% consente di sostenere le famiglie nella ristrutturazione delle proprie abitazioni, incentivando al contempo la ripresa economica del settore.

Fringe benefit per i neoassunti

Una delle misure confermate dalla manovra riguarda i fringe benefit aziendali, con particolari vantaggi per i nuovi assunti. In particolare, i lavoratori che accettano di trasferirsi a più di 100 chilometri dalla propria residenza per un nuovo impiego potranno beneficiare di fringe benefit con importi maggiorati.

Nell’ultima Legge di Bilancio, i fringe benefit erano stati aumentati a 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico e a 1.000 euro per tutti gli altri, con la possibilità di utilizzare queste somme anche per il pagamento dell’affitto o del mutuo per la prima casa. La manovra 2025 conferma questi importi e le agevolazioni, continuando a sostenere i lavoratori e favorendo la mobilità lavorativa.

Carta “dedicata a te”

Sul fronte delle misure di carattere sociale, la Legge di Bilancio rifinanzia la “Carta dedicata a te”, destinando 500 milioni di euro per il 2025. Questa carta è un sostegno economico per le famiglie più bisognose, volto a favorire l’accesso ai beni di prima necessità e a migliorare le condizioni di vita delle fasce di popolazione più deboli.

Incentivi per il lavoro di giovani e donne

Particolare attenzione è riservata all’occupazione giovanile e femminile, con l’introduzione di incentivi specifici. Nel Mezzogiorno, in particolare, vengono confermati gli incentivi all’assunzione di giovani e donne per i rapporti di lavoro attivati nel biennio 2026-2027.

La Legge di Bilancio prevede inoltre la decontribuzione per le imprese localizzate nelle Zone Economiche Speciali (ZES), un intervento volto a favorire lo sviluppo economico nelle aree meno sviluppate del Paese. Ulteriori incentivi riguarderanno l’autoimpiego nei settori strategici legati alla transizione digitale ed ecologica, con l’obiettivo di stimolare l’innovazione tecnologica e la creazione di nuove opportunità di lavoro.

Pensioni e previdenza complementare

Sul fronte pensionistico, la Legge di Bilancio non introduce riforme strutturali, ma conferma la piena indicizzazione delle pensioni rispetto all’inflazione, un intervento volto a tutelare il potere d’acquisto dei pensionati. Si prevede inoltre un aumento delle pensioni minime, in linea con l’andamento dell’inflazione.

Una delle ipotesi in discussione è il perfezionamento del cosiddetto bonus Maroni, che incentiva i lavoratori a proseguire l’attività lavorativa anche una volta raggiunti i requisiti per il pensionamento. Inoltre, si lavora a un rafforzamento della previdenza complementare, con l’introduzione di un semestre di “silenzio-assenso”, per facilitare l’adesione dei lavoratori a fondi pensionistici integrativi.

Contratti della Pubblica Amministrazione

Il rinnovo dei contratti per i dipendenti della Pubblica Amministrazione rappresenta un altro punto focale della Legge di Bilancio. Come confermato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la manovra prevede lo stanziamento di risorse per il rinnovo dei contratti pubblici per il triennio 2025-2027, garantendo così la continuità dei servizi pubblici e il riconoscimento del valore del lavoro pubblico.

 

 

Spending Review

Per finanziare le nuove misure previste dalla Legge di Bilancio, i ministeri saranno chiamati a ridurre le proprie spese del 5%, attraverso una revisione delle spese amministrative. Questo intervento, noto come “spending review”, dovrebbe portare nelle casse dello Stato almeno 3 miliardi di euro. Gli enti locali e i Comuni saranno esclusi da questi tagli, mentre i singoli dicasteri avranno flessibilità nel gestire le riduzioni di spesa.

Sanità: nessun taglio, ma nuovi fondi

La manovra 2025 non prevede tagli alla spesa sanitaria, ma anzi incrementa le risorse destinate al settore, con l’obiettivo di finanziare il rinnovo dei contratti per il personale medico e infermieristico e di avviare un piano triennale di assunzioni.

Gli stanziamenti per la sanità saranno in linea con la crescita del Pil nominale, garantendo le risorse necessarie per potenziare il servizio sanitario nazionale e migliorare l’accesso alle cure per i cittadini.

Il contributo delle banche

Un importante contributo alle risorse della Legge di Bilancio arriverà dagli istituti bancari e dalle assicurazioni, attraverso un contributo di solidarietà. Questo prelievo sarà applicato sui capitali non distribuiti come dividendi, ma reinvestiti a scopo patrimoniale.

Sono inoltre allo studio ulteriori misure, tra cui un intervento sulle imposte differite attive (DTA) e sulle stock option concesse ai manager, con l’obiettivo di garantire un gettito aggiuntivo senza gravare direttamente sui cittadini.

Accise: nessun intervento su benzina e diesel

Infine, la manovra include un decreto legislativo per la revisione delle disposizioni in materia di accise. Tuttavia, il testo non prevede interventi sulle accise relative a benzina e diesel, ma si concentra su gas naturale, energia elettrica, oli lubrificanti e prodotti da fumo, con misure di carattere prettamente amministrativo.

Ecco una tabella che riassume le principali novità della Manovra 2025:

Settore Novità Dettagli
Cuneo Fiscale Taglio strutturale Il taglio del cuneo fiscale diventa permanente: contributivo fino a 20.000 euro, fiscale fino a 35.000 euro, con décalage fino a 40.000 euro.
Irpef Tre aliquote Conferma dell’accorpamento delle aliquote Irpef a tre scaglioni, possibile riduzione dell’aliquota intermedia da 35% a 33% per redditi fino a 50.000 euro.
Natalità Carta “Nuovi Nati” Contributo di 1.000 euro per ogni nuovo nato a famiglie con Isee fino a 40.000 euro.
Assegno Unico Esclusione dal calcolo dell’Isee L’assegno unico familiare non verrà più conteggiato nell’Isee, aumentando il beneficio per le famiglie più deboli.
Bonus Asili Nido Rafforzamento del bonus Aumento del bonus per sostenere i costi degli asili nido.
Ristrutturazioni Proroga del bonus al 50% Conferma del bonus ristrutturazioni al 50% per un ulteriore anno, limitato alle prime case.
Fringe Benefit Benefici per neoassunti Maggiorazione dei fringe benefit per i lavoratori che si trasferiscono a oltre 100 km per un nuovo impiego.
Carta “Dedicata a Te” Rifinanziamento Fondo di 500 milioni per il 2025 destinato alle famiglie più bisognose.
Lavoro Giovani e Donne Incentivi occupazionali Confermati gli incentivi per l’assunzione di giovani e donne, con particolare focus sul Mezzogiorno.
Pensioni Indicizzazione e aumento delle minime Indicizzazione delle pensioni rispetto all’inflazione e aumento delle pensioni minime.
Bonus Maroni Incentivo a rimanere al lavoro Estensione del bonus per chi decide di rimanere al lavoro nonostante il raggiungimento dei requisiti pensionistici.
Contratti Pubblici Stanziamento fondi per il rinnovo dei contratti Fondi stanziati per il rinnovo dei contratti della Pubblica Amministrazione per il triennio 2025-2027.
Spending Review Riduzione delle spese dei ministeri Riduzione delle spese dei ministeri del 5%, con un risparmio previsto di 3 miliardi di euro. Gli enti locali e i Comuni non saranno soggetti ai tagli.
Sanità Incremento delle risorse Nessun taglio alla sanità, con nuove risorse destinate al rinnovo dei contratti del personale sanitario e un piano triennale di assunzioni per medici e infermieri.
Contributo delle Banche Contributo di solidarietà Contributo straordinario da parte degli istituti bancari e delle assicurazioni sui capitali non distribuiti come dividendi.

 

FAQ

  1. Cosa prevede la Legge di Bilancio 2025 per la natalità?
    La Legge di Bilancio 2025 introduce la “Carta per i nuovi nati”, un contributo di 1.000 euro per ogni nuovo nato con un Isee inferiore a 40.000 euro. Inoltre, rafforza il bonus asili nido e l’assegno unico, escludendolo dal calcolo dell’Isee.
  2. Quali sono le novità in materia di pensioni?
    La manovra conferma la piena indicizzazione delle pensioni rispetto all’inflazione e prevede un aumento delle pensioni minime. È inoltre allo studio un perfezionamento del bonus Maroni per incentivare i lavoratori a rimanere in servizio.
  3. Cosa cambia per il cuneo fiscale e l’Irpef?
    Il taglio del cuneo fiscale diventa strutturale e verrà applicato in modo contributivo fino a 20.000 euro di reddito, e in modo fiscale fino a 35.000 euro, con un decalage fino a 40.000 euro. L’Irpef sarà accorpata a tre aliquote.
  4. Quali incentivi sono previsti per i giovani e le donne?
    Gli incentivi all’occupazione di giovani e donne vengono confermati, soprattutto nel Mezzogiorno, con decontribuzioni per le imprese localizzate nelle ZES e agevolazioni per l’autoimpiego nei settori strategici.
  5. Cosa prevede la manovra per la sanità?
    La manovra 2025 non prevede tagli alla spesa sanitaria, ma incrementa le risorse per il rinnovo dei contratti e per un piano triennale di assunzioni di medici e infermieri.

Con l’approvazione definitiva del Decreto Riscossione da parte del Consiglio dei Ministri il 3 luglio, il panorama della rateizzazione delle cartelle esattoriali in Italia è destinato a cambiare significativamente a partire dal 2025.

Queste modifiche sono progettate per offrire maggiore flessibilità ai contribuenti e per allineare le procedure di riscossione alle attuali esigenze economiche del Paese.

Il Decreto Riscossione nasce dalla necessità di modernizzare e rendere più flessibili le modalità di pagamento delle cartelle esattoriali, rispondendo così alle richieste di cittadini e imprese che si trovano in difficoltà economiche. L’obiettivo principale è di offrire un sistema di rateizzazione più accessibile e sostenibile nel tempo, riducendo il carico fiscale immediato e distribuendolo su un arco temporale più ampio.

Attualmente, i contribuenti possono richiedere un piano di rateizzazione ordinario che consente di suddividere il pagamento in un massimo di 72 rate mensili. In alternativa, esiste la possibilità di accedere a un piano straordinario, che richiede una documentazione dettagliata delle difficoltà economiche, e permette di dilazionare i pagamenti fino a 120 rate, ossia 10 anni.

A partire dal 2025, il DL Riscossione introdurrà nuove modalità di rateizzazione che consentiranno di suddividere i pagamenti in periodi progressivamente più lunghi.

Inizialmente, sarà possibile optare per un piano di 84 rate mensili. Questo rappresenta un miglioramento rispetto al piano ordinario attuale, poiché offre due anni aggiuntivi per saldare il debito.

Rateizzazione Semplificata

La rateizzazione semplificata prevista dal DL Riscossione permette ai contribuenti di accedere a piani di pagamento più lunghi senza dover fornire una documentazione dettagliata delle proprie difficoltà economiche, purché l’importo da rateizzare sia inferiore a 120.000 euro. Dal 2027, il numero delle rate aumenterà ulteriormente a 96 mensili, e dal 2029 sarà possibile richiedere fino a 108 rate.

Rateizzazione Estesa

Per chi si trova in situazioni economiche particolarmente difficili e può dimostrarlo tramite documentazione adeguata, la nuova normativa consente di accedere a piani di rateizzazione ancora più estesi. In questo caso, il numero di rate potrà partire da 85, 96 o 108 mensili, a seconda dell’anno di richiesta, arrivando fino a un massimo di 120 rate, equivalenti a 10 anni di pagamento.

I criteri di accesso alle nuove rateizzazioni prevedono che i contribuenti con debiti inferiori a 120.000 euro possano richiedere le rateizzazioni semplificate senza necessità di documentare dettagliatamente le proprie difficoltà economiche.

Per importi superiori, invece, sarà necessaria una documentazione più dettagliata che dimostri lo stato di difficoltà economica.

Il Decreto Riscossione stabilisce che l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) continuerà a essere il principale strumento per valutare le condizioni economiche dei richiedenti. Per le imprese, invece, sarà considerato l’indice di liquidità. Questi parametri saranno definiti più precisamente da un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che indicherà anche gli eventi particolari che potranno giustificare una temporanea situazione di difficoltà economica.

Dal 2025, i contribuenti potranno optare per un piano di pagamento suddiviso in 84 rate mensili. Questo piano sarà ulteriormente esteso negli anni successivi: dal 2027, saranno disponibili piani di 96 rate mensili e dal 2029, piani di 108 rate. Questi cambiamenti graduali permetteranno di adeguare le modalità di pagamento alle esigenze economiche di un numero sempre maggiore di contribuenti.

Il decreto individua anche particolari eventi che possono far scattare una situazione di difficoltà obiettiva, permettendo ai contribuenti di accedere a piani di rateizzazione più vantaggiosi. Tra questi, si considerano fattori come calamità naturali, crisi aziendali o altri eventi eccezionali che impattano significativamente sulla capacità di pagamento del contribuente.

Le nuove disposizioni avranno un impatto significativo sulle persone fisiche e sulle ditte individuali, offrendo loro maggiore flessibilità e tempi più lunghi per adempiere ai propri obblighi fiscali. Questo è particolarmente importante in un contesto economico in cui molte famiglie e piccoli imprenditori si trovano in difficoltà finanziarie.

I nuovi parametri di valutazione per l’accesso ai piani di rateizzazione tengono conto della situazione economica reale dei contribuenti, utilizzando indicatori come l’ISEE per le persone fisiche e l’indice di liquidità per le imprese. Questo approccio mira a garantire che le agevolazioni siano concesse a chi ne ha realmente bisogno.

Rispetto alle normative precedenti, il DL Riscossione rappresenta un passo avanti significativo, introducendo maggiore flessibilità e tempi di pagamento più lunghi. Questo cambiamento è destinato a rendere più gestibili gli oneri fiscali per un numero maggiore di contribuenti, riducendo il rischio di insolvenze e contribuendo alla stabilità economica.

Benefici per i Contribuenti

I benefici per i contribuenti sono evidenti: tempi di pagamento più lunghi, maggiore flessibilità nei piani di rateizzazione e criteri di accesso semplificati per importi inferiori a 120.000 euro. Queste misure sono progettate per offrire un supporto concreto a chi si trova in difficoltà economiche, facilitando il rispetto degli obblighi fiscali.

Nonostante i numerosi vantaggi, potrebbero emergere alcune criticità. Ad esempio, l’allungamento dei tempi di pagamento potrebbe portare a un incremento degli interessi dovuti. Inoltre, la necessità di documentare dettagliatamente le difficoltà economiche per accedere ai piani di rateizzazione più estesi potrebbe rappresentare un ostacolo per alcuni contribuenti.

Il DL Riscossione rappresenta una riforma significativa del sistema di rateizzazione delle cartelle esattoriali in Italia. Le nuove disposizioni, che entreranno in vigore dal 2025, offrono maggiore flessibilità e tempi di pagamento più lunghi, rispondendo alle esigenze di cittadini e imprese in difficoltà economiche.

Per ulteriori chiarimenti e una consulenza personalizzata sulla nuova rateizzazione delle cartelle esattoriali e le novità introdotte dal Decreto Riscossione, non esitare a contattarci: i nostri esperti sono a tua disposizione per aiutarti a comprendere al meglio le nuove disposizioni e per fornirti supporto nella gestione dei tuoi obblighi fiscali.

 

FAQs

  1. Quali sono le principali novità del DL Riscossione? Le principali novità includono l’introduzione di piani di pagamento più lunghi e flessibili, accessibili a partire dal 2025.
  2. Come posso accedere alla rateizzazione semplificata? I contribuenti con debiti inferiori a 120.000 euro possono accedere alla rateizzazione semplificata senza necessità di documentare dettagliatamente le proprie difficoltà economiche.
  3. Quali documenti sono necessari per la rateizzazione estesa? Per la rateizzazione estesa, è necessaria una documentazione che dimostri le difficoltà economiche, come l’ISEE per le persone fisiche e l’indice di liquidità per le imprese.
  4. Quali sono i nuovi piani di pagamento introdotti dal 2025? Dal 2025 sarà possibile optare per un piano di pagamento di 84 rate mensili, che aumenterà a 96 rate dal 2027 e a 108 rate dal 2029.
  5. Quali sono i benefici principali delle nuove disposizioni? I principali benefici includono tempi di pagamento più lunghi, maggiore flessibilità nei piani di rateizzazione e criteri di accesso semplificati per importi inferiori a 120.000 euro.

La Corte di Cassazione ha recentemente stabilito che un locatore privato può optare per l’applicazione della cedolare secca anche per i contratti di locazione di immobili abitativi stipulati con imprese o lavoratori autonomi, a condizione che l’immobile mantenga la destinazione d’uso abitativo. Questa decisione rappresenta una svolta significativa rispetto all’interpretazione tradizionale dell’Agenzia delle Entrate e ha importanti implicazioni per il mercato delle locazioni immobiliari in Italia.

Il Quadro Normativo della Cedolare Secca

La cedolare secca è un regime fiscale alternativo alla tassazione ordinaria dei redditi da locazione, regolamentato dall’art. 3 del D.Lgs n. 23/2011. Tale regime consente ai locatori di tassare i canoni di locazione con un’aliquota fissa, sostituendo l’IRPEF e le relative addizionali, nonché le imposte di registro e di bollo sui contratti di locazione.

Il testo normativo specifica che la cedolare secca si applica ai canoni derivanti dalla locazione di immobili ad uso abitativo e delle relative pertinenze locate congiuntamente. Tuttavia, esclude esplicitamente le locazioni effettuate “nell’esercizio di un’attività d’impresa, o di arti e professioni”.

La Posizione dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate, nella Circolare 26/E del 2011, ha interpretato questa esclusione in modo restrittivo, sostenendo che la cedolare secca non possa essere applicata se il conduttore è un’impresa o un professionista, indipendentemente dall’uso abitativo dell’immobile. Questa posizione è stata ribadita nella Risoluzione 50/E del 2019, creando un’interpretazione che limitava significativamente le possibilità di applicazione della cedolare secca.

La Giurisprudenza di Merito
L’interpretazione restrittiva dell’Agenzia delle Entrate è stata contestata in diverse sentenze. Alcune Commissioni Tributarie hanno sostenuto che la qualificazione del conduttore non fosse rilevante per l’applicazione della cedolare secca, purché l’uso dell’immobile fosse abitativo. Tra le pronunce favorevoli alla non rilevanza della qualifica del conduttore vi sono:

– CTP Reggio Emilia (4 novembre 2014, n. 470/3/14): Ha ritenuto applicabile la cedolare secca anche per la locazione a un’impresa che concede l’uso dell’immobile ai propri dipendenti.

– CTP Milano (17 aprile 2015, n. 3529/25/15): Ha stabilito che la norma richiede solo che il locatore sia una persona fisica e non prevede restrizioni relative al conduttore.

– CTR Lazio (12 aprile 2022, n. 1723/10/22): Ha chiarito che l’esclusione dell’applicazione della cedolare secca riguarda il locatore e non il conduttore.

Tuttavia, altre sentenze hanno sostenuto l’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate, tra cui:

– CTR Toscana (21 aprile 2022, n. 590/6/22): Ha escluso la cedolare secca per contratti stipulati con imprese che utilizzano l’immobile per i propri dipendenti.

– CGT II Lazio (8 marzo 2023, n. 1223/14/23): Ha confermato l’esclusione della cedolare secca per qualsiasi locazione effettuata nell’esercizio di un’attività di impresa o professionale.

Nel corso degli anni, la giurisprudenza ha offerto interpretazioni contrastanti sulla questione. Alcune sentenze, come quelle della CTP di Reggio Emilia (n. 470/3/14) e della CTR Lazio (n. 1723/10/22), hanno sostenuto che la qualifica del conduttore fosse irrilevante per l’applicazione della cedolare secca, concentrandosi esclusivamente sulla figura del locatore e sull’uso abitativo dell’immobile.

Altre decisioni, invece, come quella della CTR Toscana (n. 590/6/22) e della CGT II Lazio (n. 1223/14/23), hanno confermato l’interpretazione restrittiva dell’Agenzia delle Entrate, escludendo l’applicazione della cedolare secca in caso di conduttori che agiscono nell’esercizio di un’attività d’impresa o professionale.

La Sentenza della Corte di Cassazione

Con la sentenza del 7 maggio 2024, n. 12395, la Corte di Cassazione ha chiarito definitivamente la questione, stabilendo che l’esclusione dalla cedolare secca deve essere riferita unicamente al locatore e non al conduttore. I giudici hanno affermato che la norma mira a facilitare il reperimento di immobili ad uso abitativo, un’esigenza che può sorgere anche nell’ambito delle attività imprenditoriali o professionali.

La Corte ha così accolto il ricorso di un locatore privato contro l’Agenzia delle Entrate, che aveva contestato l’opzione per la cedolare secca su un contratto di locazione stipulato con una società per l’alloggio dei propri dipendenti. La sentenza ribadisce che, finché l’uso dell’immobile resta abitativo, la condizione soggettiva del conduttore è irrilevante.

Applicazione Pratica

Per i contratti di locazione in essere, la cedolare secca può essere applicata per le annualità successive, esercitando l’opzione entro il termine previsto per il versamento dell’imposta di registro annuale. Per i nuovi contratti, l’opzione può essere inserita nel contratto stesso o comunicata al conduttore tramite raccomandata A/R.

Tuttavia, l’applicativo RLI dell’Agenzia delle Entrate non consente attualmente di applicare la cedolare secca in questi casi. Pertanto, è auspicabile un intervento dell’Agenzia per aggiornare il software e allineare la pratica amministrativa alla recente giurisprudenza.

Le Implicazioni della Sentenza

Questa sentenza apre nuove opportunità per i locatori privati, che ora possono applicare la cedolare secca anche nei contratti di locazione con imprese o lavoratori autonomi, a patto che l’immobile sia destinato ad uso abitativo. Tuttavia, rimane necessaria un’azione da parte dell’Agenzia delle Entrate per aggiornare il software di gestione RLI e allineare la prassi amministrativa alla nuova interpretazione giurisprudenziale.

La decisione della Corte di Cassazione rappresenta una svolta significativa nel panorama delle locazioni immobiliari, ampliando l’applicabilità della cedolare secca e potenzialmente incentivando una maggiore offerta di immobili ad uso abitativo. Questo cambiamento richiede un adeguamento delle procedure da parte dell’Agenzia delle Entrate per garantire una corretta e agevole applicazione del regime fiscale semplificato.

In un contesto normativo in continua evoluzione, è fondamentale avere al proprio fianco professionisti competenti che possano offrire assistenza qualificata e risposte chiare a quesiti complessi.

Per chiunque necessiti di chiarimenti o desideri assistenza personalizzata riguardo all’applicazione della cedolare secca per immobili locati ad imprese, così come per altre tematiche fiscali e contabili, lo Studio Pallino è a disposizione con la sua esperienza e professionalità. Il nostro team di esperti è pronto a supportarvi, offrendo consulenze su misura per soddisfare ogni esigenza specifica e garantire la massima conformità e ottimizzazione fiscale.

Il recente Decreto Legislativo di revisione di Irpef e Ires ha introdotto una nuova e interessante opportunità per le imprese: l’affrancamento, con pagamento rateale, delle riserve in sospensione d’imposta.
Era dalla L. 311/2004, art. 1 commi 473-478, che non si presentava una simile opportunità, che dovrebbe interessare indistintamente tutti i saldi di rivalutazione, riserve e fondi in sospensione d’imposta (non è richiamata alcuna disciplina specifica) esistenti nel bilancio dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2023, che residuano al termine dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2024.

Questa misura, che riprende e amplia quanto già previsto dalla Legge 311/2004, offre notevoli vantaggi ai contribuenti, semplificando la gestione contabile e permettendo di regolarizzare la propria posizione fiscale in modo dilazionato e conveniente!

Cosa prevede la norma
La norma riguarda le imprese che, al 31 dicembre 2023 o al 31 dicembre 2024, presentano nel proprio bilancio saldi attivi di rivalutazione non affrancati e riserve in sospensione d’imposta. L’affrancamento avviene mediante il pagamento di un’imposta sostitutiva del 10% calcolata sull’importo netto delle riserve come risultante dal bilancio.

L’Agenzia delle Entrate, recependo il consolidato indirizzo della Corte di Cassazione (a partire dall’ordinanza 18 aprile 2018 n. 9509) ha convenuto che l’imposta sostitutiva sull’affrancamento della riserva debba essere calcolata sull’importo netto della stessa, come risultante dal bilancio (circ. 1° marzo 2022 n. 6, Parte I,§ 4.7).

Tale imposta può essere versata in quattro rate annuali di pari importo, a partire dalla scadenza del termine di versamento a saldo delle imposte relative all’esercizio in corso al 31 dicembre 2024.

Vantaggi per i contribuenti
Il pagamento rateizzato senza interessi consente alle imprese di dilazionare il versamento dell’imposta sostitutiva senza sostenere interessi e dovrà essere effettuato “obbligatoriamente” in quattro rate di pari importo, scadenti entro il termine previsto per il versamento a saldo delle imposte sui redditi dell’esercizio con riferimento al quale è effettuato l’affrancamento e dei tre successivi (ma presumibilmente, come in passato in una situazione analoga è stato affermato dalla circ. 13 febbraio 2006 n. 6 § 6.3, il pagamento potrà essere anticipato).

La dilazione potrebbe essere un incentivo determinante per i contribuenti ai fini della scelta dell’affrancamento, considerando che nella maggior parte dei casi l’opportunità di eliminare il regime di sospensione con il pagamento di un imposta sostitutiva del 10% si era già presentata. L’affrancamento elimina, inoltre, le riserve in sospensione d’imposta dal bilancio, semplificando la gestione contabile e la redazione della dichiarazione dei redditi.

L’aliquota agevolata del 10% può risultare conveniente rispetto all’imposizione ordinaria che sarebbe applicata in caso di distribuzione delle riserve.

Come funziona l’affrancamento
L’affrancamento si perfeziona con la presentazione della dichiarazione dei redditi relativa all’esercizio in corso al 31 dicembre 2024, che deve contenere i dati e gli elementi necessari per la determinazione dell’imposta sostitutiva.

Il pagamento delle rate dell’imposta sostitutiva deve avvenire entro le scadenze ordinarie previste per il versamento delle imposte sui redditi. Le disposizioni attuative relative all’affrancamento saranno definite con un decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della norma.

L’introduzione dell’affrancamento delle riserve in sospensione d’imposta rappresenta un’importante novità per le imprese, offrendo loro la possibilità di regolarizzare la propria posizione fiscale in modo agevolato e dilazionato nel tempo.

È importante sottolineare che la norma è ancora in fase di definizione e potrebbe subire modifiche nel corso dell’iter di approvazione.
Per una consulenza e assistenza personalizzata sulla convenienza dell’affrancamento per la propria specifica situazione, lo Studio Pallino Commercialisti mette a disposizione la propria competenza ed esperienza professionale.

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