Dopo un’attenta analisi della Circolare n. 20/2024 dell’Agenzia delle Dogane e dell’articolo 27, comma 2, del DLgs n. 141/2024, emergono alcune importanti considerazioni:
L’imposta sul valore aggiunto (IVA) è stata esplicitamente inclusa tra i diritti di confine. Questo aggiornamento, chiarito ulteriormente all’articolo 28, comma 2, del DLgs n. 141/2024, specifica che, anche per l’IVA applicata alle operazioni di importazione, valgono le norme unionali in materia di individuazione del debitore e di estinzione dell’obbligazione doganale.
In buona sostanza il Legislatore ha trasformato la natura dell’IVA all’importazione, qualificandola non più come “tributo interno”, ma come “diritto di confine”.
Questa modifica comporta rilevanti implicazioni per il rappresentante doganale indiretto, ossia l’intermediario che opera in nome proprio ma per conto dell’importatore, con il compito di presentare dichiarazioni doganali e rappresentare il cliente presso le autorità doganali.
In passato, quando l’IVA all’importazione era considerata un “tributo interno”, il rappresentante doganale indiretto era responsabile unicamente per l’obbligazione doganale, non anche per l’IVA. Essendo privo del diritto alla detrazione dell’IVA, riservato esclusivamente al proprietario delle merci, il rappresentante doganale non poteva essere considerato corresponsabile in solido con l’importatore per il pagamento dell’imposta non versata. Pertanto, la solidarietà passiva non trovava applicazione nell’accertamento e nella riscossione dell’IVA.
Con la nuova qualificazione dell’IVA all’importazione come “diritto di confine”, i soggetti obbligati al pagamento dei relativi diritti includeranno non solo i dichiaranti, ma anche i rappresentanti doganali che operano in regime di rappresentanza indiretta.
La Circolare chiarisce inoltre che l’IVA non assume la natura di diritto di confine nei seguenti casi:
- Immissione in libera pratica di merci senza il pagamento dell’IVA, quando le merci sono destinate alla successiva immissione in consumo in un altro Stato membro dell’Unione Europea (regime 42).
- Immissione in libera pratica di merci senza il pagamento dell’IVA, con successivo vincolo delle merci a un regime di deposito diverso dal deposito doganale, come nel caso delle merci introdotte in un deposito IVA (regime 45).
In conclusione, l’IVA sarà considerata un diritto di confine esclusivamente nei casi di irregolare introduzione in consumo in Italia, quando non venga dimostrata l’immissione in consumo in un altro Stato membro, non risultino prove dell’uscita dal territorio italiano, o le merci non siano correttamente registrate nella contabilità di un deposito IVA.