La Decontribuzione Sud rappresenta una delle misure più significative a supporto dell’occupazione nelle regioni meridionali d’Italia. Grazie alla Legge di Bilancio, questa agevolazione ha subito alcune modifiche, con un progressivo calo dell’esonero contributivo dal 30% al 15% entro il 2029. L’obiettivo è incentivare l’occupazione stabile, garantendo alle aziende uno sgravio sui contributi previdenziali per i contratti a tempo indeterminato.

L’agevolazione è strutturata in una progressiva riduzione della percentuale di esonero sui contributi previdenziali. Per l’anno 2025, le aziende potranno beneficiare di un’esenzione del 25%, con un massimo di 145 euro mensili per ciascun lavoratore assunto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2024. Dal 2026, l’aliquota scenderà al 20%, con un massimo di 125 euro al mese per ogni dipendente assunto entro la fine del 2025. Questa percentuale sarà mantenuta anche nel 2027, mentre nel 2028 il massimo sarà di 100 euro mensili. Infine, nel 2029, il beneficio si ridurrà al 15%, con un tetto di 75 euro al mese per ogni nuovo contratto siglato entro il 31 dicembre 2028.

Questo schema graduale riflette la volontà del legislatore di mantenere attivo l’incentivo nel medio termine, riducendolo progressivamente per consentire un adattamento graduale delle imprese. L’iniziativa mira ad aumentare il numero di assunzioni stabili nel Sud Italia, dove storicamente la disoccupazione è più elevata rispetto al resto del paese.

Non tutte le aziende possono accedere alla Decontribuzione Sud. In particolare, l’incentivo non si applica ai contratti di apprendistato, agli enti pubblici economici e a una serie di istituzioni che hanno subito trasformazioni giuridiche. Tra queste, troviamo gli istituti autonomi case popolari trasformati in enti pubblici economici, gli enti privatizzati con capitale interamente pubblico e le ex istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza che non soddisfano i requisiti per la trasformazione in aziende di servizi alla persona.

Altri soggetti esclusi comprendono le aziende speciali costituite in consorzio, i consorzi di bonifica e industriali, gli enti morali e gli enti ecclesiastici. Questa serie di limitazioni punta a circoscrivere il beneficio a realtà aziendali private con un impatto diretto sull’occupazione stabile.

 

Per le imprese con meno di 250 dipendenti, l’esonero viene concesso nel rispetto del regime “de minimis” previsto dal Regolamento UE 2023/2831. Questo significa che l’agevolazione non può superare un determinato ammontare complessivo di aiuti pubblici ricevuti dall’azienda in un triennio.

Le aziende con oltre 250 dipendenti, invece, sono soggette a una regolamentazione più stringente: la decontribuzione è vincolata all’autorizzazione della Commissione europea. In attesa della decisione dell’UE, l’agevolazione resta sospesa e viene concessa solo se il datore di lavoro dimostra un incremento nel numero di contratti a tempo indeterminato rispetto all’anno precedente, entro il 31 dicembre.

La Decontribuzione Sud si conferma un importante strumento di incentivazione per il mercato del lavoro nel Mezzogiorno, sebbene con una progressiva riduzione dei benefici nel corso degli anni. Le aziende che intendono sfruttare questa opportunità devono prestare attenzione alle condizioni richieste, specialmente in relazione alla dimensione aziendale e alla tipologia di contratti stipulati.

Per ulteriori approfondimenti e per una consulenza personalizzata lo Studio Pallino Commercialisti è a vostra disposizione.

 

FAQ

 

  1. Chi può beneficiare della Decontribuzione Sud?
    Le aziende private con sede nel Sud Italia che assumono lavoratori a tempo indeterminato, rispettando le condizioni previste dalla legge.
  1. Quali sono le aliquote di riduzione contributiva previste nei prossimi anni?
    Dal 2025 al 2029, l’esonero contributivo scenderà progressivamente dal 25% al 15%.
  2. Ci sono limiti per le aziende di grandi dimensioni?
    Sì, per le aziende con oltre 250 dipendenti, l’agevolazione è subordinata all’autorizzazione della Commissione europea.
  3. Il beneficio si applica ai contratti di apprendistato?
    No, la decontribuzione non è applicabile ai contratti di apprendistato e ad alcune categorie specifiche di enti pubblici ed ecclesiastici.
  4. Cosa succede se un’azienda supera il limite previsto dal regime “de minimis”?
    In questo caso, l’azienda potrebbe non ricevere l’agevolazione o dover restituire gli importi percepiti in eccesso.
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