Il 4 settembre 2025 il Consiglio dei ministri ha approvato un pacchetto di riforme che riguarda il mondo delle libere professioni. Si tratta di un intervento di ampio respiro che coinvolge 14 categorie professionali, con un’attenzione particolare ad avvocati e professionisti sanitari. Rimane invece sospeso, almeno per ora, il riordino delle regole che interessano i commercialisti, rinviato dopo una lunga discussione in sede pre-consiliare.

Il pacchetto rappresenta il primo intervento organico dopo oltre un decennio, visto che l’ultima legge quadro di riferimento risale al Dpr 137/2012.

Sono 1,6 milioni i professionisti coinvolti dal provvedimento, un comparto rilevante non solo dal punto di vista occupazionale ma anche per la funzione sociale svolta. Le nuove regole toccano in particolare architetti, consulenti del lavoro, geometri, periti, attuari e ingegneri, con un’attenzione specifica alle varie specializzazioni tecniche che contraddistinguono queste professioni. Restano invece escluse, almeno in questa fase, figure come notai, chimici, fisici e biologi, oltre a medici e avvocati che sono oggetto di interventi dedicati.

Il disegno di legge delega non introduce nuove competenze o riserve professionali, ma punta a perimetrare le attività già previste dalle norme vigenti, chiarendo le aree di sovrapposizione che si sono sviluppate nel tempo tra diverse categorie. L’intento è dunque quello di dare maggiore ordine al sistema, evitando conflitti interpretativi e incertezze nell’esercizio della professione.

Il testo approvato contiene oltre venti principi fondamentali. Tra i più rilevanti vi è la promozione della parità di genere nella governance degli Ordini e dei Consigli nazionali, anche attraverso l’introduzione di elezioni online. Altri punti centrali riguardano l’equo compenso, la riforma della formazione continua e la revisione delle modalità di svolgimento dell’esame di Stato.

In particolare, il principio dell’equo compenso viene esteso a tutti i rapporti con i clienti, non solo a quelli con soggetti considerati “forti” come banche e assicurazioni. Per rendere effettiva la norma, il decreto prevede la definizione di parametri di riferimento anche per quelle professioni che ne sono ancora prive.

La formazione continua viene rafforzata con l’obbligo di destinare una parte dei crediti annuali allo studio delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, un segnale della volontà di aggiornare le competenze dei professionisti in linea con le trasformazioni del mercato. Inoltre, viene previsto il riconoscimento ufficiale delle specializzazioni interne e delle certificazioni di competenze, con particolare riferimento a professioni come quella degli ingegneri che già prevedono percorsi volontari di certificazione.

Un ulteriore punto di rilievo riguarda la possibilità di estendere a tutti i professionisti le tutele legate al rinvio delle scadenze tributarie e contributive in caso di gravi malattie, infortuni o maternità, riconoscendo così la necessità di maggiore protezione sociale anche in un settore tradizionalmente caratterizzato da elevata autonomia.

Parallelamente alla riforma generale, sono state approvate norme specifiche per avvocati e professioni sanitarie. Per i medici, in particolare, è stato reso definitivo lo scudo penale nei casi di colpa grave, un provvedimento che da tempo era oggetto di dibattito all’interno della categoria e che mira a offrire maggiori certezze nell’esercizio della professione sanitaria.

Per quanto riguarda gli avvocati, la riforma punta a rivedere diversi aspetti dell’organizzazione e dell’accesso alla professione, in linea con la necessità di aggiornare regole ferme ormai da molti anni.

Tutti i provvedimenti approvati si presentano come disegni di legge delega, che delineano cornici generali e principi guida, rimandando poi a successivi decreti delegati la definizione operativa. Dopo il passaggio parlamentare, il Governo avrà 24 mesi di tempo per esercitare la delega.

error: